Al “Cioccoshow” di Bologna un tuffo tra le delizie degli”Dei”

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Pensate ad uno stand pieno di fontane di cioccolato, praline ripiene, barrette di tutte le forme e colori, tartufi e Sacher Torte. Adesso moltiplicate il tutto per una settantina di stand come quello appena descritto, e capite la difficoltà di descrivere a parole il Cioccoshow, rassegna del cioccolato artigianale che si è chiusa domenica scorsa a Bologna.(V.Le.)

Insomma, resistere al celebre “leggero languorino” è stata impresa quantomai ardua, da cuori forti, una battaglia persa in partenza. Anche perchè, diciamoci la verità, aveva mica torto George Bernard Shaw, che proprio in battaglia diceva di preferire della cioccolata al posto delle cartucce.

I numeri di questa settima edizione, in termini di partecipazione di pubblico, sono stati più che buoni, circa 290 mila le presenze durante la quattro giorni di eventi in calendario. A far da complice il clima in perfetto sweet november, aria fredda e un timido sole, risultando così piacevole passeggiare riscaldandosi all’occorrenza (già che ci siamo) con una cioccolata calda. Sicuramente più d’uno, mettendo da parte i sensi di colpa, ha accompagnato il tutto con un assaggino qua e là facendo previdente scorta, per un totale di 380 quintali di cioccolato degustati e venduti in tutto! A questi si aggiungono i 300 chili della barretta da guinness (di nome e di fatto) realizzata per l’occasione dai due maestri cioccolatieri Giuseppe Sartoni e Mirco Della Vecchia.

La “barretta”, chiamiamola così, è entrata di diritto nel Guinness dei Primati come la più lunga del mondo, con i suoi 15 metri di lunghezza. Lodevole e per nulla scontata l’iniziativa di devolvere in beneficenza i ricavi ottenuti dalla vendita dei pezzetti della tavoletta da record, l’incasso (circa duemila euro) andrà in favore delle popolazioni colpite dall’alluvione in Liguria.

Insomma grande partecipazione per una manifestazione in crescendo via via negli anni, immune alla crisi del settimo anno. Anche perchè, di crisi, nel settore dolciario, non si può che parlare in maniera figurativa, ce lo dicono i fatti, ma ce lo confermano soprattutto i numeri: nel 2010 il comparto “cioccolato e prodotti a base di cacao” ha fatto segnare un +4% rispetto all’anno precedente e un +2,3% alla voce consumi.

La chiave di lettura di questi dati va ricercata nell’ottima salute che godono qualitativamente le imprese artigiane del settore, e in questo la manifestazione bolognese si differenzia dall’Eurochocolate di Perugia, proprio perchè alla grande distribuzione preferisce mettere in mostra l’arte delle botteghe artigiane. Il risultato premia sicuramente questa scelta, con una settantina di espositori provenienti un po’ da tutta Italia che si “spalmano” uniformemente creando una atmosfera che attira bambini, ma anche adulti. Se pensiamo poi che i primi consumatori di cioccolato risultano essere le donne adulte (poi i bambini, e a distanza gli uomini) con un 56% dominante, abbiamo un quadro esatto di un settore in salute, trasversale, genuino e orgogliosamente made in Italy, che sa guardare fuori dall’oblò dato che il prossimo anno (come ci confidano gli organizzatori) si parla di un coinvolgimento di aziende del Venezuela.

La cronaca della giornata passata per le vie di Bologna ha invece in un’immagine e in un incontro il suo risvolto più inaspettato: tra tanto ben assortito packaging commerciale fatto di colori luccicanti e forme lavorate ad’arte, si intravede un sacco di iuta, pieno fino all’orlo di fave di cacao. Capiamo quindi di essere arrivati, metaforicamente o forse no, all’essenza della manifestazione: ecco il cioccolato, prima di diventare cioccolato. “Queste fave – spiega Stefano dello stand Mirco della Vecchia – si possono mangiare benissimo così, hanno degli effetti benefici per le sinapsi della mente, problemi cardiocircolatori, gastrointestinali, sono ricchissime di potassio e di vitamine.” Insomma, un fenomeno che la natura non ha più ripetuto, per usare le parole d’amore di Alexander Humbold.

Per realizzare la cioccolata invece, ci spiega come prima vadano “tostate e  poi macinate, aggiungendo la percentuale di zucchero desiderata per fare un fondente classico, da lì viene temperato e sformato, e si fanno le tavolette di cioccolato”. Una volta realizzata la tavoletta, la si può tagliare e immergere nell’acqua calda, facendo così della cioccolata calda fatta in casa. O, ancora, in antichità Stefano ci rivela come “prima si faceva il pestaggio a freddo, venivano prese le fave e si schiacciavano, le pestavano e poi le mettevano sull’acqua calda, giravano, e il risultato era la classica Bevanda degli Dei”. Verrebbe da dire, lezioni di cioccolato.

 

Vincenzo Leone

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