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Viviana Spagnuolo: un ingegnere ai fornelli. L’intervista.

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vivianaslideViviana Spagnuolo è una 36enne milanese di origini calabresi. Bella, solare, verace, Viviana è dotata di un’intelligenza cosiddetta “spaziale”: quella cioè che coniuga la logica alla creatività e all’estro. Si, perchè Viviana, oltre ad essere una madre, è un ingegnere che si occupa di tecnologie per conto di grandi aziende: progetti in fibra, ponti radio…cosette così. Come se ciò non bastasse, o non fosse già abbastanza impegnativo, Viviana non si fa mancare neanche la passione per la cucina: e non certo per il piatto di spaghetti al sugo…

vivianasgombroViviana, come e quando ha scoperto la passione per la cucina?

Ho sempre avuto attrazione per la cucina, ma ero frenata da un timore reverenziale verso mia madre, donna meridionale vecchio stampo e quindi anche regina indiscussa dei fornelli. Mi limitavo ad osservarla, spiarla, cercando di carpirne i segreti ed accompagnarla in giro per mercati quando non andavo a scuola. Per me era una festa, come lo è ancora adesso, perdermi per ore tra i banchi di mercatini e supermercati, al contrario di mie amiche nei negozi di scarpe. Nel 2006 mia madre è venuta a mancare e mi sono ritrovata sola in casa con mio padre, quindi a 25 anni ho dovuto iniziare a far tutto, e se per quanto riguarda le faccende domestiche è stato facile, per la cucina invece ha significato mettermi alla prova partendo da zero.

vivianaricciLa sua professione è molto impegnativa e, considerando anche il ruolo di madre, presumo le rimanga poco tempo per altro: cucinare immagino quindi che la rilassi molto…

Cucinare è un momento davvero importante nella mia giornata e mi riesce davvero difficile non pensarci. Essendo spesso in viaggio tra Lombardia e Piemonte per visitare i clienti per conto dell’azienda per la quale lavoro, mi capita di fermarmi lungo il tragitto perché ho notato un negozietto o solo perché ho pensato ad un ingrediente e non trovo pace fino a che non sono riuscita a reperirlo. La cucina è il mio piccolo microcosmo dove ci siamo solo io e lei, dove mi sento in sintonia con cio’ che mi circonda. E’ lo strumento con cui riesco a canalizzare le tensioni e le emozioni negative e a  trasformarle in qualcosa di positivo. I migliori piatti li ho realizzati in momenti non proprio sereni, quindi sì, mi rilassa parecchio.

vivianapaccheri1La ricerca delle forme perfette, l’armonia elegante della semplicità. Questo è quello che vedono i miei occhi. Lei come definirebbe i suoi piatti?

I miei piatti sono quello che io definisco la parte piu’ bella di me, o forse quella che io vorrei essere ma per varie insicurezze lascio da parte. Sono puliti, sfacciati a volte, colorati. Non temono il giudizio delle persone perché hanno consapevolezza. Non amo usare troppi ingredienti, preferisco pochi elementi ma armonici tra loro, con giochi di contrasti di sapori e consistenze che anche se possono sembrare azzardati a volte, rivelano un sapore avvolgente e completo al palato. Se dovessi descrivere la mia cucina, direi che sono una cuoca visionaria, ovvero colei che assaggia ancor prima nella propria mente un piatto e che poi trova conferma realizzandolo.

vivianarisottoHa mai pensato di abbandonare i laboratori scientifici per dedicarsi alle cucine professionali?

Si, l’ho pensato per diverso tempo ma sono giunta alla conclusione che non è la mia strada e che non sarebbe una scelta sensata quella di lavorare all’interno di una cucina professionale. Ho la necessità di sperimentare continuamente, di mettere in gioco questo amore viscerale che ho per la cucina. Tenga conto che mediamente elaboro un paio di nuovi piatti al giorno e so per certo che facendo la cuoca professionista dovrei sacrificare questa mia passione perché non ce ne sarebbe il tempo, e soprattutto dovrei sacrificare il tempo trascorso con mio figlio, motivo principale per cui ho rifiutato in passato offerte lavorative in questo senso.

vivianasardeCosa c’è nel futuro lavorativo di Viviana?

Mi piacerebbe molto collaborare nel settore food&beverage, magari in qualità di consulente per la realizzazione di menu ad hoc per eventi o per attività ristorative. Ma non mi precludo nulla. Sono molto curiosa e potrei scoprire realtà differenti che possono darmi nuovi input. Sono una persona estremamente curiosa ed ho bisogno di attività che possano costantemente dare stimoli alla mia creatività.

vivianasalmoneLei è sicuramente un’eclettica: se dovessi chiederle,qui e adesso, di creare un menù pensando alla città dalla quale io provengo ( Palermo, nda), che menù sarebbe?

Sicuramente non sarebbe un menu’ tradizionale, ma mi farei ispirare da alcuni elementi che lo caratterizzano. Ad esempio mi viene in mente un battuto di gambero rosso con una emulsione allo zenzero ed una sfera di soia e scorze di limone biologico, ma anche una crema di finocchi alla vaniglia servita con acciughe sotto sale, o ancora delle sarde ripiene con farcia al lime, granella di pistacchi e finocchietto su una salsa allo zafferano…

vivianacarbonaraI suoi ingredienti preferiti?

Tutti i prodotti ittici. Soprattutto il pesce povero. Alici, sgombro, sarde che cerco di lavorare e trattare il meno possibile rispettando la materia prima, proprio per poterne cogliere il sapore e le proprietà nutrienti che altrimenti verrebbero meno. Ammetto di avere un debole per il gambero rosso e quello gobbetto.

vivianacanocchieUn ingrediente, o un piatto, che invece odia?

Ci ho pensato un po’ prima di rispondere ma non mi viene in mente nulla. Fino a qualche anno fa non mangiavo le interiora degli animali, invece da un po’ di tempo ho scoperto quanto siano deliziosi rognone, fegatini, ventrigli…. Ecco, piuttosto parlerei di piatti che non amo preparare, come ad esempio i dolci. Sono una mangiona del salato, forse è per quello.

vivianatonnoIn cucina, secondo lei, occorre più l’estro – anche talvolta pasticcione – o il rigore scientifico?

La cucina è espressione di creatività e la creatività non va d’accordo con il rigore scientifico. Ricollegandomi alla risposta di prima, credo che la mia poca passione verso i dolci sia dovuta proprio alla precisione che bisogna utilizzare per realizzarli. Io sono una pasticciona che ha imparato a calibrare bene questa follia tra i fornelli che mi spinge ad osare verso terreni sconosciuti. A volte mi riesce con risultati inaspettati, a volte meno.

 

Alessandra Verzera

Polpo e patate: una tradizione italiana

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POLPO E PATATEPOLPO e PATATE

LA STORIA: questa ricetta nasce dalla voglia di presentare in maniera più creativa un classico piatto della tradizione italiana e abbiamo tutti gli elementi nutrizionali per poterlo considerare piatto unico. Possiamo decidere di cuocere il polpo in maniera tradizionale ossia lessandolo oppure al vapore o sottovuoto.
Nella ricetta darò indicazioni per la cottura convenzionale che vi garantirà un risultato ottimale.

Andremo a preparare il polpo, le patate, il cavolo e troverete informazioni utili per la scelta di un avocado perfetto.

INGREDIENTI PER 4 PERSONE

– 1 kg di polpo
– 1 spicchio d’aglio
– prezzemolo
– erba cipollina fresca
– 2 limoni
– burro
– aceto di vino rosso
– 2 patate
– 1 avocado
– 1 cavolo viola
– pepe nero macinato
– 2 alici sottolio

polpo-bollito-638x425IL POLPO: prendiamo il polpo, laviamolo, priviamolo degli occhi e mettiamolo in una pentola molto grande, ricoprendolo di acqua fredda e aggiungendo il succo di un limone e il relativo frutto spremuto, insieme ad un cucchiaio di aceto rosso che esalterà il colore.
Dal momento del bollore dovrà passare quasi un’oretta e mezza per avere una consistenza morbida e compatta.
Il classico effetto gommoso è dovuto da tempi di cottura e di raffreddamento troppo brevi.
Spegniamo quindi il fuoco e lasciamolo a raffreddare nella sua stessa acqua.
Tagliamo i tentacoli a pezzi di circa 1 cm e condiamo con un trito finissimo di aglio, prezzemolo, olio, sale e un po’ di succo di limone.

LE PATATE: peliamo le patate e lessiamole per 10 minuti giusto per farle ammorbidire. Lasciamole freddare e tagliamole a fette spesse circa 1cm. Poco prima di servire, facciamo rosolare le fette di patata nel burro fino a creare una crosticina dorata ambo i lati e saliamo appena prima di impiattare.

IL CAVOLO: tagliamo il cavolo viola a chiffonade (listarelle sottili) e mettiamolo in un tegame antiaderente con un filo d’olio, il sale, l’alice spezzettata e un goccio di aceto rosso che andrà an enfatizzarne la colorazione. Saltiamolo per 7/8 minuti a fuoco alto per mantenerne la croccantezza.

L’AVOCADO: tagliamo l’avocado a metà nel senso della lunghezza, ruotiamolo leggermente per ottenere due parti distinte del frutto ed eliminiamo il nocciolo. Possiamo inserire un cucchiaio tra la buccia e la polpa per staccare agevolmente la scorza. Ricaviamo delle fette spesse 1cm, irroriamo con un po’ di succo di limone e condiamo con sale e pepe.

ALL’ASSEMBLAGGIO!!! Poniamo alla base una generosa manciata di cavolo viola e aiutandoci con un coppapasta rotondo, creiamo una torre alternando l’avocado, il polpo e la patata finendo con dell’erba cipollina tritata fresca.

avocado1CURIOSITA’: L’avocado è originario di una vasta zona geografica che si estende dalle montagne centrali ed occidentali del Messico, attraverso il Guatemala fino alle coste dell’Oceano Pacifico nell’America centrale.
L’avocado si adatta a climi tropicali o sub-tropicali e soffre temperature inferiori ai 4 °C. I maggiori paesi produttori sono il Messico, la Repubblica Dominicana, la Colombia e il Perù.
Recentemente è iniziato ad essere coltivato in Calabria, Sicilia ed in Sardegna.
A livello casalingo si può far crescere una bella pianta facendo radicare il seme nell’acqua, per poi trapiantarlo in terra ben drenata.
Per riconoscere se l’avocado è pronto per essere consumato, premete leggermente la buccia rugosa. Se è duro e quindi acerbo, lasciatelo maturare fuori dal frigo per altri 2-3 giorni, controllandolo frequentemente. Se invece la buccia cede e non si sfalda, significa che è ideale per il consumo.
L’avocado tende ad ossidarsi facilmente. Un piccolo trucco è quello di lasciare il nocciolo attaccato alla parte che non utilizziamo e che andremo ad avvolgere nella pellicola, prima di riporlo in frigo.
Vi aspetto alla prossima RicettIdea!

Roberta Evangelista

 

Slow Food Italia si dà appuntamento a Montecatini Terme,dal 6 all’ 8 luglio, per disegnare il futuro del cibo

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slowfood bandRibadire la forte interconnessione fra il cibo, la sua produzione e i cambiamenti climatici, le migrazioni e il rapporto con la multiculturalità, la salute e il benessere, oltre che dettare l’indirizzo politico e il programma di lavoro per i prossimi anni.
Sono questi gli obiettivi con cui 650 delegati di Slow Food Italia si riuniranno a Montecatini Terme (Pt) dal 6 all’8 luglio in occasione del IX Congresso nazionale.

Accogliendo il significato del Congresso internazionale di Chengdu (Cina, ottobre 2017), che ha tracciato la nuova strada per il movimento della Chiocciola, le parole chiave dell’appuntamento italiano saranno internazionalità, globalità, dialogo e apertura.

La Dichiarazione di Chengdu sintetizza le principali sfide dei prossimi anni: la necessità di battersi affinché a tutti sia garantito l’accesso al cibo buono, pulito, giusto e sano; l’accesso alla conoscenza come un diritto comune e stessa dignità per saperi tradizionali e accademici; il rifiuto di qualunque esclusione di carattere politico, economico e sociale; la salvaguardia dell’ambiente come principale priorità del nostro agire anche grazie a campagne di informazione e sensibilizzazione; la necessità di ribadire che la diversità è la più grande ricchezza di cui disponiamo come esseri umani e come collettività; la volontà di affrontare a tutti i livelli l’iniqua spartizione delle ricchezze e delle opportunità.

slow_food«Da Chengdu – dichiara Daniele Buttignol, segretario generale Slow Food Italia – è stata lanciata una visione nuova dell’associazione che ha nell’inclusività e nella partecipazione i suoi tratti distintivi. I principi che caratterizzeranno gli anni a venire, dal punto di vista dell’organizzazione, sono orizzontalità, responsabilità, ascolto e partecipazione».

Una trasformazione che si concretizzerà nel prossimo biennio, al termine dei quale sarà convocato un nuovo congresso: «L’associazione che verrà – spiega Buttignol – a ogni livello non avrà vertici rappresentati da singoli, ma gruppi di lavoro al cui interno le responsabilità saranno condivise. Le sfide che abbiamo di fronte, infatti, sono troppo complesse e ampie e non c’è modo di affrontarle se non con uno spirito di squadra, comunitario, e una gestione collegiale e orizzontale, basata sul rispetto, l’affetto e la correttezza».

Questa tappa del cammino più che trentennale della Chiocciola è fondamentale dal punto di vista del confronto interno all’associazione e per il rinnovamento degli organi associativi ed inoltre un’occasione per proporre modifiche allo Statuto. Un lavoro di sintesi a livello nazionale che si tiene dopo i 300 Congressi delle Condotte Slow Food sul territorio e in seguito a 17 Congressi regionali che si sono svolti a maggio.

slow foodSlow Food Italia ha invitato a Montecatini Terme personalità delle istituzioni, della politica e dell’associazionismo che porteranno il loro contributo, suggerimenti e spunti nuovi, oltre che il loro augurio all’associazione che cresce, cambia e sta al passo con i tempi.

Sono più di 250 gli ospiti, osservatori e amici della Chiocciola protagonisti di un’invasione pacifica del centro termale pistoiese e numerosi saranno gli appuntamenti in programma, aperti a tutti e organizzati in collaborazione con il Comune di Montecatini Terme e con numerosi partner locali.

LE ANTICIPAZIONI DEL PROGRAMMA
Venerdì 6 dalle 10 alle 12, in programma c’è il convegno “Cibo, salute, ambiente”, nell’hotel “Le Tamerici” in viale IV novembre 2/B. Interverrano specialisti, esperti ed esponenti dell’associazione.
Il via ai lavori del IX Congresso di Slow Food Italia è alle 15 di venerdì 6 nel Teatro Verdi di viale Giuseppe Verdi 45.
Venerdì e sabato in via Mazzini c’è il Mercato della Terra con i produttori dei Presìdi Slow Food da tutta la Toscana. Per tutto il fine settimana sono in programma numerosi altri eventi rivolti agli abitanti di Montecatini Terme.
Il congresso si chiude domenica 8 luglio.

Grani Antichi. Gli esiti della prima conferenza internazionale.

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Grani antichiDa semplice mercato di nicchia, prerogativa quasi esclusiva di agronomi e ricercatori, le varietà antiche di grano hanno via via conquistato il mercato diffondendosi sempre di più sulle nostre tavole. Che sia solo una moda o una scelta salutistica consapevole, è indiscusso che i grani antichi siano uno dei trend più attuali del settore alimentare. Ma sappiamo esattamente cosa si intende per “grani antichi”?

A questa domanda hanno cercato di rispondere esperti provenienti da 31 Paesi da tutto il mondo, che per tre giorni – dal 13 al 15 giugno – si sono radunati a Bologna, in occasione della 1st International Conference of Wheat Landraces for Healthy Food Systems, la prima conferenza internazionale sui grani antichi.

Per varietà di grano “antico” generalmente si intende una varietà che non ha subito quei processi di ibridazione che, a partire dalla seconda metà del secolo scorso, hanno introdotto varietà moderne di grano con una maggiore resa e migliorate proprietà tecnologiche, ma spesso con qualità nutrizionali inferiori.

grano3Promossa da KAMUT®, IFOAM e Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, con il patrocinio di MIPAAF (Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali), Comune di Bologna, Regione Emilia Romagna e SIA (Società Italiana Agronomi), la conferenza ha richiamato una platea eterogenea non solo dal punto di vista geografico e culturale, ma anche professionale. Accanto a scienziati, agronomi e biologi, anche agricoltori, panificatori e dirigenti di aziende del settore alimentare hanno contribuito al dibattito sui grani antichi, tra ricerca, salute, nutrizione e ancora sistemi di agricoltura alternativa, sostenibilità e nuove prospettive di mercato.

La Conferenza si è composta di sei sessioni, ciascuna dedicata a una tematica differente. Nella sessione “Wheat” è stato valorizzato il lavoro di diversi agricoltori di varie parti del mondo, che raccolgono e conservano la vastissima varietà di “landraces” (popolazioni eterogenee di varietà antiche di grano) esistenti, per evitare che scompaiano a seguito della coltivazione intensiva delle varietà moderne. Nella sessione “Economic and Market Perspective” varie testimonianze hanno dimostrato come i grani antichi possano promuovere nuove economie e sinergie tra agricoltori e produttori locali. Infine, nella sessione “Nutritional and Medical Considerations” gli studi presentati hanno ulteriormente confermato le superiori qualità nutrizionali e salutistiche dei grani antichi rispetto ai grani moderni.

grano2Momento clou della conferenza è stato il pomeriggio del 14 giugno, quando gli esperti si sono confrontati sulla definizione stessa di “grani antichi”, “landraces” e altre definizioni correlate. Suddivisi in tre gruppi distinti, guidati rispettivamente da Salvatore Ceccarelli di Rete Semi Rurali, Calvin Qualset dell’Università della California (USA), e Martin Wolfe, del centro per l’Agroecologia, l’Acqua e la Resilienza dell’Università di Coventry (UK), i partecipanti sono andati alla ricerca delle definizioni più adatte.

Vista la complessità del tema, gli esperti non hanno raggiunto un consenso su una definizione univoca, ma hanno imbastito un lavoro ancora più ampio che proseguirà nei prossimi mesi e vedrà la pubblicazione di un Position Paper sul Journal of the Science of Food and Agricolture.

La Conferenza si è conclusa con la visita ai campi sperimentali dell’Università di Bologna dove sono coltivate ben 236 accessioni differenti di grani antichi provenienti da diverse parti del mondo.

 

 

Maki verde di gamberoni in tempura e salsa alla menta

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ROLLS PISELLI E GAMBERILA STORIA: questa ricetta nasce dalla partecipazione ad un concorso instagram ideato dallo Chef Simone Rugiati. Gli ingredienti da includere nella ricetta erano piselli, menta e gamberi.
La creazione di questo piatto è dettata dalla mia passione per la cucina giapponese e dalla necessità di dare un tocco originale alla preparazione della ricetta che mi ha ripagata con un secondo posto su 320 partecipanti.
Le preparazioni sono tre che andremo poi ad assemblare per creare il risultato finale. Realizzeremo le sfoglie con la farina di piselli, la tempura per i gamberi ed infine la salsina alla menta per accompagnare i nostri maki.

rugiati
INGREDIENTI PER 4 PERSONE
(3 maki a testa)
– 200 gr di piselli secchi spezzati per i fogli verdi
– 3 cucchiai di latte
– 1 cucchiaio d’acqua
– 1 uovo
– 120 gr di riso venere
– 1 cucchiaino di condimento per sushi
– 8 gamberoni
– Acqua fredda q.b.
– 30 gr menta fresca
– 2 cucchiai d’olio evo circa
– ½ lime spremuto
– Foglie di menta per decorare
– Sale
– olio di semi per friggere
– farina di riso q.b.

Iniziamo riducendo in polvere tutti i piselli secchi. La farina ricavata servirà sia per le sfoglie che per la tempura.
LE SFOGLIE: le sfoglie le prepariamo creando una crema liquida con farina di piselli, latte, il cucchiaio d’acqua e il sale. Noterete che la farina tenderà a non amalgamarsi perfettamente e questo richiederà rimescolamenti frequenti con la frusta. Nel caso in cui la farina assorba troppa acqua assumendo un aspetto melmoso, sarà sufficiente aggiungere un po’ di parte liquida.
Ungiamo una padella abbastanza grande per riuscire a ricavarne poi dei rettangoli 7cm x 5cm e facciamola scaldare bene. Versiamo una quantita di pastella sufficiente per ricoprirne la superficie e ultimiamo la cottura su ambo i lati per qualche minuto. Le nostre sfoglie verdi dovranno risultare sufficientemente sottili ed elastiche da poter essere arrotolate successivamente.
IL RISO: mettiamo il riso in 300ml di acqua fredda e lasciamo cuocere per una ventina di minuti e fino a quando l’acqua sarà tutta assorbita. Questa tipologia di riso, tende a rimanere al dente Condiamo a caldo con un cucchiaio di condimento per sushi e lasciamo raffreddare. In alternativa possiamo preparare la miscela con un cucchiaio di aceto di riso e mezzo cucchiaino di zucchero.
I GAMBERI: prepariamo la pastella mescolando due cucchiai di farina di piselli con acqua freddissima quanto basta per renderla fluida ma compatta. I gamberi andranno prima privati del carapace e dell’intestino, dopodichè dovranno essere infarinati con la farina di riso affinché la tempura attecchisca e solo successivamente immersi nella pastella per poi essere fritti in olio profondo e bollente.
LA SALSINA: prepariamo la salsina mettendo nel mixer la menta, il lime e l’olio.
Ora che abbiamo tutti gli elementi, possiamo assemblarli inziando a disporre la sfoglia di pisello su un tappetino di bambù o in alternativa un foglio di carta forno.
L’ASSEMBAGGIO : Mettiamo uno strato sottilissimo di riso sulla sfoglia lasciando 1cm libero in senso l, adagiamo il gamberone in tempura verso la parte inferiore e inumidiamo con acqua il lembo superiore che servirà ad “incollare” il cilindro nella fase di arrotolamento.
Tagliamo in 3 ogni rotolo, aggiungiamo qualche fogliolina di menta fritta e serviamo i nostri maki accompagnati dalla salsina fresca alla menta.

riso-venere-cottura-02 (1)CURIOSITA’: il Venere è una varietà italiana di riso costituita a Vercelli nel 1997.
In Cina, il riso nero, esiste da molto, ma per le difficoltà di coltivazione era riservato, sino all’Ottocento, alle tavole dell’Imperatore e della sua corte. In Italia non era mai arrivato prima per la difficoltà della varierà ad adattarsi ai climi nostrani. La leggenda narra che fosse apprezzato alla corte degli antichi imperatori, unici consumatori del tempo, per la sua rarità. Infatti la diffusione nelle colture era limitata a causa della ridotta produttività di questa pianta. Ancora oggi in Cina il riso nero è considerato un alimento prezioso ed è consumato da persone anziane, da gestanti, da malati per la ricchezza di proteine e di sali minerali (ferro, manganese, selenio).

Il riso Venere nasce nel 1997 grazie all’opera del Centro Ricerche di Sa.Pi.Se mediante incrocio convenzionale tra una varietà asiatica di riso nero messa a disposizione dall’IRRI (Istituto Internazionale di Ricerca sul Riso con sede nelle Filippine quale più importante Ente per la conservazione delle varietà di riso del Mondo) ed una varietà padana. Oggi è coltivato principalmente nelle province di Vercelli e Novara.

Il Venere è un riso dal chicco piccolo e profumato, con un aroma che ricorda il pane appena sfornato, tipico dei risi orientali. L’aroma lo si percepisce annusando da vicino i chicchi crudi e diventa sempre più incisivo grazie all’azione del calore della cottura. Il riso Venere appartiene alla classe Japonica. Il colore del chicco è ebano, mentre quello delle spighette tende al grigio. La pigmentazione scura del prodotto finito è data dalla presenza di un pericarpo (l’involucro del seme) nero. I pigmenti presenti sullo strato esterno appartengono alla classe dei metaboliti antiossidanti. Il prodotto è un riso integrale che non viene sottoposto ai trattamenti che lo privano dei tegumenti. Infatti, grazie ad un diverso tipo di macinatura viene rimossa esclusivamente la buccia, parte non edibile del prodotto, permettendo così di ottenere un riso più ricco e stabile in nutrimenti. È considerato un’importante fonte di fibre.

Roberta Evangelista 

Roberta Evangelista curerà per SdG la rubrica Parola di Blogger

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Inizierà lunedì 18 pv la nuova avventura di Roberta Evangelista, che sarà alla testa della rubrica Parola di Blogger .Non più quindi interviste  in giro per i blog, ma una rubrica fissa gestita dalla Evangelista.

Ma chi è Roberta? E’ lei stessa a raccontarsi così : 

robertaSono Roberta Evangelista, nata a Torino nel 1979. Vivo una passione infinita per la cucina che mi porta spesso a sconfinare dalla tradizione, facendomi fare voli virtuali verso mete lontane pur rimanendo tra i fornelli di casa mia. Sono appassionata di Giappone e curiosa di scoprire sapori nuovi da integrare ai prodotti nostrani. E il paese del Sol Levante è ormai dietro l’angolo, visto che a breve andrò ancora a visitarlo. Dalle principali città nipponiche preparerò dei reportages interessanti sulla cucina, i modi e gli usi di questo popolo dalla storia affascinante. Un modus vivendi completamente diverso dal nostro che anche attraverso le ricette di cucina impareremo a conoscere meglio: si perchè il Giappone in tavola non è solo Sushi!  E’ facile trovarmi in giro per negozi etnici alla ricerca di ingredienti insoliti e allo stesso tempo adoro anche frequentare i mercati per acquistare prodotti di produzione rigosamente italiana. Al pomodoro perfettamente rotondo e lucido del supermercato prodotto quasi in serie, preferisco quello dalle forme insolite, ammaccato dalla pioggia e venduto dal contadino.
Le mie piú che ricette, saranno idee…E realizzarle sarà più facile di quel che sembra perché amo giocare con la
semplicitá. “
roberta 1
Nel frattempo, in attesa della prima “ricettidea” , Roberta la potete trovare qui :

BLU. Creiamo al sud, crediamo nel sud.

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modica cioccolatoUn luogo per raccontare l’esperienza e la resistenza dei piccoli produttori di eccellenze agroalimentari provenienti dalle regioni del sud Italia. Al Porto Turistico di Marina di Ragusa, una grande occasione per far conoscere le bontà del meridione d’Italia ai numerosi food traveller che faranno tappa quest’estate al Porto turistico di Marina di Ragusa. Dal 15 giugno prossimo sino al 20 settembre , con i produttori che si avvicendano ogni due settimane, ben 200 metri quadrati ospiteranno eventi didattici e divulgativi nonché spazi preposti per la vendita di
prodotti che vanno dalle conserve ai vini, dai dolci ai prodotti da forno, dai salumi alle birre artigianali. È l’iniziativa “ BLU. Creiamo al sud, crediamo nel sud ” promossa da Blu Facility al fine di creare nuove occasioni per far comprendere a chi viene qui cosa voglia dire produrre in Italia e soprattutto al sud. Assaggeranno ed acquisteranno la qualità indiscussa dei prodotti selezionati per l’occasione, ascolteranno raccontare della biodiversità, dell’amore per questa terra, della cultura del cibo e delle nostre tradizioni uniche al mondo.

porto ragusaTutto questo al Porto Turistico di Marina di Ragusa all’interno di un vero e proprio atelier adeguatamente predisposto per i produttori, che gode di una posizione privilegiata con doppio affaccio, sul mare e sulla piazzetta centrale del Porto.
Il progetto nasce da un’esperienza simile a cui ho partecipato con la mia piccola neonata azienda di confetti MODI’, particolari perché unici al Cioccolato di Modica – spiega Elena Cilia , progettista dell’iniziativa insieme a Carmelo La Cognata e Diletta Corallo di Promoexpo-. Ho così realizzato che tantissime piccole realtà come la mia, produttori resistenti, pilastro dell’eccellenza agroalimentare del sud Italia, non hanno la forza commerciale per proporsi individualmente nei luoghi giusti e nei momenti giusti. Insieme agli amici di Promoexpo, realtà specializzata in allestimenti e ideazione eventi, che hanno sposato l’idea, abbiamo unito le forze e dato vita ad uno spazio che fosse a disposizione dei piccoli produttori in un luogo strategico come il Porto turistico di Marina di Ragusa. La direzione del porto ci ha dato fiducia e così il progetto BLU ha preso forma. I produttori mettono la loro maestria, la loro cultura e i loro prodotti, Modicom e Promoexpo li sostengono con servizi logistici, organizzativi e di marketing. Un grande supporto infine ci è dato da Maria Sapienza, che si occupa della parte commerciale”.​
Numerose le aziende che hanno aderito. Ci saranno aziende pugliesi, campane, calabresi, persino laziali. Accanto alle piccolissime realtà anche  la presenza di brand prestigiosi e storici come Cioli, il più antico porchettificio di Ariccia ed il Frantoi Cutrera.

A Top Chef Cup si spengono i fuochi. Vince la lecchese Cinzia Fumagalli. L’intervista esclusiva.

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cinzia con coppaCinzia Fumagalli, lecchese DOC, vince Top Chef Cup – la rivincita – che è il sequel alla seconda edizione di Top Chef Italia. La Fumagalli, 51enne inossidabile e fantasiosa, sbaraglia gli avversari non senza averci fatto tribolare. Nella puntata svoltasi ad Amalfi infatti, l’eclettica Cinzia ha rischiato l’eliminazione, salvandosi per il rotto della cuffia, o meglio grazie ad un talento e ad una creatività che certamente l’hanno distinta dal resto dei contendenti colpendo favorevolmente giudici severi tra i quali la mitica Annie Feolde, una delle pochissime Lady Chef con 3 stelle Michelin nel proprio palmares nel panorama mondiale ed unica a lavorare in Italia. Non troverete  foto ufficiali di premiazioni patinate ed effetti speciali, perchè questa è la prima intervista in assoluto che la chef ha rilasciato, in mezzo ad un fiume di risate, subito dopo la proclamazione. Tre ore di incredibile buonumore  e di morale alle stelle al telefono con questa donna che, se fosse acqua sarebbe una Laurent Perrier: il massimo della più ricercata effervescenza. Eccovi l’intervista.

Cinzia, come mai si è trovata ad un soffio dall’eliminazione? Cosa è successo?

Perché sono una pirla! Con cinque  ingredienti fra cui scegliere, ho scelto il più strano come sempre…il cavolo verde,ho fatto il peggiore piatto  e ho perso al cookoff.

cinzia top chefFumagalli, questa volta è arrivata fino in fondo e la coppa è sua: cosa prova?

Ne sono felicissima, ma la soddisfazione più grande,è stata l’aver avuto la possibilità,finalmente,di fare assaggiare ai giudici,un po’ della mia follia e non come al solito,ciò che trovo sotto la cloche.

E’ stata in bilico sull’orlo dell’eliminazione, anche se solo per pochi minuti: i giudici hanno visto giusto quando hanno deciso di farla proseguire. Questo significa che il talento comunque paga?

Il talento paga. Ma paga,secondo me, la correttezza sia professionale che personale. I giudici,sono sempre stati corretti e professionali e da giudice di me stessa,non posso che trovarmi d’accordo. Anche se in qualche occasione li avrei presi a padellate!

Con una penalità di 15 minuti, il prezzo da pagare per continuare la gara, lei ha preparato un piatto straordinario e le è anche avanzato del tempo. Questo piatto sarà sulla carta di uno degli hotel più prestigiosi della Costiera Amalfitana: non male per una che rischiava di andare a casa. Andrà in quell’hotel a gustare il suo piatto preparato da altri chef?

È stato fantastico!!!! L’essere ,con un piatto ,sul menù del Santa Caterina è tanta roba, ma anche se andassi a gustarlo,non mi ricorderei di sicuro di ciò che avevo fatto. Ho una memoria tipo emmental ! I miei piatti non sono mai gli stessi,mi annoio facilmente e come si dice,Paganini non ripete ( sorride: Fumagalli è una donna che ride e sorride volentieri )

Cinzia e ColagrecoCi racconta qualche “fuori onda” divertente? Lei è un personaggio a dir poco effervescente: immagino che oltre alle fiamme dei fornelli ci possa essere stata anche qualche scintilla

Beh,diciamo che Maurito ( Mauro Colagreco, nda)  ha rischiato…ho una passione nascosta per lui…..vero che non si è evinta?

cinzia e bonettaIl collega con il quale ha legato di più?

A parte Matteo Puccio, che lovvissimo, ho riscoperto Bonetta ( Bonetta Dell’Oglio, nda) ,anche perché,grazie a Dio,non mi ha più triturato con la sua Sicilia e ho scoperto un amico e un grande uomo in Palmiro Carlini. Ero partita prevenuta nei suoi confronti. Fermamente convinta che mi stesse sulle balle,invece mi sono ricreduta subito dalla prima puntata. È un uomo d’altri tempi,di un’educazione è un rispetto per gli altri che oramai non si trova più.

E quello con cui ha legato di meno?

Ah beh….facile,Luca Natalini. Non lo sopportavo nell’edizione 2 e non mi sono ricreduta nella cup. È pieno di se e tutti gli altri son nessuno.

Parliamo dei giudici?

cinzia giudici

Annie Feolde,che dire di Madame…donna fantastica, gentile e con una forza che molti dovrebbero invidiare. Uno dei pochi chef,secondo me,ad avere il palato assoluto,nei giudizi è sempre giusta….Insomma diciamo che ti asfalta con il sorriso. Giuliano Baldessari…che gli è successo nella cup? Avrà preso una benedizione in San Pietro,non mi ha massacrato più di tanto questa volta!!!! Comunque,Giuliano è uno chef avanguardista,la sua follia assomiglia per alcuni versi,alla mia; forse è per questo che ci siamo scontrati spesso. Mauro Colagreco…Ammazzate che gnocco!!!! Grande uomo, sguardo a volte truce e a volte sorridente. Riesce a farti sentire uno gnomo quando è contrariato. Grande chef e persona che gode,come gli altri della mia profonda stima.

E a tal proposito resterà memorabile la scenetta di una Fumagalli “importunata” da Colagreco che la distraeva durante la preparazione della pasta fresca.  Fino al punto che la frizzante chef lombarda decise di “rimproverarlo” tirandogli addosso una serie di erbette: non si era mai vista una cosa del genere prima d’ora.

cinzia coppa gruppoCi presenta il menù che le è valsa la vittoria?

Menù finale, titolo : ” Storie di ordinaria follia ( un po’ di me e un po’ di te) “

Antipasto:

“Non rompete i rognoni”. Rognoncini di coniglio, verza, pino e ribes

Primo Piatto: 

“Me ne hai data una zuppa”. Scialatielli alla clorella, piccoli pesci di scoglio e brodetto oriental-mediterraneo.

Secondo Piatto:

” Allora, si quaglia? ( Ogni riferimento a Colagreco è puramente casuale) “. Quaglia, shitake,pesto di noci e limone grigliato, spinacini ,yuzu.

Dessert:

” Camminando ai margini del gregge”.  Tarte au citron..ma sempre a modo mio, agrumi,olio e capperi.

cinzia champagneCosa significa per lei questa vittoria?

Tanta roba!!!! Innanzitutto,almeno,sono a pari della mia sister Fabiana Scarica: uno pari. Poi è la rivincita verso tutti quelli che non hanno mai scommesso un euro sulla mia persona. Su tutti quelli che mi hanno deriso e messo da parte, in particolare le dirigenze Fic. Avrò anche un pessimo carattere,ma con me,sai sempre di che morte morire.

“Nomade” delle cucine e “vagabonda” dei mercati, alla continua ricerca di colori, ispirazioni, abbinamenti e spunti multietnici, una delle sue caratteristiche sono i dessert a base di ortaggi. Ce ne racconta almeno uno?

L’ultimo l’ho regalato ad un collega per il suo matrimonio ed era composto da edamame, basilico, ada lebu ,arachidi non tostate e the macha.

fabiana scaricaCosa prevede per il suo futuro professionale, oltre a tornare all’insegnamento?

Veramente, io e Fabiana, ( Fabiana Scarica, nda)  abbiamo pronto un format e stiamo cercando un produttore. Però l’unica cosa che voglio fare da grande è insegnare. Adoro stare con i ragazzi e loro adorano me.

E avendola conosciuta non posso che esserne certa.

Alessandra Verzera 

 

I piatti dell’accesso alla finalissima: 

cinzia piatto finalissima

 

cinzia piatto finalissima1

I piatti del menù vincente :

cinzia menù vincente

 

cinzia menù vincente1

cinzia menù vincente2

 

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Fil Rouge, storia e innovazione: un percorso gastronomico firmato dagli chef Accursio Craparo e Sebastiano Lorefice

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da sx Lorefice e CraparoSebastiano Lorefice incontra Accursio Craparo: un giovane chef vittoriese in tandem con il celebre chef stellato per una serata – evento innovativa ed intrigante.

La serata dal titolo “Fil rouge… storia e innovazione” si svolgerà questa sera, alle 20,30, a Scoglitti, presso il ristorante “La Roche Ancienne”, con vista suggestiva sul piccolo golfo noto per lo Scuogghiu i’ fòra, (scoglio al largo). È la prima volta di uno chef stellato a Scoglitti.

La serata  evento è stata ideata e voluta da Sebastiano Lorefice che da tre anni gestisce il ristorante “La Roche Ancienne”, al centro della promenade estiva a Scoglitti. «È nato tutto – spiega lo chef – da un mio incontro con Accursio Craparo. Mi rivedo molto nella sua cucina e ho capito che alcune cose ci accomunano. L’equilibrio dei sapori, il contrasto dei salati, ma soprattutto l’utilizzo di piatti e cibi semplici ed essenziali, con prodotti fortemente legati al territorio, sono alcuni degli obiettivi della nostra serata. Vogliamo proporre e far conoscere una “cucina antica”, i cibi tradizionali, rivisitati in chiave moderna. I sapori antichi vengono esaltati, resi più netti, più palesi, ma l’equilibrio dei sapori è la nota dominante».

Nasce da questo assunto il claim “storia e innovazione” che Sebastiano Lorefice ha voluto proporre per la serata. «Ai miei ospiti – continua – non vorrei offrire solo una cena, ma soprattutto un’esperienza, un percorso degustativo. È il mio contributo, il mio piccolo tassello, per la Vittoria che vorrei: una città capace di coniugare la sua storia, la sua tradizione, proiettandola nella società odierna, con una forte carica di innovazione».

La serata, uno degli eventi di punta di questo primo scorcio d’estate a Scoglitti, proporrà un aperitivo in terrazza, con Ostrica Tonic, Arancinetto con gamberi e mozzarella di bufala, pane cunzatu, spumante Blanc de blanc e l’Ice Ball Negroni, by “Mastro Miscela”, cocktail bar del centro storico di Vittoria. Si continua da seduti con Fish & Fruit, Spaghetti di mare, Trancio di pesce all’acqua pazza, pane e cipolla, uovo a la coque, melanzana e cioccolato. Ci sono i cibi tipici della tradizione siciliana e soprattutto della costa iblea che si proiettano però in una nuova esperienza degustativa con una forte carica di innovazione, con lo sguardo puntato anche sulla valorizzazione dei prodotti locali.

Le portate saranno accompagnate dai vini: Grillo di Mozia di Tasca d’Almerita, Vino Cerasuolo di Vittoria Cos e Diamante Passito Tasca d’Almerita.

accursio-craparoAccursio Craparo, il cuoco “delle due Sicilie”, lo chef capace di coniugare le esperienze culinarie dell’est e dell’ovest dell’isola, gestisce oggi il ristorante «Accursio », stella Michelin nel cuore di Modica. «Come due regioni distanti – spiega Accursio – ognuna di loro ha una propria storia che influenza i riti del gusto: le separano mille contraddizioni, ma le unisce una sconfinata ricchezza della natura che io cerco di custodire tutta, facendole incontrare nella mia cucina».

Food ReLOVution: Scegliere ciò che mangiamo con consapevolezza è un atto rivoluzionario che può cambiare il mondo

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Food relovutionLa Fondazione Prima Spes Onlus organizza presso il Teatro Sociale in sala Bianca, sabato 9 giugno, alle ore 20.30, la conferenza aperta al pubblico e ad ingresso libero, relativa al film-documentario del 2017 “Food ReLOVution”, con il regista, produttore, fotografo e scrittore Thomas Torelli. Al centro del dibattito le conseguenze delle nostre scelte alimentari. I contenuti? Il cibo. La rivoluzione. L’amore (LOV). La consapevolezza.

“Food ReLOVution: tutto ciò che mangi ha una conseguenza” è un coinvolgente e rivelatore documentario che esamina le conseguenze della cultura della carne in vista della crescente preoccupazione per gli impatti sulla salute, sulla fame nel mondo, sul benessere degli animali e sull’ambiente, mostrando come questi problemi globali riguardino tutti e siano strettamente correlati tra loro.

Food ReLOVution esula da qualunque giudizio di fondo e vuole essere una mano tesa verso qualcuno, come stimolo di partenza per una riflessione: è un invito a conoscere, una richiesta di confronto. Quello di cui si parla in Food ReLOVution è il potere rivoluzionario del cibo, con un accento sulla parola “LOV”, che allude a una rivoluzione di pace, di amore, di compassione e di empatia, oltre che di cambiamento: Food ReLOVution ci ricorda che abbiamo il potere di cambiare le cose se lo vogliamo davvero, cominciando da noi stessi e dalle nostre scelte quotidiane.

Il film si avvale del contributo di personalità autorevoli e stimati professionisti: Carlo Petrini, gastronomo, fondatore e presidente di Slow Food, associazione internazionale no profit impegnata a ridare valore al cibo, nel rispetto di chi lo produce, in armonia con ambiente ed ecosistemi; Frances Moore Lappé, scrittrice e attivista statunitense che si occupa di politiche alimentari e democrazia; Franco Berrino, medico, patologo, epidemiologo e coordinatore del progetto DIANA, sulla relazione tra alimentazione e tumori; James Wildman, attivista ed educatore alla compassione per la Fondazione per i Diritti Animali della Florida; Marilù Mengoni, biologa nutrizionista, dottoressa in psicologia e membro del Comitato Scientifico di AssoVegan; Noam Mohr, professore di fisica ed esperto di cambiamenti climatici e riscaldamento globale; Peter Singer, definito “il più influente filosofo vivente” e considerato il “profeta della liberazione animale”; T. Colin Campbell, medico, per 40 anni in prima linea nella ricerca nutrizionale; Thomas M. Campbell, medico e direttore di un’organizzazione no profit che si occupa di promuovere un’alimentazione ottimale attraverso l’educazione scientifica; Vandana Shiva, scienziata, ambientalista e attivista indiana, che da anni si batte per la tutela della diversità biologica.

Dalle note di regia: Food ReLOVution nasce dall’incontro di due parole, consapevolezza e amore, ed ha la pretesa di fornire strumenti necessari a chi è abituato a mangiare carne senza preoccuparsi delle conseguenze. Bisogna sfatare il tabù che il comportamento del singolo non influisca sul totale. Ogni goccia smuove il mare. Ogni comportamento è importante ai fini del risultato. In un momento come quello attuale, anche solo fare la spesa in maniera consapevole, sapere cosa si compra e cosa si mangia, è il primo importantissimo passo verso un mondo migliore. Perché il mondo cambia se prima cambiano le persone, partendo dai piccoli gesti quotidiani.