Editoriale. Il Bar Mazzara spegne le macchine del caffè: quando la crisi ruba anche i ricordi ed un pezzo di storia.

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mazzaraIl Bar Mazzara di via Generale Magliocco è nei ricordi di tutti. E’ nei ricordi miei di quando, bambina in un mondo che era più piccolo e per molti versi migliore, andavo con mia madre ad aspettare mio padre che, ancora fresco di laurea,  lavorava alla Direzione Generale dell’allora Banco di Sicilia, proprio li in Piazzale Ungheria. Quando il papà finiva la sua giornata di lavoro lui e la mamma mi prendevano per mano, ed io sapevo che si avvicinava il momento della brioche con la panna. .La panna buona, quella presa con la paletta da dentro una vaschetta d’acciaio: fredda, da sembrare quasi gelato. Ci arrivavo facendo un salto ogni tre passi, accompagnato dai miei che scadivano ” eeeeeeeeeee, hoplà!”. Il sapore imperituro , l’odore ed il rumore dell’infanzia e dei giorni belli ed anche buoni.

mazzara4Mi ricordo anche che sotto i portici, ma dal lato prospiciente la via Mariano Stabile, durante il periodo natalizio venivano allestiti scenari festivi per i bambini: la foto in un qualche presepe o in una grotta piena di colori era d’obbligo. E  poi era altrettanto d’obbligo comprare le “paste” e portarle dai nonni, che attendevano per pranzo. Improvvisamente mi tornano in mente anche il mio cappello di pelouche con i pom pom e il mio cappottino blu di panno Lenci pesante: una chiccheria, insieme alla folgorante bellezza di mia madre e all’allegria di mio padre, che in quel periodo aveva deciso di farsi crescere la barba.

patataStranamente ricordo le “Patate” ( semisfere di Pan di Spagna farcite alla crema e poi rivestite di pasta reale colore cappuccino e con alcuni pinoli conficcati qui e li) e le Maria Stuarda ( crostate di frolla con frutta candita triturata al posto della marmellata). Proprio poche settimane fa, nel corso di un appuntamento di lavoro, ho fatto un salto indietro di 45 anni, ed ho rimangiato dopo tempo immemore, sia una Patata che una Maria Stuarda, dopo avere sgranato gli occhi forse proprio come quando ero bambina. Quelle paste in città infatti non le fa più quasi nessuno.

Quel bar era li da qualcosa come 105 anni: un numero enorme di giorni, di ore, di ordini, di sorrisi e di “grazie e arrivederci”, di scontrini, di brioches con la panna, di Patate e di Maria Stuarda: e delle  classiche ed ormai forse agèe fette di torta, senza americanismi. Nessuna “cake” : solo “fette di torta”, sic.

maria stuardaE’ stato luogo di aperitivi, di appuntamenti, di corteggiamenti, di incontri d’affari, di pettegolezzo, di pausa shopping: è stato un pezzo della storia di Palermo, del centro buono: di quando ogni tanto ci si concedeva un capriccio de La Botteguccia e di quando Dell’ Oglio era l’unico negozio di abbigliamento maschile d’elite, seguito a ruota da Carieri che, peraltro, sta tirando giù le saracinesche per sempre.

E’ stato il posto in cui, non più tardi di un mese fa, raccontavo a mia figlia, “reduce” dalla bolgia di H&M, di quando sua madre era bambina e di quando aveva ricevuto la prima Barbie: la prima delle tante invasioni americane e quando ancora non c’era Ken, ma l’amica di colore Christie.

Mi ricordo il 1970 e il periodo dell’ austerità: alla domenica non si circolava in auto e le strade erano il regno dei tricicili e delle macchinine dei bambini. Noi si andava in carrozza, a mangiare qualcosa al Bar Mazzara.

mazzara2E’ ferale la notizia della chiusura di questo bar. L’annuncio ufficiale dell’ AU Giuseppe Glorioso per la città è un lutto: si chiude e scatta il licenziamento collettivo: la nuova gestione, dopo vari tentativi di rilancio, si arrende e getta la spugna. Gli ultimi tre anni, scanditi dalla crisi, hanno prodotto un decremento nel volume di affari di ben il 38%: troppo per resistere oltre. E’ la fine di un’epoca, la cesura con il passato. E’ insopportabile pensare che anche questo caposaldo della vecchia Palermo, che ha attraversato il Liberty, la Belle Epoque ed il Decò passando per il boom e per la crisi, non ce l’abbia più fatta a reggersi. E’ sconvolgente pensare che 32 padri e madri di famiglia vadano a casa, attaccando le loro livree al chiodo. E’ una follia pensare che una pietra miliare della vita palermitana muoia nel silenzio e nell’indifferenza, e che nessuno intervenga per un salvataggio in extremis. Io non sono un amministratore e non ho alcun ruolo pubblico: ma esiste il Comune ed esiste la Regione.

mazzara3Ecco, io credo che in casi come questo, in cui non si tratta di salvare un cappuccino e un cornetto, ma un vero e solido pezzo di storia cittadina, le istituzioni dovrebbero muoversi ed intervenire.E invece ci limitiamo all’ “amarcord”: ci si commuove un po’, si rivede in slow motion il film di una vita, si risentono le voci delle persone amate ed anche di quelle che sono andate via, ma tutto finisce li: fino a che ci si inizierà a chiedere ” chissà cosa aprirà in quel locale al posto del Bar”. Forse un ennesimo negozio di “pezze”, che definirlo abbigliamento sarebbe un eufemismo. Forse saranno pezze cinesi o fintamente americane. Ed inizierà una nuova storia, che però non attraverserà il secolo. Forse neppure il decennio.

 

Alessandra Verzera

Le foto dei dolci in questo articolo sono della Pasticceria Magrì

http://www.pasticceriamagri.com/

 

 

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