Due fratelli portati in processione: Santi, medici , guaritori e ballerini

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La festa dei Santi Cosma e Damiano, immutata nel tempo, allegra come tutte le processioni che tra sacro e profano narrano tradizioni, si svolge l’ultima domenica di Settembre in una deliziosa borgata marinata di Palermo. A Sferracavallo i fratelli, medici e guaritori, ondeggiano danzando sulle teste dei presenti, tra pioggia, sprazzi d’ilarità, bimbi protesi a baciare statue e fazzoletti utilizzati per tergere lacrime di tempo (Ti.Ni.)

 

Ci ritroviamo in piena esultante e bagnata festa, pioggerella incessante eppur non fastidiosa, bagna ombrelli, visi protesi e santi danzatori. Devoti in corteo, vestiti di bianco, un candore spezzato da fazzoletti rossi intorno a gola e fianchi e da piedi neri: tradizione vuole scalzi coloro che anticipano i Santi, si pensa fossero gemelli, medici e protettori della borgata marinara di Sferracavallo. A Loro è attribuito il potere di guarire ogni male, così bimbi di ogni età vengono protesi a baciar le statue e fazzoletti di donna vengono usati per asciugare lacrime di pioggia dai volti giovani dei due Santi. Soldi in devozione, preghiere in orazione e un’andatura raggiante di salti, tamburi, campane festaiole, Cosma e Damiano sussultano senza posa sul loro altare improvvisato e ondeggiano come ondeggia la folla ai loro piedi.

Piedi calzati da calzari, scalzi quelli dei congregati. E mentre il molo profuma di mare, il pesce profuma di spezie, le tavole sono imbandite per un pranzo domenicale, alle 14 in punto dalla chiesa parte la scia che percorre strade principali e laterali, tutto il paese inondato da fazzoletti rossi e mani protese a lanciare baci alla “vara” (altare mobile su cui vengono condotte le due statue).

Caramelle di ogni tipo, le prime castagne che si fanno caldarroste, mele rosse di zucchero colorato o lusinghiere di cioccolato colato, semenza – semi di zucca salati – calia – ceci tostati  – e noccioline. Porchetta, panini o pasta con i ricci, sarde a beccafico, cicirello fritto caldo e gustoso. Tutto a contornare il giorno di festa che onora i Santi patroni di marinai e pescatori. E tra bancarelle e risacca di mare, illuminazione stradale e alborata a svegliare, prende piega una festa che serve a connotare la borgata: Sferracavallo è conosciuta sia per la grande presenza di ristorantini di mare, sia per la processione “ballata” dei Santi patroni.

Cosma e Damiano, protettori degli infermi, sono cercati da tutti i fedeli e chiesti in visita nelle case, così, nel breve tempo in cui deve consumarsi una processione, l’unico modo per accontentare tutti i richiedenti, nell’avere visita dei Sacri, è correndo a passo di musica trasportando i simulacri dei due medici protettori. Ed in questa corsa, i fratelli sembrano ballare, sorridere, sembrano ancheggiare sulle teste dei fedeli e sembrano dir la buona novella: state allegri, il malanno passerà perché gente allegra il cel l’aiuta; così, tutti gli anni in Settembre, nell’ultima domenica del mese.

I simulacri portati in processione, a Sferracavallo, risalgono al 1840 – anno di acquisizione delle due statue in legno modellate da ignoto artista – e raffigurano i due giovani fratelli con la classica vesta da medico, sandali ai piedi e mani occupate, recano sulla sinistra un cofanetto per gli unguenti e sulla destra un ramo di palma a simboleggiare l’immortalità. In processione vengono issati su una portantina azzurra, come il mare, e solo il suono di campanellini detta il tempo per correre, ballare, ascoltare lacrime e ringraziamenti o per sostare e riposare.

Le fonti storiche attestano la Loro presenza sulla terra intorno alla metà del III anno, di origini arabe essi esercitavano il loro mestiere di medici – operando prodigiose guarigioni – senza percepire o richiedere pagamenti (ne in denaro ne in altro genere di favori – seguendo il precetto: Gratis accepistis, gratis date ovvero “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”), forse per via della loro salda fede Cristiana, alla quale li aveva istruiti la madre, la stessa per la quale furono perseguiti e immolati sugli altari delle divinità romane.

Si narra, seppure le fonti sono notevolmente discordanti, che tra i martiri subiti ci fosse il tentativo di annegamento in mare e di come invece, pur immersi nelle acque, riuscirono a salvarsi (morendo, in seguito, decapitati) riemergendo sulla superficie del mare danzando. Da qui una delle possibili motivazioni che spinge l’odierna processione a procedere correndo, saltando, danzando gaia e festante. E sempre da qui il motivo per cui li vedrebbe patroni di marinai e pescatori, e per la loro professione invece protettori di tutti i malanni e patroni di medici, chirurgi e farmacisti.

La chiesa greca usava definire Anàrgiri (dal anargyroi, “senza denaro”) i Santi che esercitando la professione di medico, operando miracoli e guarigioni, non percepivano compenso. E con tale termine sono conosciuti i fratelli Cosimo (Cosma) e Damiano, martiri cinque volte per via di tutte le torture che l’umano sentire del tempo è stato capace di regalare. Sarebbero felici oggi di sapere che i Loro nomi si accompagnano a balli ed a osannare?

Tiziana Nicoletti

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