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Gioielli in cucina.

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coltelliGli chef moderni fanno quotidianamente ricorso ad attrezzature che rendono rapida e precisa la preparazione di ricette complesse (G.Am.)

 

Ci riferiamo ad esempio agli abbattitori di temperatura, alle efficienti planetarie o ai forni elettrici di ultimissima generazione. Merito dello sviluppo tecnologico e dell’introduzione, in un ambiente “antico” come la cucina, di nuovi materiali e rivoluzionarie metodologie di lavoro. Ma tra i tanti “ferri del mestiere” di un vero chef troviamo qualcosa che difficilmente verrà sconvolto dalla tecnologia o soppiantato da qualche diavoleria elettronica, i coltelli.
Fin dalla notte dei tempi una lama affilata è stata la fedele compagna di ogni cuoco, pronta a tagliare, affettare, sminuzzare o tritare. Solitamente ogni chef è legato da profondo affetto, una sorta di legame mistico, al proprio set di coltelli che lo accompagnerà per un lungo tratto della carriera professionale. Quali caratteristiche deve avere un coltello da cuoco? Deve essere affidabile, dovrà tenere il filo anche se sottoposto a forti sollecitazioni e rispondere sempre con un taglio preciso e netto; dovrà essere talmente confortevole da diventare una vera e propria appendice dello chef che lo utilizzerà. I coltelli da cuoco più pregiati sono quelli forgiati, quelli cioè realizzati lavorando in più fasi il metallo incandescente, magari sotto i sapienti colpi di maglio di un artigiano. Questa tecnica, a differenza dello stampaggio industriale, rende le lame estremamente bilanciate e resistenti, permettendo di realizzare coltelli estremamente pregiati.

 

Un discorso a parte merita la tipologia di acciaio con il quale realizzare un coltello da cucina di qualità; solitamente un buon utensile viene realizzato con acciaio inossidabile con un elevato tenore di carbonio, caratteristica che renderà la lama tenace nei confronti della corrosione ed eccezionalmente dura, per affilarla come un rasoio.
Si fa presto quindi a dire “coltello”, ma  scegliere lo strumento ideale è una operazione piuttosto delicata, durante la quale bisogna tenere presente anche dei costi d’acquisto.
Quanto costa un coltello da cucina professionale? Una domanda che non può trovare una risposta definitiva; sul mercato infatti si trovano sia prodotti industriali di largo consumo, che strumenti dalle doti eccezionali, realizzati con tecniche complesse e costose, utilizzando materiali rari e pregiati. Questi ultimi possono arrivare a costare anche alcune decine di migliaia di euro, ma parliamo di oggetti talmente pregiati da divenire quasi delle opere d’arte. E’ sicuramente il caso della produzione artigianale Nesmuk, un’azienda tedesca d’eccellenza specializzata in coltelli da cucina e da caccia.
I coltelli da cucina Nesmuk sono realizzati su un disegno antichissimo, una forma di lama ideata ben 3.500 anni fa ed ancora oggi, dopo un’opportuna reinterpretazione –  attuale e valida –  l’acciaio utilizzato dai maestri tedeschi è il pregiato e suggestivo damasco, capace di creare sfumature irripetibili sulle lame. I coltelli Nesmuk sono stati insigniti del premio International Knife Award nel 2007 per il miglior design; l’azienda ha inoltre realizzato il coltello più costoso al mondo. Si tratta di un pezzo unico, realizzato con una impugnatura in argento, impreziosita da otto diamanti, valutato ben 39.600 dollari.
Il catalogo attuale dei coltelli da cucina Nesmuk propone una grande varietà di modelli di lame per creare un completo ed esclusivo set da lavoro; i prezzi partono da 290 euro per i modelli Soul fino alla vetta dei 16.000 euro per l’ Exklusiv Crystallized con impugnatura in pregiati cristalli.

Gabriele Amodeo

Le sarde a beccafico

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Lo Chef Max Mangano ci propone e ci svela le ricette della tradizione culinaria palermitana.

Moro – Londra (Uk)

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Vale la pena provare il ristorante Moro, dei Clark, Sam & Sam, due cuochi che appena sposati sono partiti e hanno attraversato in camper la Spagna e il Marocco fino al Sahara, alla ricerca dei sapori degli invasori musulmani della Spagna (Gi.Co.)

Antico Dolo – Venezia

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Venezia, un po’ come Roma, è una delle città più visitate al mondo

Vitigni d’Italia, l’Italia s’è desta!

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Si chiamerà “Bottiglia dell’Unità” e sarà presentata al prossimo Vinitaly per celebrare il secolo e mezzo di storia italiana ( M. Ma.)

Un giornalista alla conquista del Brasile

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Mollo tutto e scappo per il Brasile, metto su un ristorantino sulla spiaggia e me la spasso felice e contento. A dirlo sembra facile (G.Ch.)

Nerello Mascalese

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Il Nerello Mascalese è un vino elegante e dalla forte personalità le cui uve sono probabilmente originarie della piana di Mascali, paese alle falde dell’Etna (A. LG.)

Quel maledetto crocevia del couscous

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Chiamatemi Balarm, l’eletta da Allah. Ossìa Pànormos, la punica, benché battezzata dagli antichi greci (Gi.Co.)

Trattoria Al Gatto Nero – Burano (Ve)

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Burano è una cittadina che già di suo è deliziosa. Un’isoletta della laguna veneziana. (A.Ve.)

Trattoria Nalin – Mira (Ve)

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Il Brenta scorre pacifico tra due fianchi erbosi che gli conferiscono un colore smeraldino a dir poco inusuale ed affascinante.

Il lungo fiume è punteggiato di dimore di cui diverse di straordinaria bellezza e valore artistico ed  è stato – e per alcuni ancora è – il luogo di villeggiatura par excellence scelto dai veneziani dei primi anni del secolo scorso. La località in cui mi fermo si chiama Mira: è un luogo idilliaco immerso in un’atmosfera novembrina carica di sentori autunnali che promettono un inverno rigido ma godibile. Il cielo non è particolarmente chiaro e l’odore di bruma e di viburni investe in modo dolce ma deciso. Il Nalin è un locale piuttosto grande: di fatto sembra, e probabilmente lo è, una grande casa dal tetto spiovente e balconi fioriti, adibita solo successivamente a ristorante. Ben presto capisco che si tratta di un locale storico: di quelli in cui il mangiar bene è una certezza assolutamente garantita, al di la del gusto personale. Il Nalin propone piatti della tradizione brentana a base di pesce in una mescola sapiente di tradizione popolare e ricette nobili eredità di quei signori veneziani di cui accennavamo prima: i proprietari di quelle fantastiche dimore che campeggiano austere ed alcune ormai abbandonate su entrambe le sponde del fiume. L’impressione positiva inizia da subito. Appena varcata la soglia del locale la sensazione è di tepore: non soltanto quello generato dai caloriferi, ma soprattutto quello umano. L’accoglienza veneziana mi ha lasciata abbastanza sorpresa, positivamente. Il tavolo sta accanto ad una vetrage che guarda sul giardino. Il locale non è colmo ma si intuisce che i clienti che sono già li, come pure quelli che arriveranno di li a breve, sono degli habituè. L’apparecchio è sobrio ed essenziale, nulla di sfarzoso, e così anche gli arredi. Il tovagliato è candido e perfettamente stirato. I bicchieri sono di un lucore assoluto, come pure le posate. La sensazione di ordine e pulizia è decisamente confortante.

schieIl Menu è ricco e variegato, ma sostanzialmente a base di pesce.
Non è facile ammannire a dei siciliani del buon pesce e lasciarli senza parole poiché di pesce, spesso eccellente, il siciliano si nutre praticamente dalla culla in poi. Ma qualcosa di imprescrutato si trova sempre: per me la novità assoluta è stata rappresentata dalla Granseola, dalle Moeche e dai “Canestrei”, con effetti abbastanza diversi sulle papille. La prima mi ha convinta, le seconde meno e le terze decisamente no.
La Granseola è un grosso crostaceo che mi è stato servito nel suo carapace, lesso e condito semplicemente con olio, sale, prezzemolo e limone. La sua polpa ricca ha ceduto ai rebbi sfilacciandosi e divenendo una deliziosa insalatina molto semplice. Era freschissimo. La Moeca non mi ha impressionata favorevolmente. Si tratta di un granchietto edibile in tutte le sue parti nell’epoca della muta: carapace e chele incluse. Il tutto è abbastanza croccante ma il retrogusto di rosmarino non mi ha convinta più di tanto. I Canestrei – o in italiano Canestrelli – sono dei molluschi simili alle capesante, ma di dimensioni inferiori e di gusto sostanzialmente diverso e meno delicato. moecheCi sono stati serviti al forno ma non hanno lusingato il mio palato per un afrore un po’ troppo intenso che, in qualche modo, mi ha ricordato la polpa del riccio. Il mio commensale mi dice che avrebbero avuto effetto migliore se fossero stati fritti. Occorre anche abituarsi a certi sapori per poterli apprezzare. Ma, anche in questo caso, il prodotto era assolutamente fresco. La varietà di antipasti è stata notevole: la frittura di calamaretti e gamberi era degna di nota. Nella media invece il polpo lesso servito intero. Ma ancora di più lo è stato un piatto semplice della tradizione veneta. Una manciata di piccolissimi gamberetti fritti, tipicamente veneziani e chiamati Schie, adagiati su un lettino di polenta bianca ed abbastanza gustosa. Squisite le capesante alla griglia: si scioglievano in bocca rilasciando un gusto delicato ma corposo.  Il mix di cozze e vongole avrebbe goduto di una punta d’aglio in più, ma è promosso a pieni voti ugualmente.
Il dolce è sempre il momento per me di maggior sollazzo: ho sempre gravi difficoltà a scegliere e preferirei di gran lunga assaggiare di tutto un po’. Ma ho scoperto che questa non è una buona abitudine perché il palato e le papille faticano ad “aggiustarsi” dal gusto forte e persistente della cioccolata a quello delicato ed evanescente delle creme chantilly, finendo con il penalizzare l’uno o l’altra. Pertanto ho optato per il tortino caldo di cioccolata servito con del gelato a fianco. Una sferzata al buonumore dato che la fondue di cioccolata era fondente e di ottimo livello.
Il pasto si è concluso con caffè corretto alla grappa.
In estrema sintesi Nalin è un posto in cui tornerei volentieri per almeno quattro buone ragioni: la qualità dei piatti, la loro semplicità che non consente di nascondere nulla e nessuna magagna, l’atmosfera ed il servizio.
Consiglio a chi si trovasse da quelle parti di prenotare per tempo: nei giorni festivi il posto è davvero pieno.

La Trattoria Nalin si trova in Via Novissimo, A.S.29, a Mira in provincia di Venezia.
Il telefono è il 041. 420083
Il sito web esiste ma è poco utile: www.trattorianalin.it
Il parcheggio è antistante, comodo e gratuito.
Il conto per due persone si aggira intorno ai 115 euro, incluso il vino, l’acqua minerale ed il caffè corretto.

Alessandra Verzera