TORINO, PRESENTATA LA IX EDIZIONE DEL “SALONE DEL GUSTO”

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Si svolgerà dal 25 al 29 ottobre prossimi e per la prima volta vedrà il matrimonio con la rete di Terra Madre. Un’edizione da record: oltre 70 mila metri quadrati dedicati agli espositori italiani e internazionali. A legarli il filo rosso dello sviluppo sostenibile (F.Co.)

È giunto ormai alla sua nona edizione il Salone Internazionale del Gusto di Torino. Ma, in un certo senso, quella del 2012 sarà una prima volta: non era mai successo, infatti, che la fiera venisse unificata con Terra Madre, la rete mondiale che racchiude le comunità del cibo presenti in oltre 250 paesi. Il risultato? Quella che è stata presentata al Lingotto Fiere e si svolgerà dal 25 al 29 ottobre prossimi sarà una manifestazione senza precedenti sotto l’aspetto dei numeri: oltre 70 mila metri quadrati (il più grande evento fieristico di tutto il Piemonte), oltre 1000 espositori provenienti da 120 paesi (compresi 300 presidi Slow Food) e 200 eventi collegati tra laboratori del gusto, teatro del gusto, incontri con gli autori e appuntamenti a tavola.

Ma, come spiega il deus ex machina Carlin Petrini, il significato del Salone Internazionale del Gusto va oltre i record di cifre. «La riuscita dell’evento non è nel suo successo numerico, ma nella sua capacità di segnare la strada per il futuro – ha spiegato nel corso del suo intervento a conclusione della conferenza stampa. Viviamo in un momento epocale in cui non pagherà più la quantità, ma la qualità a 360°. Si impone a tutti un governo del limite, anche tramite un’educazione alimentare: in altri termini, una riduzione dei consumi che può essere però anche una riqualificazione. Questo aspetto, che passa anche per il rafforzamento del territorio e delle economie locali, è al centro di tutta la comunicazione del made in Italy alimentare. E infatti il successo di questo evento in un periodo di crisi è dovuto alla sua vocazione internazionale, che permette di visualizzare i trend globali a livello agricolo».

La prima parola chiave dell’edizione 2012 del Salone sarà dunque la sostenibilità. Il cibo, come ricorda il sottotitolo dell’evento, sta già cambiando il mondo, ma sarà in grado di farlo in una dimensione ancora più imponente e più rapida se i consumatori e i cittadini (in primis, ovviamente, i visitatori della fiera) sapranno fare scelte consapevoli. Per illustrare questo cambiamento epocale è intervenuto alla presentazione il presidente della Società Meteorologica Italiana, Luca Mercalli: «Da sempre la produzione del cibo è influenzata dal clima, ma da qualche decennio accade anche il contrario – ha raccontato. Oltre il 15% delle emissioni mondiali appartiene alla filiera del cibo: stiamo consumando le risorse del pianeta. Quello che Slow Food intende fare è insieme mitigare il cambiamento climatico ma anche trovare un’alternativa grazie alle energie rinnovabili e alla filiera corta. Insomma, una dieta che permetta di curare le malattie della Terra, ma allo stesso tempo di mangiare meglio». E siccome il Salone vuole dare il buon esempio, si impegnerà direttamente per ridurre il proprio impatto ambientale: l’obiettivo è di ridurre del 70% quello registrato nel 2006.

Questi temi, di scottante attualità, saranno quelli proposti dalla sezione Terra Madre, lanciata nel 2004 e fino al 2010 aperta solo ai delegati. Ad ospitarla sarà l’Oval del Lingotto, dove troverà spazio un’esposizione internazionale dei piatti che caratterizzano la cultura dei vari continenti. Un viaggio ideale alla ricerca delle origini dei prodotti, insomma, in cui la parte del leone la farà l’Africa, alla quale verrà dedicato un grande orto da 400 metri quadrati per coltivare i vegetali tipici del Continente Nero. Il Salone Internazionale del Gusto più propriamente detto, invece, confermerà la sua struttura fisica rivelatasi vincente nelle scorse edizioni: i padiglioni 1, 2 e 3 saranno infatti dedicati agli espositori italiani, organizzati (come nell’ultima edizione) per regioni. Ogni area regionale approfondirà a sua volta un singolo tema, dalla cooperazione agricola dell’Emilia Romagna al grano e l’olio della Puglia. Contemporaneamente all’evento si terranno poi altri momenti di grande rilevanza, come il congresso internazionale di Slow Food con i suoi 650 delegati e il lancio della nuova cosiddetta “etichetta narrativa”, che racconti, a differenza di quella imposta per legge, i dati che realmente interessano il consumatore.

«Il Salone ha subito un’evoluzione straordinaria, grazie all’entusiasmo di Carlin e della sua squadra – ha commentato Giuseppe Lavazza, storico sponsor e sostenitore dell’evento. E ci ha insegnato anche ad aprirci al confronto con temi complesso che riguardano la sostenibilità del nostro processo industriale, valorizzando le comunità locali. Questo evento ha messo un piccolo seme che negli anni è germogliato nell’attenzione delle più grandi e importanti imprese. Il loro coinvolgimento rappresenta una grande opportunità». Anche per il territorio torinese, infine, il Salone Internazionale del Gusto rappresenta una ricchezza fondamentale, la cui ricaduta una recente ricerca ha stimato in 65 milioni di euro. Non è un caso, infatti, se le istituzioni locali hanno fatto a gara ad assicurare il loro sostegno.

«È un evento che ha caratterizzato il profilo nuovo di questa città e insieme cambiato il modo di pensare al cibo, all’alimentazione, alla vita all’insegna della sostenibilità – ha dichiarato il sindaco di Torino, Piero Fassino. Un grande evento culturale e sociale, animato da un personaggio come Carlin che io definisco come un vero e proprio filosofo, visto che ha inventato un nuovo pensiero sul cibo che prima di lui non esisteva». Gli ha fatto eco il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota: «Nonostante i tagli, collaboriamo in maniera convinta a questo progetto, che per noi è prioritario in termini di investimenti. Il cibo è una parte importante dell’orgogliosa storia del Piemonte e insieme della nostra economia. Le potenzialità del territorio sono grandi se si pensa nella direzione del prodotto di qualità e anche della creazione di posti di lavoro, accorciando la filiera».

Fabrizio Corgnati

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