I Mercatini di Natale sono una delle migliori scuse per concedersi una vacanza, a patto che piaccia tuffarsi a capofitto nell’atmosfera natalizia che è fatta anche di ressa, di folla e di code oltre che di luminarie e panorami innevati puntellati di luci e di fiaccole.
La tradizione si consolida di anno in anno, ed il nord Italia – insieme ad alcuni paesi esteri tra cui Svizzera ed Austria in pole position – rimane la zona in cui il mercatino di Natale è irrinunciabile. Non soltanto gli autoctoni, dunque, ma comitive intere di gente proveniente da ogni dove visita ogni anno suggestivi mercati nello splendido Trentino Alto Adige.
Cosa vi si trova? Di tutto. Artigianato locale, souvenirs, idee regalo , giocattoli in legno dal gusto retrò, accessori d’abbigliamento, sciarpe, cappelli, borse. Tutto locale, tutto artigianale, spesso a prezzi abbastanza contenuti. Ma soprattutto vi si trovano atmosfere uniche, che fanno tornare bambini.
Il meridione d’Italia non vanta una tradizione di mercatini di Natale, che sembrano attecchire con estrema difficoltà laddove invece le cosiddette “fiere di Natale “ – una miscellanea spesso disordinata e confusa di venditori che durante il resto dell’anno affollano i marciapiedi delle grandi città del sud, spesso vendendo oggetti di importazione asiatica se non addirittura merci contraffatte – tengono banco, anche se ogni anno si registra una flessione. A causa della crisi, sicuramente, ma anche per merito di una sempre maggiore oculatezza negli acquisti. Si compra meno ma si compra meglio. Meno oggetti, più qualità: specialmente prodotti eco sostenibili o artigianato solidale. E questa è sicuramente una buona cosa. Ma una delle attrattive maggiori dei mercatini di Natale è senz’altro l’enogastronomia. Ogni regione, con i proprio produttori, offre una selezione di prodotti tipici. A Napoli, unica città del meridione in cui il mercatino di Natale ha un suo peso, la tradizione porta dolci: i mitici dolci della tradizione, ovvero sfogliatelle e babà. Ma anche cioccolata. Al nord invece predominano i salumi, i formaggi, ma anche lo strudel, i biscotti secchi e le paste al cioccolato. E si beve: e si fa sul serio. Vini, in primis, ma anche grappe ed acquavite. Il freddo comanda, ed anche se alcuni stand di Bolzano si sono attrezzati di funghi caloriferi per consentire ai visitatori di consumare un pasto all’aperto anche a temperature proibitive, un moderato – si spera – apporto di alcool sembra una risorsa vitale. A Trento l’enogastronomia segna il passo su tutto il resto, ed infatti gli espositori hanno creato un vero e proprio tour enogastronomico passando per praticamente tutti i prodotti della tradizione locale: una “Bengodi” soprattutto per i forestieri. A Bolzano ed anche a Torino invece per tutta la durata del periodo festivo, i ristoratori i cui locali si trovano in prossimità dei mercatini hanno elaborato dei menù natalizi.
Seguendo un trend in continua ascesa in cui il Food & Beverage non conoscono battute d’arresto, è facile osservare una offerta sempre maggiore di prodotto enogastronomico locale all’interno dei mercatini di Natale. Una ulteriore dimostrazione del fatto che il cibo si conferma volano dell’economia nazionale e che la cultura del cibo come identità regionale, come storia, tradizione delle singole regioni d’ Italia, è un patrimonio “a reddito” da esportare, specie se coniugato al turismo. Non cercate una sfogliatella napoletana a Bolzano o un panino con il wurstel e i crauti a Napoli: non li troverete. Nei mercatini di Natale la parola d’ordine è una sola: “identità”.
Francesca Giunta
Foto: web