L’olio “taroccato” in Cina danneggia il “made in Italy”. L’allarme di Coldiretti

0
1469

Olio di oliva “taroccato” in Cina. L’allarme lo ha lanciato Coldiretti che ha sollevato parecchie perplessità sull’origine delle olive utilizzate per produrre l’olio italiano poi esportato nel grande gigante asiatico. Il rischio, se non saranno svolte indagini scrupolose, è quello di danneggiare fortemente il mercato italiano dell’olio di oliva extravergine. (A. Fi.)

“Bisogna evitare che – sottolinea la Coldiretti – soprattutto in Paesi emergenti importanti come la Cina, si radichi un falso made in Italy identificato da marchi italiani, ma con poca o nulla materia prima nazionale, come purtroppo sta già avvenendo. Anche grazie al progetto della Coldiretti per una filiera agricola tutta italiana, ci sono tutte le condizioni per rifornire con olio extravergine italiano al 100 per cento l’intero mercato cinese le cui importazioni dall’Italia sono state pari ad appena 7 milioni di chili nel 2011, in crescita del 10 per cento”.

 

L’Italia è il principale importatore mondiale di olio di oliva per un totale di 470 mila tonnellate all’anno che vengono spesso miscelate alla produzione nazionale e alimentano i consumi nazionali di 700mila tonnellate e le esportazioni di circa 250mila tonnellate all’anno. La produzione nazionale si concentra in Puglia (35%), Calabria (33 per cento), Sicilia (8%), Campania (6%), Abruzzo (4%), Lazio (4%), Toscana (3%) e Umbria (2%). Sono 42 gli oli italiani a denominazione di origine riconosciuti dall’Unione Europea.

Nel nostro paese, stando alle ultime stime di Coldiretti, si producono in media 500mila tonnellate di olio di oliva che per il 60 per cento è venduto come extravergine per un totale di circa 300mila tonnellate. Di queste, quasi un terzo per un totale di 100mila tonnellate sono destinate all’autoconsumo e alle vendite dirette che hanno avuto un nuovo impulso grazie al progetto della Coldiretti per una filiera agricola italiana che ha portato alla nascita di punti vendita, botteghe e mercati degli agricoltori di campagna amica, che con la certificazione da enti terzi garantiscono la qualità e l’origine nazionale degli oli in vendita.

Secondo l’associazione dei coltivatori diretti “è necessaria, quindi, una reale svolta da parte delle autorità pubbliche italiane nel sostenere all’estero con la promozione il vero made in Italy, dal campo alla tavola. Una necessità per evitare la delocalizzazione produttiva che prima colpisce la produzione agricola e poi quella industriale, con effetti negativi sul piano economico ed occupazionale per il Paese”.

Antonio Fiasconaro

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui