I G.A.S.(ati) del biologico

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pomodoribioSe guardiamo alle nostre spalle, immagini di campi coltivati si tratteggiano come icone di quella vita campestre e sana che oggi appare come vago ricordo. L’essere cittadini diventa un must, anche per chi provenendo dall’entroterra decide di stabilirsi in pieno caotico andirivieni di frenetica attività.Sempre più persone si voltano indietro, rimpiangendo e rincorrendo un passato troppo vicino per essere dimenticato, tentando di ritagliarsi un angolino di salubre scelta di vita e di approccio al consumo.

Nascono così i gruppi di acquisto solidale, da qui l’acronimo G.A.S., gruppi in genere omogenei di persone: individui facenti parte di una stessa categoria sociale, lavorativa, appartenenti ad una stessa cerchia di conoscenze o semplici fusioni di famiglie, condomini interi talvolta, che si aggregano per responsabilizzarsi verso il mangiar sano, il mangiar biologico, il rinnovato gusto per quella stagionalità perduta nei meandri delle serre.

La solidarietà è globale, in questa scelta d’agire, e si rivolge non solo al tipo di acquisto ma anche al venditore. Viene ridata attenzione alle piccole realtà locali, aziende che tentano di sbarcare il lunario in tempi di crisi, verso ogni tipo di interesse umano come le calzature piuttosto che le vacanze. Non solo food, nell’andare a tutto gas.

Si tratta di vere e proprie associazioni di consumatori, con tanto di statuto depositato, che si rivolgono direttamente ai produttori saltando la filiera che segue la trafila “produttore-grande distribuzione-distribuzione al dettaglio- acquirente”. Si acquista bene, coscienziosamente, avanzando il rispetto per le cose e per le persone, per i luoghi di appartenenza e sborsando meno soldi per una maggiore qualità dei prodotti e dell’esistenza intrappolata per scelta nelle città. Nascono i mercatini con le tende gialle, a richiamare l’attenzione verso prodotto ortofrutticoli bio, nascono i momenti di incontro, i punti di aggregazione, i G.A.S., i contatti con le aziende (agricole, di pellame, agrituristiche, lattiero-casearie), si organizzano visite e racconti volti a responsabilizzare con una spinta propulsiva che parte dalla base e si estende a macchia d’olio: noi siamo ciò che mangiamo!

L’idea è quasi vintage, nasce in Italia nel ’94 e in soli tre anni diviene una realtà che collega la penisola da nord a sud in una rete di gente che raccoglie consensi. Si stila una guida per indirizzare il consumatore al consumo critico, si fa squadra, sostegno ai piccoli imprenditori che rischiano oscillazioni di mercato dai forti scossoni e poi le famiglie, i G.A.S., divengono grossisti loro stessi: il portavoce compra poi distribuisce, fornendo una valida alternativa alla passività che travolge l’individuo innanzi a scaffali di supermercato e banchi intrisi di marketing e trovate pubblicitarie.

 

Questo non vuol dire però risparmiare a tutti i costi. L’acquisto solidale non nasce dalla spinta economica, ma dalla voglia di rispetto per l’ambiente, la salute, il lavoro umile e talvolta malpagato, rispetto per tutto ciò che la globalizzazione tende a livellare. Attualmente nel nostro paese sono censiti oltre 750 G.A.S. e la rete che li tiene in piedi consente una facile diffusione delle informazioni. Si stilano liste di aziende da contattare e si istaurano rapporti fiduciari, dettati dalla nuova conoscenza e talvolta da stima e amicizia, tra venditore e compratore mentre la soddisfazione cresce, da entrambe le parti, e la merce diviene non più mero scambio ma il frutto generato dall’istaurarsi di relazioni umane. Il G.A.S. ha prerogative imprescindibili, esso è piccolo, locale, solidale, aggrega comunione di volontà e vedute, voglia di ritrovare gusto, onestà, sana semplicità, trasparenza di prezzo e di sostanza.

Gruppi di Acquisto Solidale – Rete nazionale di collegamento dei G.A.S.: http://www.retegas.org/

Tiziana Nicoletti

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