La terza edizione del FrankenBierFest andrà in scena nei giorni 7, 8 e 9 aprile. Un evento durante il quale verrà ricreato un angolo di Franconia, splendida regione della Germania, nell’esclusiva cornice della Limonaia di Villa Torlonia a Roma.
Il Festival sarà l’occasione per approfondire la forte tradizione birraria della regione tedesca con la più alta concentrazione di birrifici al mondo, che ha nella città di Bamberga il suo cuore pulsante. La maggior parte dei produttori della Franconia vanta una tradizione secolare e le birre sono contraddistinte da assoluta qualità e unicità, talvolta prodotte in quantità limitata, legata quasi esclusivamente al territorio circostante e al consumo locale.
Al FrankenBierFest sarà possibile degustare alcune di queste rarissime eccellenze, prodotti fortemente caratterizzati che rispecchiano un territorio che in gran parte è rimasto inalterato, fedele alle sue origini e alla sua storia: Kellerbier, Rauchbier, Bock e alcune proposte innovative da parte dei nuovi sperimentatori della scena brassicola francone. La selezione sarà curata da Manuele Colonna, esperto conoscitore della Franconia e tutte le birre arriveranno direttamente dalla loro terra d’origine.
Nella Limonaia verranno collocati numerosi banchi, il cui allestimento sarà a cura di Tecnofrigo Service, dove sarà possibile degustare rarità ed eccellenze, molte servite direttamente dalle tradizionali botticelle a caduta. Proprio l’apertura di una di esse decreterà l’inizio del festival in grande stile.
L’organizzazione è a cura di Publigiovane Eventi.
La comunicazione interna e gli strumenti che verranno messi a disposizione – la guida contenente la mappa della Limonaia, con i percorsi interni e le descrizioni di tutte le birre e i birrifici presenti, e il bicchiere tradizionale o il boccale tipico della Franconia in ceramica – permetteranno di affrontare un viaggio ‘consapevole’ attraverso il mondo birrario francone.
Oltre ai birrai, saranno presenti alcune autorità della Franconia, esperti degustatori di fama internazionale e sarà allestita una mostra fotografica sull’argomento, curata da Michael James, beer traveller di fama mondiale. Inoltre sarà presentato il libro “Birra in Franconia”, edito da Publigiovane e scritto da Manuele Colonna. Un viaggio attraverso le esperienze, gli ambienti, i tour, gli aneddoti, tutti rigorosamente di stampo birrario, vissuti dall’autore nei suoi continui e lunghi viaggi in terra francone.
Particolare attenzione sarà data anche al food, a cura della Limonaia, che presenterà un’offerta in stile tradizionale francone.
FrankenBier Fest: la Franconia brassicola a Villa Torlonia, a Roma
Sol&Agrifood, il salone che spiega ai buyer esteri i prodotti tipici italiani
Sol&Agrifood 2017, il Salone internazionale dell’agroalimentare di qualità di Veronafiere, in programma dal 9 al 12 aprile in concomitanza con Vinitaly, è un modello di rassegna interattiva grazie all’opportunità che offre di sperimentare i prodotti degli espositori con cooking show, educational e degustazioni.
Le merceologie maggiormente rappresentate sono l’olio extravergine di oliva, la pasta e i prodotti da forno, le birre artigianali, i formaggi, la cioccolata, le conserve e i condimenti, i salumi, ma sono disponibili molte altre produzioni alimentari e ortofrutticole. Ultima arrivata, la pizza.
Area Pizza. Da alimento semplice, unico al mondo e apprezzato in ogni angolo del pianeta la pizza ha attirato nel tempo la curiosità degli chef diventando una delizia gourmet. Proprio a quest’ultima evoluzione del piatto tricolore per eccellenza è dedicata la nuova area sia espositiva sia laboratorio di Sol&Agrifood, in cui chef e pizzaioli si sfideranno a suon di impasti speciali e condimenti innovativi.
Biodiversità e territori. Altra novità di quest’anno è il nuovo spazio dedicato alla biodiversità delle produzioni territoriali che va a integrare l’area dedicata ai salumi del 2016. Un modo per valorizzare in chiave business una peculiarità dell’agroalimentare italiano unica al mondo, sempre più apprezzata dai mercati esteri che si aggiunge agli spazi ormai consolidati dedicati a formaggi, olio extravergine di oliva e birre artigianali.
Il progetto prevede la realizzazione di un’area tematica interattiva chiamata Salumi, Biodiversità e Territori, per valorizzare le tipicità con degustazioni guidate e workshop in inglese per i buyer esteri. Un progetto che risponde alle esigenze delle aziende medio-piccole, espositrici di Sol&Agrifood, di entrare sempre più in contatto con operatori specializzati esteri, oltre che con operatori italiani dell’horeca e della distribuzione organizzata. La richiesta è indicata da oltre il 40% dagli espositori tra le motivazioni che spingono alla partecipazione alla fiera.
L’area Salumi, Biodiversità e Territori è gestita in collaborazione con l’Accademia delle 5T, l’associazione nata per valorizzare in ambito alimentare proprio i valori del territorio, della tradizione, della tipicità, della trasparenza e della tracciabilità.
Operatori esteri. Nell’edizione 2016 Sol&Agrifood ha visto la presenza di 56.000 operatori professionali, dei quali 14.000 provenienti da 82 Paesi. Quest’anno alle delegazioni di buyer invitati in fiera attraversole attività di incoming di Veronafiere e ICE si aggiunge un’iniziativa mirata su Taiwan con 15 operatori tra importatori e chef invitati a seguire le sessioni della EVOO Academy dedicata ai visitatori internazionali sull’utilizzo dell’olio extravergine di oliva. Modello di fiera capace di dare grande visibilità verso i mercati esteri, Sol&Agrifood si sviluppa su una superficie di circa 8.000 metri quadrati lordi.
Il b2b organizzato da Veronafiere. Per la prima volta vengono organizzati incontri b2b con la modalità Taste&Buy tra le aziende espositrici e i buyer selezionati attraverso le attività di incoming. I Paesi di provenienza dei buyer coinvolti sono: Usa, Danimarca, Germania, Giappone, Austria, Singapore, Regno Unito e Francia. Gli incontri si svolgono nella Sala Polifunzionale di Sol&Agrifood.
Per l’olio extravergine di oliva, viene proposto anche quest’anno il Gdo Buyers’ Club, uno spazio dove le aziende espositrici possono avere incontri b2b con le diverse insegne della grande distribuzione organizzata.
Gli oli vincitori di Sol d’Oro. Tra le attività promozionali a favore degli oli extravergine di oliva vincitori di medaglia nelle due edizioni di Sol d’Oro – Emisfero Nord ed Emisfero Sud – c’è la loro presentazione con degustazione libera presso l’Oil bar. Gli oli insigniti della Gran Menzione vengono invece utilizzati nelle finali della Jam Cup della Federazione italiana cuochi e nei cooking show della EVOO Academy.
Cooking show. Tre le iniziative per promuovere il corretto utilizzo dell’olio extravergine di oliva. Si inizia con le attività pratiche della EVOO Academy, rivolte a professionisti già competenti sull’olio extravergine di oliva; ingredienti gli oli che hanno ottenuto la Gran Menzione al concorso internazionale Sol d’Oro e i prodotti alimentari degli espositori di Sol&Agrifood.
Per imparare a cucinare correttamente con l’olio extravergine di oliva, Sol&Agrifood in collaborazione con Aipo (Associazione Interregionale produttori Olivicoli di Verona) propone Oliocibando, veri e propri corsi di formazione per cuochi del canale horeca.
Infine, la cucina diventa spettacolo con Giorgio “Giorgione”, testimonial di Sol&Agrifood, uno dei pochi personaggi televisivi davvero attento all’uso dell’olio extravergine di oliva, uno di quelli, per intendersi, che nei suoi piatti non si limita a “condire con un filo d’olio”.
Gare, premi, workshop, degustazioni. Gli oli extravergine di oliva con Gran Menzione del Concorso Sol d’Oro sono protagonisti, assieme ai giovani della Fic – Federazione Italiana Cuochi, delle finali della Jam Cup, il trofei Junior Assistant Master della Fic, al secondo anno di vita. La giuria è composta dai cuochi Master, impegnati anche nelle cucine del Ristorante Goloso, il ristorante gourmeat della manifestazione che assieme a Speedy Goloso per finger food e spuntini permette di gustare al meglio i prodotti esposti.
In sala Mantegna, sono in programma, sempre dedicate all’olio extravergine di oliva, una serie di degustazioni guidate di oli extravergine di oliva nazionali ed esteri.
Confermati infine l’ottava edizione del Premio Golosario, in collaborazione con i critici Paolo Massobrio e Marco Gatti per premiare le eccellenze emergenti dell’agroalimentare presenti in fiera.
Gelato World Tour. A Bologna si sfidano i migliori gelatieri d’ Italia
Sarà la Giornata Europea del Gelato Artigianale, ogni anno il 24 marzo, a designare gli otto gelatieri italiani che a Rimini, nel prossimo settembre, parteciperanno alla finale mondiale di Gelato World Tour.
Il campus della Carpigiani Gelato University ad Anzola Emilia, la più importante scuola internazionale di gelateria scelta da 7.000 studenti ogni anno, diventerà il teatro della più grande sfida di gelateria mai organizzata per numero di partecipanti complessivi.
Arriveranno infatti alla Carpigiani University i gelatieri selezionati dopo un viaggio lungo 16 mesi, da nord a sud, con 59 tappe in 18 regioni, 1300 gelatieri coinvolti e 120 finalisti. Gli otto che si aggiudicheranno il pass per la finale di Rimini, in programma dall’8 al 10 settembre sul lungomare della Riviera, potranno ambire al titolo di World’s Best Gelato.
Sarà una grande sfida fra concorrenti dal Piemonte (6), Lombardia (12), Trentino Alto Adige (1), Friuli Venezia Giulia (3), Veneto (5), Liguria (3), Emilia-Romagna (9), Toscana (12), Umbria (2), Lazio (12), Abruzzo (4), Basilicata (1), Campania (6), Marche (4), Puglia (9), Sicilia (21), Calabria (9), Sardegna (2).
A Rimini, la città dove ogni anno a gennaio si svolge SIGEP, il salone più importante al mondo per la filiera del gelato artigianale con visitatori da 170 Paesi, gli otto italiani selezionati si troveranno di fronte i 32 ‘avversari’ provenienti da Asia, Africa, Europa e America, selezionati a loro volta nelle undici tappe internazionali in quattro continenti.
“La data scelta per la Finale Italiana non è casuale perché vogliamo celebrare la Giornata europea del gelato artigianale insieme ai migliori gelatieri d’Italia e i rappresentanti delle maggiori testate giornalistiche d’Italia. Abbiamo passato 16 mesi in tour per l’Italia alla ricerca di quelle storie che fanno grande l’arte della gelateria nel nostro Paese e a cui vogliamo dedicare la giusta visibilità” – commenta Achille Sassoli, direttore di Gelato World Tour – “La Finale non è strutturata come un festival aperto al pubblico, ma si tratterà di un vero e proprio incontro tra professionisti in cui vogliamo che emerga la passione per il proprio lavoro, la cura nella scelta degli ingredienti e la creatività nell’elaborazione della ricetta. Tutte le qualità che puntiamo a valorizzare nel nostro impegno di diffondere la cultura del gelato artigianale italiano nel mondo”.
“Gelato World Tour è un’avventura straordinaria – dice Patrizia Cecchi, Italian Exhibitions Director di IEG, la società fieristica nata dall’integrazione tra Rimini Fiera e Fiera di Vicenza organizzatrice di SIGEP – e il Salone riminese ha affiancato i partner offrendo un potente impulso lungo questo percorso. Abbiamo portato nel mondo un’icona del made in Italy, abbiamo favorito lo scambio di saperi, l’incontro fra grandi maestri e ora riportiamo in Italia questo tesoro di relazioni che arricchiranno ulteriormente l’autorevole Osservatorio SIGEP sulle tendenze e sulle prospettive del mercato. A settembre, sulla Riviera di Rimini, ci sarà il grande show finale di un progetto vincente, potente volano per tutta la filiera e che si svolge proprio in Emilia-Romagna, nel cuore del distretto mondiale della gelateria”.
“Ritrovare oltre 100 gelatieri italiani, riuniti nel segno del gelato artigianale proprio in occasione della Giornata Europea ad esso dedicata –e che celebriamo con orgoglio anche per aver contribuito alla sua istituzione a Bruxelles- è un segno importante, un invito a continuare il nostro percorso per la valorizzazione del gelato artigianale, che così bene racconta un’eccellenza italiana in tutto il mondo.” Commenta Gianfranco Tonti, direttore di IFI Spa.
I numeri di Gelato World Tour dal 2013 ad oggi:
11 tappe internazionali in 4 continenti: Roma, Valencia, Melbourne, Dubai, Austin, Berlino, Rimini (Gran Finale 1^ edizione), Singapore, Tokyo, Chicago e Shenzhen;
Italian Challenge con 59 tappe tra il 2015 e il 2017;
German Challenge con più di 60 gelatieri tedeschi coinvolti a Sigep 2017;
1.500 gelatieri partecipanti alle selezioni;
60.000 kg di gelato prodotto;
1.000.000 coppette e coni serviti;
8.000 uscite stampa italiane e internazionali;
Puglia in Rosè, un Vinitaly 2017 a stelle e strisce per i rosati pugliesi
A Verona una piccola enoteca per promuovere rosati, bianchi e bollicine e testimonial d’eccezione Jeff Porter.
A New York una selezione di rosati pugliesi per i ristoranti di Joe Bastianich .I rosati come occasione per promuovere le produzioni eccellenti ottenute dai vitigni storici pugliesi, che riscuotono sempre più apprezzamento all’estero. Con una formula appositamente studiata, infatti, al prossimo Vinitaly di Verona l’associazione Puglia in Rosé, che raggruppa 52 produttori, allestirà nel PADIGLIONE N. 3 – storico regno delle bollicine del Prosecco – una piccola enoteca dove raccontare a operatori e buyer stranieri i sempre più richiesti bianchi, le bollicine e i rosati che tanto si stanno affermando ormai in tutto il mondo.
Protagonisti, naturalmente, i rosati di Puglia e le “50 sfumature di rosa”, o meglio “50 Shades of Pink“, progetto nato e pensato in collaborazione con Wine Enthusiast: un riconoscimento al successo crescente dei rosati sul mercato statunitense, suggellato peraltro dalla presenza al Vinitaly di un testimonial di grande profilo, Jeff Porter, beverage director dei ristoranti di Joe Bastianich in Usa.
E proprio Porter, protagonista del primo seminario tecnico mai dedicato alle produzioni pink negli Usa (organizzato durante l’Italian Wine Week di New York), anticipa la sua presenza al Vinitaly 2017 con la notizia dell’approvvigionamento di una selezione di rosati pugliesi che saranno testati nei ristoranti di Bastianich di New York: la conferma dell’apprezzamento per le produzioni rosate, che potrebbe portare a breve alla chiusura di un accordo commerciale con i produttori pugliesi. “Credo davvero – dichiara Porter – che il vino rosato abbia un ruolo importante sul mercato americano. Il consumatore ama la sua freschezza, il suo gusto fruttato, la sua struttura e l’abilità di abbinarsi a diverse tradizioni culinarie. La diversità dei rosati italiani, e in particolar modo di quelli pugliesi, è una caratteristica unica che credo consacrerà definitivamente il successo di questi vini sul mercato americano”.
Porter, durante il Vinitaly, guiderà due degustazioni masterclass dedicate ai vini rosati di Puglia – in programma domenica 9 aprile all’interno dell’International Buyers’ Lounge – insieme a Giuseppe Baldassarre, componente della commissione didattica nazionale dell’Associazione Italiana Sommelier e referente della delegazione Murgia dell’A.I.S. Puglia, grande conoscitore dei vini rosati e autore del libro “Una terra vestita di rosa, viaggio alla scoperta dei rosati di Puglia”. “La storia dei rosati di Puglia è lunga – commenta Baldassarre – anche se non molto conosciuta; quello che spesso può sfuggire è che la strada della modernità, ai vini di Puglia, l’hanno aperta i rosati e non i rossi.
La Puglia potrebbe essere insomma visitata solo girando da un rosato all’altro. La presenza sul mercato del rosato pugliese non è però ancora incisiva come meriterebbe, e così forte da esprimersi in tutto il suo potenziale successo in questo momento storico estremamente favorevole per i rosati a livello mondiale. Occorre dunque restituire ai rosati pugliesi il ruolo di protagonisti, recuperando la loro forte valenza identitaria”.
“Quelle del Vinitaly saranno le più grandi degustazioni sui vini rosati di Puglia mai realizzate – spiega Lucia Nettis, presidente di Puglia in Rosé – in continuità con quelle già fatte a New York, ma soprattutto orientate ad una platea straordinaria, con un taglio decisamente commerciale, perché oltre ad un’azione di educazione e sensibilizzazione sul vino rosato occorre focalizzare le energie sull’aspetto della distribuzione e della vendita. Avremo quindi una platea straordinaria di master of wine: master sommelier, buyer, giornalisti da tutto il mondo, guidati da chi decide le carte vini nei ristoranti più rinomati al mondo”.
La Puglia dei rosati, dunque, si appresta a partecipare al prossimo Vinitaly con ottimi auspici e un programma articolato, in cui sono previsti anche incontri B2B con operatori stranieri provenienti da Svezia, Finlandia, Germania
San Giuseppe: accanto a Zeppole e Sfince arriva la Corona di Alex Mangano.
San Giuseppe, che coincide anche con la festa del Papà non per mera coincidenza ma proprio perchè in questa giornata si celebra il nome del primo papà più importante per i cattolici – appunto Giuseppe discendente di Re Davide – è anche la festa dei dolci, specie nel meridione d’Italia, in cui si consumano le famose zeppole e, in Sicilia, le “sfince“. Ogni bar, dal più piccolo al più grande, oggi è inondato di gente che compra le sfince. Ed ogni bar ne espone a centinaia.
Ma, in questo clima di grande tradizione, c’è anche chi “azzarda” un brioso guizzo di innovazione, ed in mezzo ad un coro a due voci che non dice altro che ” zeppole” e “sfince”, si leva una voce solista che dice “Corona di san Giuseppe“: la voce è quella dello chef Alex Mangano, e la corona di San Giuseppe è la sua particolare creazione pasticciera in occasione di queste celebratissima e dolcissima giornata. Un dolce che lo chef ha preparato per qualcuno, sul cui nome impera il top secret, e la cui ricetta rimarrà segreta fino a che la persona a cui è dedicato non lo avrà mangiato ed apprezzato.
Noi intanto ce lo guardiamo e cerchiamo di capire di cosa si tratti, con la promessa da parte dello chef, di conoscerne la ricetta quanto prima.
“Si tratta di un dolce la cui base é composta da un morbido Pan di Spagna profumato agli agrumi con una bagna al Marsala ed una crema siciliana di ricotta e pistacchi , tempestato da piccole “Sfince di San Giuseppe” e sormontato da una corona di cioccolato fondente tempestata di rubini di ciliegie candite e fili di arance caramellate” – spiega Alex Mangano .
Sicuramente, sia dal nome che dall’effetto visivo, questo dolce sembrerebbe dedicato ad una Regina, o ad una Principessa: una regnante quindi, magari in visita a Palermo? O semplicemente alla Principessa nella vita di qualcuno? O alla Regina della casa di qualcun altro? Non si sa: per queste notizie dovremo attendere, e magari sperare anche di trovare questo dolce imponente ben presto anche nelle pasticcerie della città.
Alessandra Verzera
Luigi Arcoleo: “Prendo una pausa e mi godo la famiglia, ma ho in mente un progetto”
Non conoscevo Luigi Arcoleo fino a che non l’ho visto spopolare sui social media per via di un piatto splendido a vedersi che però ha attratto sia le lodi che gli scetticismi. Un po’ come in certa politica, innovatori e conservatori non hanno mancato di far sentire la propria opinione da fronti opposti rispetto ad un tipo di cucina che sicuramente sorprende ma che non entusiasma proprio tutti. Così decido di contattarlo : ecco cosa mi ha raccontato di sè Arcoleo.
Luigi Arcoleo, da dove inizia il suo percorso gastronomico?
Il mio percorso gastronomico inizia nei primi anni novanta come stagista all’hotel Kafara, dove ho avuto la fortuna di incontrare gente preparata e disposta ad insegnarmi i trucchi del mestiere. Negli ultimi 10 anni invece ho guidato la cucina del ristorante Le Antiche Mura a Palermo perfezionando la conoscenza del pesce e le tecniche di preparazione ad esso connesse prestando molta attenzione ai gusti di una clientela esigente in termini di freschezza.
Il piatto dei suoi esordi che le è più caro?
Sicuramente il risotto con crema di carciofi e gambero rosso siciliano.Mi ricordo che dopo averlo assaggiato capii che con ingredienti nostri e facilmente reperibili si potevano creare piatti strepitosi.
Il piatto che ama di più quando si siede a tavola con la sua famiglia?
La cotoletta di vitello! Chiaramente non alla milanese perché qui in Sicilia non usiamo il burro, ma l’olio.Ciò che la rende appetitosa è la marinatura nell’uovo con aggiunta di aglio.La prima volta che mia moglie me la fece assaggiare rimasi colpito e da allora quella fu la “mia” cotoletta.Senza offesa per i milanesi.
E quello che invece ordina quando va al ristorante, è classico o di avantgarde?
Quelle poche volte che vado al ristorante ordino una semplicissimo spaghetto alle vongole. Quindi vado sul classico, ma mi aspetto un bel condimento emulsionato, e invece puntualmente mi ritrovo a mangiare uno spaghetto aglio,olio e peperoncino con aggiunta di vongole.
Una scelta molto “ottica”, visuale, che racconta un certo modo di intendere la cucina: i suoi piatti sono più belli, più buoni o un perfetto equilibrio di entrambe le caratteristiche?
Ho iniziato questo mestiere facendo una cucina classica e ancora oggi la propongo, ma negli ultimi anni mi sono avvicinato ad uno stile più moderno in cui faccio uso di ingredienti innovativi, e ciò mi fa scoprire sempre più sapori intensi e meno pesanti. Se a questo poi aggiungo un po’ di fantasia per impiattare allora escono fuori bei piatti, ed anche buoni.
Come nasce la passione verso piatti che sembrano più da incorniciare che da mangiare?
Questa passione nasce dal fatto che ciò che un cliente trova sul piatto deve essere necessariamente commestibile.Sostituire tutte le decorazioni che un tempo si usavano, e che la gente non consumava, con vari abbinamenti come salsine,spugne,crumble, ecc…
Tecnica? Chimica? Quale è l’aspetto predominante di diverse sue preparazioni?
Sicuramente la tecnica. La chimica ti può aiutare fino ad un certo punto. Non amo quel genere di cucina in cui si stravolge completamente la naturalezza degli ingredienti .Amo più che altro giocare con le consistenze preservando i loro sapori e odori.
Non tutti, specie nell’ambiente delle cucine professionali, apprezzano questo tipo di food design: come mai secondo lei?
Molti chef sono legati alla tradizione e quindi non hanno neanche la voglia di sperimentare nuovi metodi di lavoro.Molte volte il cliente vuol pagare per saziarsi e non per provare qualcosa di nuovo,rischiando però di non soddisfare l’appetito.
Un suo progetto per il futuro?
Adesso mi sono concesso una pausa per godermi un po’ la mia famiglia, ma l’idea che ho in testa è quella di aprire un gourmet siciliano di alto livello.
Alessandra Verzera
NB: Le foto presenti in questo articolo sono esclusiva proprietà e cortesia di Luigi Arcoleo. Ogni uso improprio non autorizzato è pertanto severamente proibito.
Glifosato, Pascale: «Decisione affrettata, si vuole il rinnovo dell’autorizzazione a tutti i costi»
Il presidente di Slow Food Italia commenta la scelta dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) di non classificare come cancerogeno il diffuso erbicida
«Francamente avremmo preferito che gli esperti prendessero più tempo per valutare ogni aspetto della questione, anche alla luce dei numerosi pareri scientifici contrastanti. Il sospetto, infatti, è che il comitato per la valutazione dei rischi si sia espresso ora per affrettare il rinnovo dell’autorizzazione all’uso del glifosato».
Gaetano Pascale, presidente di Slow Food Italia, commenta così la decisione degli esperti dell’ECHA, l’Agenzia europea per le sostanze chimiche, che stamani ha dichiarato di non considerare il glifosato una sostanza cancerogena.
Il comitato per la valutazione dei rischi ha concluso che le prove scientifiche disponibili non soddisfano i criteri per classificare il glifosato come cancerogeno, mutageno o tossico per la riproduzione.
«Tuttavia – sottolinea Pascale – questo non equivale ad affermare che il prodotto sia innocuo per la salute umana e per l’ambiente. Sono anzi gli stessi esperti a confermare altri profili di tossicità della sostanza, cosa che dovrebbe consigliare di attenersi al principio di precauzione».
Il verdetto dell’ECHA arriva comunque con largo anticipo rispetto alla scadenza di fine 2017, stabilita dalla Commissione europea lo scorso giugno, in occasione dell’estensione provvisoria dell’autorizzazione all’uso del glifosato. Anche l’attuale parere, inoltre, continua a basarsi su studi non pubblicati ed effettuati da aziende del settore.
Il testimone passa ora alla Commissione europea, che dovrà organizzare il voto con gli Stati membri per decidere sul rinnovo dell’autorizzazione del glifosato.
Quando la passione diventa competizione, Fabio Potenzano medaglia d’oro al Battle for the Dragon 2017
Fabio Potenzano palermitano, Chef, componente della Nazionale Italiana Cuochi un compartimento della Federazione Italiana Cuochi, di cui è emanazione ufficiale, aumenta il suo medagliere e porta a casa una vittoria prestigiosissima: medaglia d’oro al Battle for the Dragon 2017 disputatosi in Galles.
La squadra pentastellata composta dal nostro Fabio e da Pierluca Ardito, Lorenzo Alessio, Debora Fantini, Felice La Forgia e Giuseppe Palmisano ha conquistato il primo posto battendo i padroni di casa e la squadra austriaca, in una competizione molto articolata. Tre portate per 95 commensali in sole 5 ore di tempo.
Fabio, lei non è nuovo a questa testata giornalistica. Di lei abbiamo raccontato in altre occasioni ma questa volta intervistarla ci inorgoglisce non solo da esperti del settore ma da Palermitani. Ci racconti come inizia la sua esperienza con la Nazionale Cuochi. Da quanti anni ne fa parte e cosa prova nel rappresentare il tricolore della sua categoria all’estero.
La mia esperienza in Nazionale inizia a Febbraio del 2014 dopo una dura prova pratica che ne consente l’accesso.
Era un obiettivo che mi ero prefissato quello di entare a far parte del team azzurro e dopo aver maturato la giusta esperienza nel campo delle competizioni e dopo tanti allenamenti ce l’ho fatta!
Indossare la maglia azzurra è un impegno non indifferente, tantissimi gli impegni, tante le responsabilità ma anche tantissime soddisfazioni. Crescere e condividere delle bellissime emozioni con un gruppo di colleghi ma anche amici è forse l’aspetto più mi entusiasma. Fare “gruppo” per una squdra è davvero la chiave di successo per il raggiungimento degli obiettivi e che porta alla vittoria.
Andando alla competizione appena conclusasi in Galles che vi ha visto trionfare con un magnifico oro, ci racconti in cosa consisteva la gara.
La Battle for the Dragon è una competizione che vede impegnate diverse nazionali che, di anno in anno, vengono rigorosamente selezionate dall’organizzazione. La gara consisteva nel realizzare un menù composto da tre portate per 95 persone in 5 ore e mezzo, partendo dalla materia prima unicamente pulita e non lavorata.
Tre portate, 95 commensali, 5 ore di tempo come siete riusciti a dovere convincere la giuria che eravate i migliori.
I nostri avversari ero molto preparati ma il risultato è stato chiaro.
Abbiamo realizzato: un antipasto a base di pesce come elemento principale. Un cilindro di salmone cotto in una membrana al passion fruit abbinata ad una crema al sesamo nero ed accompagnata da una terrina di carote di Polignano con tartara di capesante e dressing agli agrumi.
La portata principale a base di carne, aveva come obbligo di utilizzo l’agnello ( siamo in Galles..). Abbiamo realizzato una lombatina di agnello cotta a bassa temperatura e completata con cereali soffiati e mandorle affumicate, una terrina di guance di maialino brasate alla birra, spuma di topinambur, flan al parmigiano e ortaggi all’olio extra vergine d’oliva.
Il dessert invece, era composto da diversi elementi, consistenze e temperature. Un gioco tra frutti rossi, spezie e cioccolato.
Ganache montata con cuore ai frutti rossi con doppia glassatura, gelatina al lampone, lime e pepe Timut, terra al cioccolato bianco, meringa al lampone e fava tonka, molleaux al ciccolato con salsa al mascarpone e caffè e gelato ai mirtilli e yogurt. Un mix vincente visto il risultato!
A livello internazionale i menù per le competizioni calde sono molto articolati come si può ben notare. Ovviamente ogni team interpreta a seconda della provenienza, esperienze e indicazioni internazionali.
Sono molti gli aspetti che vengono presi in considerazione durante una competizione: la mise en place degli alimenti se trasportati e stoccati correttamente, la pulizia durante le fasi di lavorazione, le tecniche utilizzate per la preparazione, il controllo degli scarti di lavorazione, l’affiatamento di squadra… credetemi che avere 5 giudici sul collo per 7 ore (compreso il servizio) è sicuramente duro ma siamo riusciti a sbalordire la giuria.
Due anni fa la invitai in Texas come Chef leader di una squadra di di piccoli cuochi in competizione per una serata di beneficienza. Anche li, la sua squadra vinse l’oro. Oggi Tiziana’s Cook2Learn Academy continua, con grande successo, le sue classi di cucina per bambini il cui obiettivo resta sempre l’insegnamento della lingua e cultura italiana attraverso l’esecuzione di ricette anche elaborate, tornerebbe? O forse questa volta si potrebbe organizzare qualcosa in Italia …
L’esperienza in Texas nata per caso e per gioco è stata un esperienza positivissima e che mi ha lasciato un segno importante. Racconto sempre ad amici e colleghi con entusiasmo e felicità, quanto i bambini sono riusciti a realizzare e all’enorme lavoro che lei, Tiziana, ha fatto per realizzare l’evento. Tornerei anche domani!
In Italia, non so darle oggi una data, ma insieme a lei e al suo programma faremo GRANDI COSE!
Prossime avventure, ci dica quale sarà il suo prossimo impegno con la Nazionale e come riesce a conciliare le sue partecipazioni a “Detto Fatto”, famiglia e attività di consulenza . Mi è giunta voce che la piccola Anita inizia a reclamare … progetti futuri?
Il progetto con la Nazionale continua ad andare avanti, ci stiamo preparando già per la prossima competizione: la Coppa del Mondo che si svolgerà il prossimo anno in Lussemburgo. Con il programma Detto Fatto va alla grandissima, questo è il quarto anno che rappresento con orgoglio la mia amata terra, la Sicilia.
Tante le attività che svolgo in giro: corsi di cucina e pasticceria in giro per l’Italia in importatnti scuole e anche a privati, consulenze presso attività ristorative ed alberghiere, eventi privati e tanto altro. Diciamo che non ho tempo per annoiarmi.Conciliare il tutto non è semplice, ma ci si riesce. La mia principessa ora inizia a capire che papà è sempre in giro .. sto iniziando a ridurre le marce.Il mio prossimo impegno è il sogno di una vita, l’apertura di un ristorante proprio nella mia città. Mi sono allontanato da Palermo quando avevo 15 anni, questo mi ha permesso di crescere professionalmente ma anche umanamente. Ora, a 35 anni sento il desiderio di ritornare nella mia amata Terra e ripartire da qui. Il progetto del ristorante inizia ad avere delle prospettive concrete ma la strada è ancora lunga. Non saprei dirle quando, ma vorrei farlo entro fine anno.
Ovviamente aspetto lei ed Alessandra (Verzera, nda) ma anche tutti i lettori di Scelte di Gusto per festeggiare.
Tiziana Ciacciofera Triolo
Le analisi di GranoSalus sulla pasta, l’imbarazzo delle aziende e certe arrampicate sugli specchi
A due settimane dalle analisi di GranoSalus le industrie si arrampicano sugli specchi! La verità è che le analisi sulla pasta disposte da GranoSalus hanno messo il dito in una grande piaga. Tant’è vero che, di fatto, nessuno le ha smentite. C’è chi ha provato a sminuirne il valore: ma, come potete leggere in quest articolo, non c’è riuscito. Il problema dei Governi delle Regioni del Sud Italia che, su questo tema, sono totalmente assenti. I cittadini, di fronte a questi problemi che toccano la salute, sono soli. E si debbono organizzare.
Qualche settimana fa GranoSalus – l’associazione che raccoglie tanti produttori di grano duro delle Regioni del Sud Italia e consumatori – ha pubblicato le prima analisi su otto marche di pasta industriale italiane. Marchi come Barilla, Voiello, De Cecco, Divella, Garofalo, La Molisana, Coop e Granoro 100% Puglia
Quali sono state le reazioni? Qualcuno ha contestato i dati forniti da GranoSalus, altri hanno chiesto di conoscere chi ha effettuato queste analisi. I vertici dell’associazione che ha promosso queste analisi hanno risposto che le analisi sono a disposizione della magistratura, là dove dovessero essere richieste.
Insomma: le analisi ci sono. E i vertici di GranoSalus non temono verifiche. Di fatto, da parte delle industrie della pasta chiamate in causa, le reazioni non sono state ‘pesanti’. Qualcuna di queste ha fatto sapere che le sostanze inquinanti presenti nella pasta sono “entro i limiti di legge”.
Ma il problema – i lettori che ci seguono su questo blog lo sanno – è che i “limiti di legge” fissati dall’Unione Europea per certi veleni va bene per i Paesi dove ogni persona consuma circa 5 kg di pasta all’anno; non vanno bene, invece, in Italia, dove il consumo di pasta che una persona, in media, consuma in un anno è cinque-sei volte superiore a quello previsto dalla UE!Insomma: chi mangia 25-30 kg di pasta all’anno – cosa che avviene in Italia, soprattutto nel Sud Italia, può avvelenarsi a norma di legge?
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