Gualtiero Marchesi: il Re scivola su una buccia di cetriolo?

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Adagio, Vivace e Minuetto. A tempo di musica il papà della cucina italiana incanta una buona fetta di voraci consumatori introducendo spinaci e melanzane al posto dei cetrioli in due tonde Mc-pagnottelle. E c’è anche il dessert. Attentato alle papille italiche o appropriazione indebita di identità gastronomica? Oppure ancora delirio dei deliri, visione o Fata Morgana? (M.Ma.)

 

Il giorno e la notte. Oppure il diavolo e l’acquasanta, l’oro e il piombo, il ghiaccio e il fuoco, Cristianesimo ed esoterismo. Oppure, ancora meglio, visto che ogni tanto tutti ci facciamo qualche bicchiere di vino, Biondi Santi-vino sfuso di taverna, con tutti i dovuti rispetti per quest’ultimo. Tutti ossimori, figurati e non, che incarnano la perfetta antitesi reciproca, il perfetto posizionamento agli estremi antipodici. Perdoni, chi legge, la cacofonia: che però vien da sé, specie se a questi (im-)perfetti binomi aggiungiamo l’ultimo in ordine di apparizione: Marchesi-McDonald’s. Esatto, proprio così. Gualtiero Marchesi (foto sotto). Lui. Il papà di tutti gli chef d’Italia. Colui il quale inventò nel 1981 il piatto da noblesse oblige, “Riso con oro e zafferano” (foto a destra), in cui quella lamina quadrata splendente apportava fascino e aristocrazia a quell’amalgama giallo su sfondo di ceramica bianco con bordo nero.

Da McDonald’s chi scrive non ha mai messo piede e pertanto la notizia che sta sulla bocca di tutti fa una certa impressione. Il nuovo matrimonio tra il massimo ed il minimo del buon gusto, tra la top class e il cibo per tutti, oltre a sembrare di chiaro e palese stampo “convenientistico”, non va proprio giù a tanti. Lo chef degli chef (anzi, cuoco – è così che Marchesi ama farsi chiamare) ha sposato Mcdonald’s optando per la comunione dei beni. E sì, perché di McDonald’s il buon Gualtiero eredita presumibilmente oneri e soltanto oneri. Se di tornaconto si parla, però, forse la sola a trarne beneficio è la catena americana che in questo modo si fa trucco e parrucco per il proscenio italiano.

Questa è la cronaca. I panozzi neo coniati si chiamano come i movimenti della musica: Vivace (bacon, spinaci saltati, cipolla marinata, hamburger bovino, maionese) e Adagio (pane con mandorle a pezzetti, mousse di melanzane, pomodori, melanzane in agrodolce, hamburger bovino, ricotta salata). Prezzo: 4,70 €. Ma non è finita: c’è anche il dolcino Minuetto (panettoncino con salsa di caffè, crema di mascarpone, canditi, mandorle). Prezzo: 2,50 €. «Per noi è un sogno che si avvera – commenta Roberto Masi, a.d. di McDonald’s Italia – per l’esperienza che Marchesi porta con sé e soprattutto per lo spirito innovatore e l’attenzione alla qualità». Non ci si sogna neanche di mettere in dubbio la gioia di Masi: con Marchesi, infatti, è logico fare bingo. Perché, si sa, il gioco dei nomi dei panozzi, “Adagio” e “Vivace”, si rifà allo slogan che “Slow e Fast non sono mai andati così d’accordo”. Peccato per quell’avverbio di modo “così” di troppo. Proviamo a toglierlo e, come per magia, tutto cambia: “Slow e Fast non sono mai andati d’accordo” (foto sotto). Visto? Altra musica, sì.

 Sai già cosa ti aspetta: hamburger che sa di carne, unto con patatine fritte, grassi idrogenati con salse colorate e calorie come se piovesse. Il rancio sarà servito non su un piatto di ceramica filigranata in oro, ma su un vassoio di plastica da un ragazzo con cappellino e visiera: questo è. Si sa – perché questa è l’idea del Fast – che si mangerà – anzi si fagociterà – quel panozzo alla velocità dei neutrini del reattore nucleare del Cern di Ginevra, magari anche abbandonando il vassoio e portando via il sacchetto in un’auto che odorerà di Mac per giorni e settimane. Poco t’importa della tendenza dolce degli spinaci, della tendenza amarognola della melanzana e degli eventuali benefici vitaminici che verdura ed ortaggi apporterebbero al nostro organismo: chi si nutre da Mac sa a cosa va incontro. E questo vuole.

 

Ma è mai possibile che uno dei massimi esponenti della ristorazione italiana possa aver avuto una così grave caduta di stile per conferire dignità – qualora mai potrà averne – ad un sistema di cucina che proprio nulla ha a che dividere con la tradizione italiana, con lo stile e con la dieta mediterranea? E poi: quanti giovani – e anche meno giovani – clienti di McDonald’s sapranno chi sia questo Gualtiero Marchesi? Pochi o poco più che pochi. Quando una persona entra in uno di questi negozi tutto cerca fuorché qualità.

 

Marchesi, con i suoi panozzi AVA, ad Alto Valore Aggiunto, ha probabilmente voluto avallare una grandissima operazione strategica di marketing per tentare di riposizionare l’arcinota multinazionale americana oggi vituperata, biasimata e resa bersaglio a rotta di collo da dietologi e scienziati della nutrizione, in una collocazione che non le compete.

Per contro, poco credibile appare la notizia della provocazione lanciata dal grande cuoco dove dice «d’aver fatto una “rivoluzione” (sic) aprendo le porte del regno degli hamburger alle melanzane e agli spinaci». Ma quella che Marchesi chiama “rivoluzione” gli italiani la traducono in “consulenza sicuramente pagata profumatamente” perché – e questo gli italiani lo sanno – Marchesi è il Re Mida dei fornelli e qualsiasi cosa tocca diventa oro, proprio come quel famoso riso di trent’anni fa. Si legge sul sito ufficiale dello Chef in home page: «la cucina è di per sè scienza, sta al cuoco farla divenire arte». Ci si chiede però cos’abbiano di scientifico e di artistico i panozzi di McDonald’s. In questa vicenda più che altro pare si sia persa di vista la connotazione culturale del cibo a vantaggio di un becero consumismo.

A conti fatti forse un danno di immagine per l’ormai anziano chef, sacra Costituzione della gastronomia italiana, totem della cucina nazionale, icona osannata di massaie e appassionati provetti e gourmet: valeva la pena, infatti, di adombrare un dubbio su una illustre carriera costellata di riconoscimenti per qualche euro in più, quando sapeva già a priori che la vita dei due panozzi sarebbe stata di appena tre settimane? E durante le altre 49 settimane dell’anno McDonald’s propinerà nuovamente junk-food? Qual è stata, dunque, la finalità di Marchesi, se di certo tre settimane non sono neanche sufficienti ad iniziare una conversione che sposti le masse fameliche dallo junk-food alla sana nutrizione? La storia di Marchesi è già stata scritta e gli va riconosciuto di aver inseminato col suo sapere una moltitudine di discepoli che hanno mietuto fior di successi internazionali. Ma oggi, per una buona parte dei cultori della buona cucina, probabilmente il divino chef fa già parte del passato. Punto. Si va a capo. Davvero un peccato aver assistito allo scivolone di un mito sulla buccia di un indigesto cetriolo. Però un piccolo tarlo si muove e rode: e se alla fine avesse ragione lui? Ai posteri l’ardua sentenza e ai critici blasonati le giuste critiche o le ovazioni.

 

Ah, dimenticavo però una piccola annotazione personale, con buona pace di tutti. Da piccolo e modesto sommelier quale sono vorrei rivolgerLe simpaticamente un’ultima ilare battuta che spero accoglierà con un sorriso. Da alcune ricerche mi è arrivata all’orecchio la notizia che pare che lei abbia un’avversione ripugnante verso il vino, a cui pare sia persino intollerante: ecco, la prego, Gualtiero, non benedica nessun brik di cartone da 1 o da 5 litri, per piacere.

 

Marcello Malta

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