Negli ultimi anni sono comparsi, ed aumentati esponenzialmente, i programmi televisivi dedicati alla cucina, agli chef – professionisti o aspiranti – alla vita nelle cucine, ed anche un paio di canali tematici. Da La Prova del Cuoco a Master Chef, le trasmissioni televisive non si contano ormai più, sebbene ad alcune spetti di diritto la palma della prima, della migliore, della più longeva. Dolci, competizioni. Primi piatti, competizioni. Gare, esclusioni, lacrime, tripudio.Torte mastodontiche, competizione. Cuochi a sorpresa, competizione. Cuochi casalinghi, competizione. Giudici, critici, giudizi, critiche Ma, prevalentemente, negli edulcorati mondi degli studi televisivi, tutto è gioioso, zuccheroso, caramellato, mellifluo. Esattamente come in pubblicità, laddove una nota famigliola che mangia instancabilmente biscotti e fette biscottate, è diventata ormai un luogo comune che spesso adoperiamo indicando coppie felici, famiglie belle e affiatate. O altri spot in cui i piatti fanno l’amore con le pentole. Sono però confortanti specchi deformanti dato che la vita vera è una questione leggermente diversa e assai più complicata. Ben lo sanno i pubblicitari, che si sono adeguati ai tempi rompendo con la logica melensa del “perfetto ad ogni costo” o, peggio, del politically correct . Ma partiamo dal film, per arrivare poi a due tra i tanti spot di importanti aziende che mi hanno positivamente e particolarmente colpita. “Burnt” è la storia controversa e tormentata di uno Chef stellato, Adam Jones, che lotta per per riconquistare le sue tre stelle Michelin dopo aver devastato la sua carriera e perso il suo tristellato ristorante parigino a causa della sua arroganza , di un grave problema di dipendenza e di varie altre spigolosità caratteriali. Nel nuovo video, rilasciato dalla Weinstein Company, vediamo tornare Adam Jones a Londra a cercare di rimettere a posto le cose con le persone che lo avevano aiutato ad arrivare al successo la prima volta e che vorrebbe accanto nella sua nuova avventura. Ma il successo è fatto di gioie e dolori, e lo chef dovrà fare nuovamente i conti con il suo passato. Qui una breve clip del film : https://www.youtube.com/watch?v=HXaff0PpszM «Non voglio che il mio ristorante sia un posto dove la gente viene e mangia. Voglio che la gente si sieda al proprio tavolo e che stia male dal piacere» afferma Jones nel video. E del successo, conquistato e perso, dice con amarezza: «Forse lo volevo così tanto che quando l’ho raggiunto non sapevo come tenermelo» Burnt è una storia emozionante sull’amore per il cibo, l’amore tra due persone e la forza di una seconda possibilità voluta fortemente. Ma soprattutto è il volto vero, o meglio uno dei volti veri, di ciò che si consuma in una cucina professionale, specie se ad alti livelli: tensioni, paure, pressione, ambizione, frustrazione. Ma è, più in generale, il volto di ciò che si consuma nella vita di ogni giorno di tanti esseri umani e dei tanti ostacoli che si frappongono tra chi ambisce e l’ambizione, tra chi insegue il successo ed il successo stesso. Tra chi consegue e chi invece perde.
Tra chi si lascia sopraffare e chi tocca il fondo per risalire. L’impressum del film recita ” Mai sottovalutare un uomo che non ha niente da perdere“: ed è dalle sue stesse ceneri che lo straordinario chef risorgerà, Araba Femice ancora con un grande potenziale ma, soprattutto, con una voglia spasmodica di tornare a risplendere per sè stesso e per gli altri. L’ambizione è il tratto pregnante del film. Un’ambizione che però perde cinismo e spigolosità quando si incontra con l’amore, che tutto ammorbidisce e riporta ad una dimensione di umana vulnerabilità. Un film ben realizzato che val la pena di vedere anche per via di un bel cast tra cui Bradley Cooper, nei panni di Adam Jones, Emma Thompson, Sienna Miller , Uma Thurman e Riccardo Scamarcio, magistralmente diretti da John Wells.
E adesso i due spot del 2015 legati in qualche modo al mondo del food, che ho più amato e che offrono all’utente, e fruitore finale dei prodotti, uno spaccato della vita quotidiana in circostanze e situazioni che si distaccano definitivamente dai clichè del bon ton, dei sorrisi H24 e delle grandi armonie sempre e comunque. Spot, frutto di menti geniali, che avvicinano l’utente medio al prodotto, consentendogli di identificarsi in esso anche se in casa non ha piatti che fanno l’amore con le pentole e se all’ora della colazione magari in casa esplode una lite e non cinguettano passerotti nè scorrono limpidi ruscelli.
Finish ha abbandonato almeno temporaneamente il clichè Abatantuono con il suo accento forse ormai un po’ troppo datato, per dar spazio a situazioni anche grottesche ma vere, in uno spot che contrappone la nascita alla morte, il matrimonio al divorzio, con ironia, mettendo in stretta correlazione le tappe della vita di ognuno di noi. Ecco lo spot https://www.youtube.com/watch?v=oNC_fm1te4M Che dire? Trovo che sia perfetto, nella assoluta normalità di una protesi dentro ad un bicchiere e di un accumularsi di tazze alla scrivania di chi lavora facendo le ore piccole: laddove, ed è vero, l’esistenza di qualunque essere umano è puntellata di piatti e stoviglie.
Come di piatti e stoviglie è puntellata la scintillante attività di Alessi, azienda leader produttrice di articoli casalinghi top di gamma che ha sempre mantenuto, almeno negli ultimi trent’anni, un sano distacco dal mondo della pubblicità televisiva. Il 2015 segna una svolta per l’azienda di Omegna, che si propone al grande pubblico con uno spot che ha destato non poche critiche e non poche polemiche e che propone alcuni dei prodotti iconici in una chiave assai diversa e, per certi versi, inaspettata. Una bellissima casa, già di per sè di grande design, in cui una coppia litiga. Si, perchè le coppie – signori miei – litigano, ben lungi dal passare la vita a spalmare burro e marmellata sulle fette biscottate o ad inzuppare biscotti nel cappuccino passeggiando sognanti con i panierini colmi di fiori su eterni prati verdi. Così dalla feconda ed originale creatività dell’agenzia Lorenzo Marini Group, nasce uno spot geniale, vero e veritiero che, sia pure in chiave caricaturale e con una carrellata di prodotti in slow motion, rappresenta una delle realtà della famiglia, italiana e non: il litigio. Del litigio al di la del benessere economico, della bella casa e degli oggetti di stile e di design . Singolare, nello spot di Alessi, che sia l’uomo a tentare di preservare alcuni degli oggetti che gli vengono lanciati contro. Anche in questo dettaglio una chiara inversione di tendenza, che mette tutti sullo stesso piano. Non più solo la donna a curarsi degli oggetti di casa. Trovo che questo spot, come nessun altro almeno per quest’anno, sia assolutamente impareggiabile. Lascia vagamente spiazzati, forse basiti: forse qualcuno riesce addirittura a rimanerne scandalizzato. Ma sono trenta secondi di vita vera e di ordinaria normalità. E di normalità c’è sempre un disperato bisogno: anche laddove , ormai lo sappiamo, la normalità rappresenta l’ultima frontiera della trasgressione. Qui lo spot di Alessi https://www.youtube.com/watch?v=dDCtk9Ir-zM
Alessandra Verzera
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