La ricerca: i siciliani consumano il pesce soltanto una volta a settimana

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Singolare e allo stesso tempo paradossale. La Sicilia, per chi ancora non lo sapesse, è un’isola, di conseguenza circondata dal mare che, a sua volta, custodisce nelle sue profondità un prodotto essenziale per l’alimentazione: il pesce. Malgrado questa invidiabile posizione geografica, in Sicilia ancora oggi si consumana sempre meno pesce. Sulle tavole dei siciliani finisce soltanto una volta la settimana. (A. Fi.)

 

Questo dato emerge da una ricerca – recentemente presentata a Palermo e corredata una pubblicazione e da un video – che ha svolto “Lands Onlus” – un’organizzazione attiva nel campo della formazione e consulenza per la governance delle aree protette, conservazione e valorizzazione della biodiversità e sviluppo locale sostenibile – e condotta nel quadro del progetto “tra.ce” sulla tracciabilità e sicurezza alimentare dei prodotti ittici siciliani, finanziato dal Dipartimento per gli interventi della Pesca dell’Assessorato regionale delle risorse agricole e alimentari, nell’ambito del D.D. 359/2009 per la concessione di aiuti finanziari per la realizzazione di iniziative finalizzate alla conoscenza, divulgazione e valorizzazione del settore ittico.


 

La ricerca ha permesso di stabilire che il pesce fresco è preferito dal 45% degli intervistati e dal 23% che sceglie il prodotto d’allevamento. In cima alle preferenze c’è il pesce azzurro (sarde, sgombri, alici), non solo perché più economico, insieme a spigole e orate e subito dietro il pesce da trancio (tonno, pescespada). Inoltre, il 60% dei consumatori preferisce acquistare prodotti ittici in pescheria, mentre solo il 18% si rivolge alla grande distribuzione e il 21% al mercato ittico o presso ambulanti.

Ma l’indagine fra i consumatori ha evidenziato soprattutto la carenza di informazioni riguardo la tracciabilità dei prodotti ittici. Il 49% degli intervistati dichiara di non ricevere informazioni basilari sulla specie e sulla provenienza, a fronte di un modesto 27% che si ritiene soddisfatto delle informazioni acquisite dal venditore. Diversa è la situazione dei prodotti congelati/surgelati che presentano sempre informazioni adeguate e aggiuntive. Ma il 36% degli intervistati sostiene di non essere sicuro delle garanzie di freschezza e salubrità dei prodotti non confezionati.

 

E’ proprio la garanzia di freschezza la base per un maggior consumo del prodotto secondo il 32% degli intervistati. Ma le interviste riguardano anche gli addetti ai lavori, dai venditori ai rappresentanti di associazioni di categoria e sindacali, referenti di imprese e cooperative e un panel di testimoni privilegiati come Lega Pesca, Agci, Federcoopesca, Università, CNR, Asp.


“Il progetto – spiega Alessandra Nasti, esperta di pesca ed aree marine protette dell’associazione Lands Onlus – si è sviluppato attraverso varie azioni comprendenti la promozione e della qualità e tracciabilità dei prodotti ittici presso i consumatori, la ricerca conoscitiva sul consumo dei prodotti ittici e la realizzazione di una indagine rivolta alle aziende del comparto ittico per valutare l’adozione di sistemi di tracciabilità e certificazione del prodotto. Dare garanzie al consumatore, ma anche aumentare la competitività delle imprese locali del comparto ittico sono tra gli obiettivi cui tendere.”

La Regione Siciliana, dal canto suo, sta studiando progetti tendenti ad aumentare il consumo dei prodotti ittici siciliani, a cominciare dall’infanzia. “Abbiamo notato – ha rilevato Maria Galante, dirigente del Dipartimento per la pesca dell’assessorato regionale delle Risorse Agricole e Alimentari – come il consumo del pesce decresca in maniera sensibile man mano che si procede verso le aree interne dell’Isola, fino a scomparire del tutto dalla dieta. Stiamo pertanto puntando sull’educazione alimentare a scuola, dove già a sei-sette anni si riscontrano sempre più frequentemente casi di obesità, dovuti ad un’alimentazione sbilanciata o errata. I nutrizionisti insistono sul fatto che proprio il pesce azzurro, il più economico in assoluto e sempre presente nei nostri mercati, dalla grande distribuzione al dettagliante , è un vero toccasana, grazie all’alto contenuto di Omega3”.


Lo studio, che ha impegnato per diversi mesi gli esperti di “Lands Onlus”, ha evidenziato, con l’ausilio di esperti del settore, come è possibile elaborare strategie per la valorizzazione del comparto ittico. Tra queste è emersa la possibilità di adozione di un marchio di qualità del prodotto, che dia garanzia di trasparenza della filiera e visibilità ad ampio raggio, seguita dall’applicazione adeguata e corretta del sistema “Haccp” (analisi dei pericoli e dei rischi e dei punti critici di controllo).

E la tecnologia si è visto che può portare notevoli benefici al comparto, soprattutto nell’aumentare la shelf life del prodotto e facilitare procedure di tracciabilità e certificazione di filiera. Dalle nuove tecniche di etichettatura a bordo dei pescherecci alla conservazione dei prodotti ittici, alla gestione delle scorte, per finire alla programmazione sostenibile delle attività di pesca e acquacoltura, per ottenere una filiera corta e abbreviare il percorso dall’acqua alla tavola.

Antonio Fiasconaro

 

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