Master Chef Italia sbarca nel tempio di Slow Food: e sui social esplode la polemica.

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masterchef_italiaLa brigata di Master Chef nella puntata di giovedì sera in onda su Sky Uno ha varcato la soglia della cucina più etica e per certi versi più rigorosa d’ Italia, ovvero quella dell’ Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, in una frazione di Bra, Cuneo. L’unica università al mondo del suo genere, la cui mission è quella di formare gastronomi competenti votati ad una cucina etica, ecosostenibile e di altissima qualità. In una parola, all’eccellenza.
Il triumvirato composto da Bruno Barbieri, Carlo Cracco e Joe Bastianich ha portato davanti ad una giuria composta da sei membri i quattro semifinalisti della kermesse culinaria che in Italia tiene banco ormai da tre anni, tra polemiche e consensi. Tra i giudici della gara: il Rettore Piercarlo Grimaldi e il prof. Nicola Perullo dell’UNISG, Roberto Burdese, Cinzia Scaffidi e Olivia Reviglio di Slow Food e Oscar Farinetti, patron di Eataly e in odor di ministero.
master-chef-1024x419Ma la polemica non tarda ad arrivare: per qualcuno è stato violato un tempio, per altri ci si è svenduti per denaro, per altri ancora invece l’occasione è stata ottima per far conoscere l’ UNISG in Italia ad un pubblico decisamente numeroso. Ma il precedente di notevole peso è recente : solo una manciata di giorni fa infatti Carlo

petriniPetrini, fondatore di Slow Food e dell’ Università di Pollenzo, aveva tuonato contro gli show coking e contro la “casta” degli Chef. Rispetto a MasterChef si era rivolto ad uno dei tre Chef in particolare, Joe Bastianich, stigmatizzando alcune apparizioni dello Chef in spot pubblicitari.
Gianluca Morino, Presidente del’Associazione Produttori del Nizza, Socio fondatore dell’Enoteca Regionale di Nizza nonchè proprietario della Cascina Garitina, è molto “arrabbiato” per questo “gemellaggio “ MasterChef Unisg e, per estensione, Slow Food.

Morino, può spiegarci il suo punto di vista?

morinoCome ho scritto sui social, sono molto arrabbiato perché non si possono mescolare, in maniera così leggera, etica e progetti diversi additando scuse banali come quella della visibilità. Slow Food ha davvero bisogno di “quella” visibilità? Non è capace di ritagliarsi la propria? Ha davvero bisogno di psuedo “personaggi” per farsi notare dal grande pubblico? Poi tra i giurati hanno addirittura messo il nuovo Messia del Made in Italy, se mi dite a cosa serviva e, soprattutto, se ne aveva le competenze…

Carlo Petrini era stato molto categorico, quando aveva definito “spadellatori in tv” tutti quegli chef che, a vario titolo, impazzano su ogni canale televisivo: lei cosa ne pensa?

Sono assolutamente concorde con Carlin. Dopo una iniziale visibilità data alla cucina italiana è giusto riflettere sull’utilità di certe trasmissioni e soprattutto riflettere sui contenuti. La Cucina Italiana (maiuscola) non ha bisogno di certi spadellatori ma di gente seria e preparata, la cucina è una cosa seria ed è stata la culla della nostra civiltà ed ora ci aiuta a tramandare e difendere le ricette storiche ed una fetta del nostro passato.

Per alcuni quasi un tempio violato, per altri una buona fonte di pubblicità per portare alla conoscenza del grande pubblico non soltanto l’Università, ma i prodotti, i presidi e molti nomi di altrettanti produttori. Lei è un produttore: non si sente lusingato dal fatto che magari in diversi milioni ieri sera hanno “conosciuto” il suo prodotto senza che lei abbia mosso un dito o sborsato un euro?

oscar-farinetti-eatalyIl mio prodotto in maniera molto ma molto indiretta forse. Se poi a rappresentare il mio prodotto mi mettete un certo Oscar Farinetti, beh allora la frittata è fatta. Il mio prodotto come quello dei colleghi non ha certo bisogno di pseudo trasmissioni o pseudo personaggi. Ha solo bisogno di persone serie, coerenti e che sappiano comunicare i contenuti veri della nostra terra.
Oscar Farinetti NON rappresenta certo il mio mondo, anche se lui se ne vuole arrogare il diritto, lui al massimo rappresenta la sua azienda ed il suo business. E’ tanto difficile chiamare le cose con il loro nome?

Da cosa nasce, secondo lei, la moda dilagante di cucinare in Tv? Una formula vincente ormai da diversi anni..

Nasce dal gran seguito che ha creato il cibo sia in Tv sia sui blog e sui giornali. Ripeto questo successo è positivo, almeno nella parte iniziale, poi però bisogna crescere e fare le cose serie e non solo con lo scopo di rincorrere popolarità e share.

Carlo Petrini: inversione di rotta? Come se lo spiega?

slowQuanto conta il denaro nei tempi moderni? Tantissimo. Questa solo l’ennesima dimostrazione.
A me dispiace solo per tutte le aziende come la mia che in Slow Food hanno creduto fin dall’inizio della sua nascita soprattutto perché sono piemontese. Aziende che hanno investito in Slow Food e nelle sue iniziative e che ora si sentono traditi, anche solo per una trasmissione. Il Sig. Gariglio (curatore della guida Slowine, nda ) su Facebook commentò in maniera ironica il mio post chiedendomi se un solo evento avrebbe potuto inficiare i rapporti tra produttori e Slow Food.
Non ho ancora dato risposta in quanto ho bisogno di tempo per rispondere in maniera moderata e razionale, ho bisogno di “digerire” bene la situazione.

Quanto conta secondo lei l’identità enogastronomica di ogni singola regione?

morino3L’identità regionale diversa è la risorsa più grande che abbiamo e la dobbiamo difendere a denti stretti senza che nessun altro “muoro” ci speculi sopra per poi diventare appetibile per alcuni spot pubblicitari.

E questa identità come esce da questi Cooking Show, a suo avviso? Rafforzata o screditata?

Screditata non saprei ma per nulla rafforzata, tanto non è la centralità della trasmissione. Non servono gli show per comunicare queste risorse. Servono persone vere con contenuti di livello. Lo show come è fatto rimarrà sempre tale, lo show non educa, non fa crescere lo spettatore ed anzi lo rende succube. Basta legegre i post sui social che vengono scritti durante le serata. Di reale pessimo livello. Noi abbiamo bisogno di educare il consumatore al gusto, alla qualità ed aiutarlo a riconoscere queste cose. La nostra risorsa più grande è il consumatore, quando lo capiremo?
Quando noi produttori vorremo stoppare il calo dei consumi di vino in un paese come l’Italia?

Alessandra Verzera

 

Foto: Web e unisq.it

1 commento

  1. Non so se farinetti “rappresenta” i prodotti di morino, non mi importa, so, senza ombra di dubbio che per la promozione del food ha fatto di più farinetti in 3-4 anni che la regione piemonte, le province e tutte le varie associazioni. E questo soprattutto all’estero.

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