A giudicare dal nome potrebbe sembrare l’ultima trovata radical chic, un brindisi audace figlio dell’ultima tendenza stagionale. E invece un occhio attento o, di più, un fine palato riconoscerà in un calice di “icewine” la leggerezza di più di duecento anni di storia. Parliamo di una varietà di vino molto particolare
La procedura di lavorazione dell’Icewine ha sfumature affascinanti, che affondano le radici delle prime viti da cui prese per la prima volta forma nella Germania di fine ‘700, per poi trovare la sua seconda giovinezza nel 1983 dall’altra parte dell’oceano, in Canada, a due passi dalle celebri cascate del Niagara. La particolarità che rende unico nel suo genere questa tipologia di vino da dessert sta come detto nella lavorazione, ma anche nella geografia climatica del luogo dov’è prodotto. Abbastanza mite in estate, rigidamente freddo in inverno. In una parola, il Canada. Per produrre dell’ottimo Icewine degno erede della tradizione delle valli di Wurzburg, c’è difatti bisogno di una temperatura di almeno 8 gradi sotto lo zero, sufficientemente costante e oscillante tra i 10 e i 13 gradi sotto lo zero. In questo modo si garantisce il congelamento dei grappoli sulla vigna, che concentra tutti i componenti del mosto e trattiene zuccheri e profumi. La vendemmia, una volta che l’uva è pronta per essere raccolta, deve avvenire alle prime luci dell’alba, per permettere la lavorazione del mosto a temperature che non devono provocare sensibili cambiamenti all’uva, cui succo contenuto negli acini deve rimanere in cristalli di ghiaccio.
Il risultato? Una miscela di zuccheri naturali e di intensi profumi, un dono raro regalato dalla magia dell’inverno canadese, come recita un detto popolare. Una resa, va puntualizzato, che è molto bassa e questo fa sì che si possa parlare di vino d’elite (con una intera vite si può addirittura generare appena una bottiglia), spesso confezionato in bottiglie di piccolo formato. Come detto, le regioni che vuoi per tradizione, vuoi per una predisposizione climatica favorevole dominano il mercato sono la Germania e il Canada, in particolare la regione centro orientale di Ontario. La formula originale e tradizionale, viene garantita da severi standard di qualità imposti nella lavorazione dalla Vinters Quality Alliance, al fine di bandire tecniche artificiali di congelamento dell’uva, come la crioestrazione. La gradazione si attesta in media tra gli 8 e i 13 gradi, per un vino che può essere accompagnato da della frutta fresca di stagione, così da risaltare i profumi che rievoca al palato, o ancora, sorseggiato a fine pasto senza accompagnare nulla. Semplicemente, come si suol dire, godendosi il proprio “dessert in a glass”.
Vincenzo Leone