Il colore arancio della salute. Le clementine della provincia di Taranto alla conquista dei mercati europei

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Nell’arcobaleno dei colori della Puglia, l’arancio ricopre un ruolo primario e non per i tramonti di settembre ma per gli agrumi protagonisti dei paesaggi tarantini. Gli ulivi e i vigneti cedono il ruolo di primo attore alle clementine che lì dove il sole va a dormire ne conservano il saluto, ultimo raggio sull’acqua del mare da dietro una cima “silana” verso la sponda opposta, dove la terra pugliese generosa lo accoglie. (Gi. G.)

Da qui gli agrumi, sapientemente coltivati, inondano con il loro lieve profumo le campagne tra Taranto, Palagiano, Massafra, Ginosa, Castellaneta, Palagianello e Statte, e le colorano con i loro frutti da ottobre a marzo e approdano sui banchi dei mercati e degli ipermercati, non solo nazionali, regalando al consumatore l’odore e il sapore di Puglia. Sotto la lieve buccia pulsa il cuore della regione, il succo intenso inonda le papille gustative e scopre il lavoro degli agricoltori, le loro origini, e racconta di una terra che abbraccia il mare.

Non tutti conoscono questo frutto, storia e tradizione di Puglia, molti gustandolo ignorano la provenienza di quei sapori, rimandandoli ad altre regioni e nazioni. Il clima caldo, soleggiato e poco umido del territorio che si affaccia sul golfo di Taranto fa sì che ci siano le condizioni ideali per la coltivazione di agrumi. Tra tutti, la varietà delle cosiddette “clementine” trova qui eccellenti caratteristiche qualitative, quanto a colore, sapore e serbevolezza.

Se pur antica di almeno tre secoli, è negli ultimissimi anni che la coltivazione delle clementine è divenuta significativa anche dal punto di vista economico. L’ultimo dato diffuso dal ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali attribuisce alla provincia di Taranto il 5% della produzione nazionale in termini di quantità, elemento questo che rischia di diventare un problema per i produttori, i quali iniziano ad avere problemi nello smaltire l’intera produzione.

Così, alcune aziende, stanno iniziando ad esportare le clementine fuori dall’Italia: Germania, Austria, Svizzera, Inghilterra e Paesi scandinavi hanno dimostrato nel 2010 un interesse enorme che ha portato ricchezza ma anche livelli qualitativi maggiori. Infatti, i mercati del Nord-Europa impongono standard elevati che solo attraverso un’attenta gestione della coltura e grazie all’elevata professionalità dei produttori si possono conseguire.

La qualità del prodotto, l’unicità del territorio, la differenziazione produttiva, le tecniche introdotte sono gli elementi  che permettono di offrire un prodotto affascinante che ora apre a nuove prospettive di sviluppo. Infatti, quest’estate (per la prima volta) due gruppi di imprenditori Olandesi hanno visitato le campagne tarantine affascinati dalle condizioni particolari di questa regione. Chissà che proprio la via degli agrumi (frutti per antonomasia legati alla salute e al benessere) non riscatti in parte Taranto da decenni di inquinamento dell’Ilva?

 

 

Giancarlo Greco


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