I Carciofi Cù Tappu D’Ovu

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La festa del papà si celebra il 19 marzo in occasione di San Giuseppe che, vista la sua discendenza, è il più celebre dei padri. Poiché però, ogni papà merita di essere festeggiato degnamente , oltre alla storia e le tradizioni del Santo troverete un carrellata di pietanze per festeggiare al meglio questa ricorrenza e la ricetta di un piatto tipico della tradizione siciliana: i carciofi c’ù tappo d’uovo. (M.Za)

L’origine della festa di San Giuseppe ha radici  molto antiche, che vanno ricercate  nella tradizione pagana. Il 19 Marzo, infatti,  è la vigilia dell’equinozio di primavera, quando si svolgevano i baccanali,  rituali  dionisiaci molto “licenziosi”  volti alla propiziazione della fertilità. Poiché la festa di San Giuseppe coincide con l’inizio della primavera, la festa religiosa nel tempo si è  intersecata con il mito della rinascita divenendo un’occasione per manifestare la devozione al santo e per celebrare, al contempo, un momento cruciale nel ciclo della produzione agricola.  A prova del legame esistente con questo tipo di culti si ritrovano nella tradizione dei falò ancora diffusi in molte regioni dei residui dei precedenti rituali per propiziare i raccolti.    Non in tutto il mondo, tuttavia,  la festa di San Giuseppe coincide con  festa del papà, infatti nei Paesi anglosassoni la festa del papà viene celebrata la terza domenica di Giugno e non ha valenza  religiosa. Anche in America la festa del papà all’inizio del Novecento come una festa prevalentemente laica. In Italia, invece, come in molti altri Paesi la festa ha una dimensione  assolutamente cattolica, poiché è legata al culto molto sentito del Santo. In Sicilia dove  le festività rappresentano  un inno all’abbondanza, per non dire all’eccesso, di cibo  per riscattare simbolicamente una vita di stenti vissuta sino a pochi decenni fa,  la festa di San Giuseppe  è molto sentita  soprattutto nelle classi meno abbienti che durante queste occasioni “offrono” buona parte delle loro sostanze per ottenere un riscatto ultraterreno.

La festa di San Giuseppe, come molte altre feste,  in Sicilia, è anche un’ occasione importante per consolidare  l’unità del gruppo familiare poiché tutte le donne della famiglia si riuniscono per la  preparazione del pane,  fulcro di questa festa.

San Giuseppe, infatti, oltre ad essere celebrato come padre putativo di Gesù,  è anche  il patrono dei falegnami e degli artigiani, ed il protettore dei poveri. Da ciò l’usanza presente in alcune regioni del Sud di imbandire le cosiddette “tavole di San Giuseppe”  per sfamare i poveri

Pertanto in Sicilia, terra dedita all’agricoltura,  in questa ricorrenza la  lavorazione del pane assurge al rango di  testimonianza di fede e anche del potere femminile che rigenera  il mondo. La sveglia è prevista  all’alba per accendere il forno in anticipo in modo da riscaldare tutta la casa  per favorire la lievitazione del pane. L’impasto è maneggiato con garbo e delicatezza quasi fosse neonato. Tutte le donne contribuiscono con la forza delle loro braccia ad impastare in maniera veloce e ritmata il pane sul quale faranno una croce e reciteranno una preghiera in onore di San Giuseppe. Dopo la lievitazione all’impasto vengono date forme diverse floreali oppure legate ai simboli  legati al Santo : barba, bastone, attrezzi di lavoro o, ancora, alla Sacra Famiglia.Una volta plasmato il pane viene spennellato con tuorlo d’uovo e ricoperto con semi di papavero. Una volta cotte nel forno a legna, forme di pane vengono posto come elemento decorativo sugli altari o per imbandire le cosiddette “tavole di San Giuseppe”.

Anticamente, infatti, soprattutto nei paesi dell’entroterra dediti all’agricoltura, le famiglie benestanti accoglievano nelle loro dimore alcuni poveri del paese per servirli e sfamarli con cibi abbondanti che per loro costituivano una vera e propria benedizione. Al giorno d’oggi  presso  alcune famiglie si continuano ad allestire  queste tavole costituite da  ripiani degradanti verso l’alto, ricoperti di stoffa bianca, sui quali vengono esposti i  caratteristici “pani di San Giuseppe” e altre pietanze che serviranno a sfamare gli ospiti la mattina del giorno di festa. Le tavole vengono benedette e aperte ai visitatori la sera della vigilia, i visitatori possono complimentarsi con i padroni di casa per la “coreografia” dell’ allestimento delle tavole ma per assaggiare dovranno aspettare l’indomani mattina.

A Palermo per San Giuseppe in tutte le case si mangia la famosa “pasta con le sarde e il finocchietto selvatico ”  accompagnata da un buon vino che servirà a gustare  i forse meno noti (ma non per  questo meno buoni) carciofi in tegame con il tappo, meglio conosciuti come carciofi “cù tappo d’uovo”.

Per i lettori di Scelte di Gusto amanti della tradizione, riportiamo, di seguito la ricetta semplice e gustosa di questo piatto “povero” ma davvero ricco di sapore.

“CARCIOFI  CU’ TAPPO D’UOVO”

Ingredienti per 6 persone

6 carciofi

4 uova

Pangrattato (circa due cucchiai a carciofo)

Un mazzetto di prezzemolo tritato finemente

50 grammi di uvetta passolina

50 grammi di pinoli

8 cucchiai di caciocavallo grattugiato (in alternativa si può usare anche il parmigiano)

Sale e pepe q.b.

Il succo di un limone

Olio di semi d’ arachidi per friggere

1 lt di passata di pomodoro

Olio extravergine d’oliva q.b.

Procedimento

Pulite i carciofi, tagliate le punte con le spine e togliete le foglie dure. Batteteli su un piano rigido in modo da allargare le foglie. Con l’aiuto di un coltello eliminate “la barba” interna e tagliate i gambi. Metteteli in acqua e limone per evitare che anneriscano. Intanto sbattete  tre uova e amalgamarle con il pangrattato, il prezzemolo tritato, il caciocavallo (o parmigiano) grattugiato, i pinoli e l’uva passa, un pizzico di sale e pepe. Imbottite i carciofi in modo che il ripieno penetri fino al fondo del carciofo e in superficie risulti ben  compatto. A questo punto sbattete l’altro uovo, scaldate l’ olio di semi in una padella, passare i carciofi nell’uovo battuto in modo da “tapparli” e friggete per sigillare la farcia.

Fateli  rosolare anche dalle parti laterali e metterli a scolare su carta assorbente. Intanto in un tegame riscaldate  la salsa di pomodoro, aggiustate di sale e pepe e un paio di cucchiaini di zucchero(o bicarbonato) per togliere acidita’. Quando comincia a prendere bollore adagiatevi  i carciofi, in modo che stiano in piedi, col tappo rivolto verso l’alto, cuocere col coperchio per circa 15- 20 minuti. Quindi spegnete il fuoco, condite  con un giro d’olio d’oliva e lasciateli insaporire ancora nel tegame a fuoco spento. Serviteli tiepidi accompagnati da qualche cucchiaio di salsa di pomodoro.

Manuela Zanni

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