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Il grano duro canadese migliore di quello siciliano? E’ falso.

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grano giuntaDa anni ci dicono che il grano duro canadese è il migliore del mondo. Che contiene più glutine. Tutto vero, per carità. Ma sotto c’è un inghippo: l’uso spregiudicato della chimica che viene fatto in Canada. Con un erbicida – il glifosato – che altera la maturazione naturale del grano. E diventa un problema: perché questo erbicida è un veleno che non fa certo bene alla salute umana. I retroscena di un imbroglio internazionale – non a caso mediato dalle multinazionali – che anticipa il TTIP e punta a distruggere il grano duro siciliano, pugliese e, in generale del Sud Italia. Cosa fare per difendersi da questa truffa

7 granoDa anni ci fanno la testa tanta con la bontà del grano duro canadese. Dicono – lo dicono soprattutto i titolari dei grandi nomi dell’industria che produce pasta – che i grani duri italiani sono ‘deboli’, contengono, cioè, poco glutine, che è la sostanza proteica che conferisce alla pasta la tenuta durante la cottura. Da anni umiliano il grano duro italiano che, poi, è il grano duro prodotto nel Sud Italia e, in particolare, in Sicilia e in Puglia. Insomma, i produttori di grano siciliani e pugliesi non sono bravi, mentre i produttori di grano canadesi sono bravissimi. Ma le cose stanno veramente così? Piano piano si è scoperto che, dietro il successo commerciale del grano duro canadese, c’è un grande imbroglio. Certo, grazie a un raggiro agronomico che ora racconteremo contiene più glutine. Contiene, però, anche un veleno che fa male alla salute: il glifosato. Ma andiamo con ordine.

grano2Il grano è una specie vegetale originaria del Medio Oriente. Nell’area del Mediterraneo – e quindi nei nostri ambienti – si semina in Autunno e si raccoglie in Estate. In altre parti del mondo – per esempio, nel Canada e in alcuni Stati del Nord degli Stati Uniti – si semina in Primavera e si raccoglie a fine Estate-inizio Autunno.

Già possiamo notare la prima anomalia. La pianta del grano si è evoluta nelle zone a clima caldo: quanto meno, nelle zone dove l’Estate è calda, per arrivare a maturazione a Giugno inoltrato, quando il grano assume la consistenza vitrea e viene raccolto. Mentre nel Canada e nel Nord degli Stati Uniti viene raccolto in Autunno, spesso quando il freddo è già arrivato.


grano slide
Da qui una domanda: cosa succede in Canada quando l’Autunno è freddo e piovoso (cosa che avviene spesso)? Succede che il grano ha difficoltà a maturare, cioè a passare dalla colorazione verde allo stato vitreo: magari inizia la maturazione, ma lo fa in modo disomogeneo. Non solo. All’arrivo del prime piogge – e in Canada in Autunno piove – si sviluppano erbe infestanti che rendono difficile la mietitrebbiatura.

Cosa si sono inventati, allora, i grandi produttori di grano duro del Canada? Un artifizio agronomico che prende in giro, contemporaneamente, la natura e i consumatori. Ecco il trucco: 14-15 giorni prima di raccogliere il grano ‘sparano’ un trattamento con il glisofato, che è un diserbante conosciuto in tutto il mondo con l’epiteto di ‘Seccatutto’.

grano3Il trattamento con glifosato (o glyphosate) viene effettuato quando il grano è ancora verde. Questo punto è molto importante. Quando il grano è ancora verde la pianta è al massimo del proprio sforzo: diciamo, per semplificare, che la ‘macchina’ vegetale, in questa fase, è concentrata a far crescere la granella che, quando è ancora verde, contiene un’alta concentrazione di sostanze nutritive, glutine compresa. Se la coltivazione del grano viene effettuata in modo naturale – come avviene in Sicilia e in Puglia – la spiga, quando da verde diventa gialla, acquisendo la consistenza vitrea, perde una parte delle sostanze nutritive, compreso il glutine. Siamo arrivati al punto nodale di questo grande imbroglio agronomico. Abbiamo detto che in Canada, 14-15 giorni prima di raccogliere il grano, ‘sparano’ un trattamento di glifosato. Guarda caso, questo trattamento chimico viene effettuato quando la spiga è ancora verde e quindi, come già ricordato, quando contiene un’alta percentuale di sostanze nutritive, glutine in testa.

Gli agricoltori canadesi, che passano per bravi – più bravi dei granicoltori siciliani e pugliesi, così ci dicono – spiegano che loro, con questo trattamento, inducono il grano a maturazione. Fesserie col botto. Con il glisofato non si ‘induce’, anticipandola’, la maturazione: molto più semplicemente, la pianta del grano viene fatta seccare. Punto. La spiga verde del grano duro canadese, trattata con questo erbicida, secca subito: processo, questo, che non ha nulla a che vedere con la maturazione naturale! Grazie a questo trattamento chimico il grano duro canadese conserva una più alta concentrazione di sostanze nutritive, con in testa il glutine. Ma, come abbiamo provato a illustrare, in questo processo non c’è nulla di naturale. Si tratta soltanto di una forzatura innaturale che dà un prodotto ricco di glutine, ma anche ricco di veleni! Il grano duro canadese, a differenza di quello italiano, presenta infatti un’alta concentrazione di glisofato, che non fa certo bene alla salute. Certo, piace alle industrie che producono la pasta, perché la pasta prodotta con l’aggiunta di grano duro canadese (o, in alcuni casi, prodotta con solo grano duro canadese) tiene meglio la cottura. Ma tutto si basa sulla disinformazione dei consumatori, che di questi imbrogli agronomici e industriali non sanno nulla. Detto questo, è necessario che i consumatori sappiano che il glifosato fa male al nostro organismo e fa male alla salute. Non subito, certo. Ma con il passare del tempo il nostro organismo non potrà che risentirne negativamente. A noi dicevano che i canadesi erano bravi nel miglioramento genetico del grano duro. Le loro cultivar, ci spiegavano, erano migliori delle nostre, perché contenevano più glutine. La nostra ricerca scientifica, le nostre facoltà di Agraria, non erano all’altezza di quelle canadesi. Tutte balle.

pasta1Sul glisofato circolano tante informazioni. Va detto che, tra tutti gli erbicidi utilizzati dalla farmacopea agricola, è uno dei meno inquinanti. Nei terreni esistono dei batteri che riescono ad eliminarlo. Diverso, molto diverso il discorso per gli effetti sulla salute umana. All’inizio si diceva che era cancerogeno. Ora vogliono farci credere che non è cancerogeno. Fino a qualche tempo fa nell’Unione Europea c’erano Paesi che chiedevano di metterlo addirittura al bando o, quanto meno, di ridurre drasticamente la presenza di questa sostanza nei cibi, grano in testa.Ora la ‘musica’ è cambiata. Di mezzo c’è il TTIP, ovvero l’invasione di prodotti americani nei mercati europei. Così, oltre al grano duro canadese, arriverà anche il grano duro del Nord degli Stati Uniti. Tutto grano duro ‘maturato’ a colpi di glisofato. Statene certi: tra qualche mese questi sono capaci di venirci a dire che il glifosato fa bene alla salute!

Ci stanno avvelenando – e contano di continuare ad avvelenarci – con il seguente schema... (—-)

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http://www.inuovivespri.it/2016/08/13/il-grano-duro-canadese-migliore-di-quello-siciliano-falso-e-solo-un-grande-imbroglio-al-glisofato/#_

 

Spaghetti sotto accusa: le analisi parlano chiaro. Sei marchi sotto la lente.

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spag ricciSono arrivati e sono stati pubblicati sul siti di GranoSalus i risultati delle analisti selle sei marche di pasta più note del nostro Paese. In tutt’e sei le marche sono presenti il glisofato e le micotossine DON entro i limiti di legge. I due marche superati i limiti previsti per la tutela della salute dei bambini. Il ‘caso’ della pasta Granoro 100% Puglia. Da qui una domanda: perché dobbiamo mangiare pasta che contiene queste sostanze dannose per la salute umana? Il problema del Cadmio.

spag gragnLa pasta industriale – c’era da aspettarselo – contiene glifosato (o glifosate) e micotossine DON. E contiene anche il Cadmio, un metallo pesante che non è certo un toccasana per la salute umana. Sono questi, in estrema sintesi, i dati che emergono dalle analisi su alcune marche di pasta italiane volute da GranoSalus, l’associazione che raccoglie produttori di grano duro di tutte le Regioni del Mezzogiorno d’Italia e tanti consumatori. Le analisi sono state effettuate da un laboratorio estero. Le marche di pasta industriale analizzate sono: Barilla, Voiello, De Cecco, Divella, Garofalo, La Molisana, Coop e Granoro 100% Puglia

spaghetti pomodorinoSe le marche più blasonate e diffuse nel Paese contengono tracce di questi contaminanti, sia pur entro i limiti di legge – leggiamo sul sito di GranoSalus vuol dire che ogni italiano ne assume piccole dosi giornaliere attraverso pasta e altri derivati del grano. E non c’è affatto da stare tranquilli, specie se si considera l’effetto combinato che queste sostanze potrebbero provocare insieme, anche a bassi dosaggi”.

“Dal Test GranoSalus, almeno due marche, Divella e La Molisana, superano i limiti che la legge impone per i bambini sul DON”, leggiamo sempre nel sito di GranoSalus. Quindi l’affondo.. (—)

 

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http://www.inuovivespri.it/2017/02/27/granosalus-i-risultati-delle-analisi-sulla-pasta-barilla-voiello-de-cecco-divella-garofalo-la-molisana-coop-e-granoro-100-puglia/

Foto di copertina: Chef Max Costantino

Red in Sicily: torna la cultura del buon bere

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fondirò 09 orTorna RED in Sicily: l’iniziativa ideata dall’Azienda Agricola G. Milazzo per diffondere la cultura del bere bene e valorizzare le eccellenze del territorio.
Dal 15 febbraio al 15 marzo 2017 in 8 fra i migliori ristoranti siciliani, selezionati in sei città Agrigento, Castelvetrano, Licata, Enna, Palermo, Siracusa e a Milano saranno proposte delle creazioni esclusive, realizzate con ingredienti siciliani rossi, propositi in abbinamento al Fondirò.
L’edizione 2017 di RED in Sicily sarà un’occasione unica, in quanto sarà possibile degustare il Fondirò 2009, che ha ottenuto la medaglia d’oro Al Challenge International du Vin 2015.
Fondirò – spiega Giuseppina Milazzo titolare dell’azienda – è lo special cru della nostra azienda: un vino di grande struttura, classificato come vino rosso, senza denominazione. Una sfida con noi stessi, per raccontare il lavoro appassionato realizzato su una particolare selezione aziendale, definita V12, propagata partendo da un antico biotipo di Perricone”.
Il Challenge International du Vin di Bourg (Bordeaux) – spiega Giuseppina Milazzo – è il maggiore concorso internazionale organizzato in Francia ed è una delle competizioni più antiche e prestigiose a livello mondiale. Nell’edizione 2015 la competizione fece registrare la partecipazione di oltre 4.000 vini, provenienti da 34 paesi, valutati e giudicati – alla cieca – da 736 professionisti del mondo dell’enologia, di 24 nazionalità diverse.
Raggiungere la medaglia d’oro rappresenta la migliore conferma delle nostre scelte produttive. La cura e la tecnica per creare vini rossi dalle mille sfumature con un minimo comune denominatore: la ricerca esasperata del paradigma dell’eleganza”.
FAMIGLIA lowUna strada costellata di successi – sottolinea Giuseppina Milazzo – in ventidue anni di concorsi i nostri rossi sono i vini più premiati della collezione Milazzo. Grazie ad un terroir unico, ad uno scrupoloso lavoro in vigna e a un lunghissimo affinamento in bottiglia che lo rende estremamente morbido, complesso ed elegante. La valorizzazione del territorio per l’Azienda Agricola G. Milazzo non si limita all’utilizzo di vitigni autoctoni, abbiamo dedicato anni al recupero di antichi biotipi, appositamente selezionati dopo anni di ricerca, è così che è nato il Fondirò: frutto di oltre trent’anni di sperimentazione che, partendo da un antico biotipo di Perricone, è giunto alla selezione aziendale definita V12Per questi motivi – conclude Giuseppina Milazzo – abbiamo scelto il Fondirò, per questa serie imperdibile di eventi. Ai migliori chef siciliani ed ai locali più importanti di Sicilia abbiamo chiesto di ideare degli abbinamenti speciali che potessero valorizzare le eccellenze del territorio in abbinamento a questo vino unico”.

Arnold Pucher: un “Privilegium” riservato a pochi.

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Arnold Pucher 3Lo Chef austriaco Arnold Pucher approda al Ristorante Privilegium del Villaverde Hotel & Resort – Wellness Spa & Golf di Fagagna, nella provincia di Udine,  con la sua impronta stilistica creativa e perfezionista. Pucher propone una cucina fatta di semplicità, gusto, stagionalità ed estetica, ponendo attenzione massima alla qualità della materia prima.  Ristorante Privilegium_108L’ospite avrà il piacere di cenare all’interno di un ambiente di design intimo e raffinato con “cucina a vista”. Infatti, la struttura architettonica contemporanea è stata realizzata totalmente in vetro e  lo Chef preparerà i suoi piatti circondato da un panorama suggestivo, tra colline e faggi, dominando con lo sguardo dall’alto i campi da golf.

kinchen.01Nato a Villach in Carinzia, Arnold Pucher è conosciuto negli ambienti austriaci e internazionali per aver raggiunto alti livelli aggiudicandosi i 18 punti della Guida gastronomica Gault&Millau (3 cappelli),  2 stelle Michelin, il Trophee Gourmet ed il riconoscimento di Miglior Ristorante della Carinzia con il suo ristorante Wufenia.

lehman essen 042 (3)I suoi piatti più rappresentativi sono la Verticale di pomodoro, il Petto di Piccione, il Risotto Primavera. Ma la sua ricetta preferita deve ancora arrivare, perché “nella vita c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire”. Il punto di partenza è sempre il territorio, che gli consente di caratterizzare la sua proposta di piatti utilizzando e valorizzando i prodotti locali.Hotel Wulfenia, Arnold Pucher La cura nella ricerca e qualità degli stessi assicura il successo della sua cucina e in Friuli ha trovato un “terreno fertile”. “Da alcuni anni vivo in questa splendida regione – commenta lo Chef – e amo molto la cucina del territorio: povera nel senso più nobile, genuina perché la qualità è tutelata dai produttori locali, e ricca in quanto rispecchia un ampio patrimonio culinario, culturale ed artistico. Al Privilegium proporrò un menù che reinterpreti i piatti della tradizione, esaltandone le materie prime. L’ispirazione arriva dalla realtà: il mondo è pieno di opportunità e stimoli, basta saperli cogliere. La cucina si fonda su un bilanciamento di sapori e sono necessari intuito e anni di esperienza”.

A Roma la birra si chiama Ale ed è English Style.

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Birra-Londra-pinteL’Inghilterra, si sa, è uno dei paesi che ha dato i natali  alla cultura brassicola artigianale. La sua tradizione storica e la grande originalità delle sue birre la rendono uno dei panorami birrari più interessanti a cui guardare ancora oggi. Un’esperienza, quella anglosassone, fatta soprattutto di un forte legame con il territorio, la cui stretta relazione si può ritrovare soprattutto nelle Real Ales, ovvero le birre tradizionali inglesi rifermentate in botte/fusto (cask conditioned) o in bottiglia (bottle conditioned), spillate rigorosamente a pompa o direttamente dal cask.
birraLe Real Ales sono birre “lisce”, non pastorizzate e non filtrate, ottenute con materie prime tradizionali e servite a temperatura ambiente, come piace agli inglesi. Veri e propri gioielli di una cultura brassicola difesa ancora oggi dal Camra (Campaign for Real Ales) che dal 1971 ne promuove la produzione “alla vecchia maniera”, le Ales tradizionali sono difficili da reperire e l’abilità del publican, nel loro servizio, gioca un ruolo fondamentale. birra2Per questo un evento completamente dedicato alle birre in cask è un’occasione unica per gli amanti della birra artigianale.
E dal 23 al 26 febbraio, a due passi dal Colosseo, tutti avranno questa possibilità di degustare proprio le originali Real Ales provenienti da 15 birrifici inglesi, oltre alle birre “made in Italy” di 15 tra i nostri produttori, tutte rigorosamente in stile e in cask. Anche quest’anno, infatti, il Tree Folk’s organizza il Londinium Cask Festival, giunto alla seconda edizione. Lo storico pub capitolino, attivo dal 2003, negli ultimi anni ha consolidato la sua attività proprio nelle birre in cask, importate direttamente dal Regno Unito, prodotti contraddistinti da un’indiscussa qualità e freschezza.
Saranno quindi ben 30 i cask attivi in contemporanea, durante i 4 giorni dell’evento, distribuiti in egual misura, 15 vs 15, tra italiani e inglesi in una sfida amichevole. Si berrà come la tradizione britannica vuole, passando dalle famose Bitter alle ormai rarissime Mild, dalle profumate IPA alle tipiche Pale Ale, percorrendo un cammino tra gli stili della cultura brassicola inglese.
Ecco nel dettaglio i birrifici che saranno presenti al Londinium Cask Festival:
smokedall’Inghilterra:
Big Smoke Brewing Co.
• Cloudwater Brew Co.
• Howling Hops Brewery
• Burning Sky Brewery
• Five Points Brew Co.
• Hammerton Brewery
• Weird Beard Brew Co.
• Harbour Brewing
• Bullfinch Brewery
• Hackney Brewery
• Redemption Brewing
hammerton-clips• Windsor & Eton Brewery
• Brick Brewery
Anarchy Brew Co.
• Bexley Brewery
dall’Italia
• Eternal City Brewing
• Vento Forte
• Birrificio Lambrate
• Birrificio del Doge
• Foglie d’Erba
ETNIA-birra-italiana-top-beers-home-4• Hilltop Brewery
• Birrificio Aurelio
• MC-77
• Birra Etnia
• Jungle Juice Brewing
• Croce di Malto
• Birrificio Pontino
• Eastside Brewery
• Rebel’s Microbrewery 

dogeOspiti d’eccezione saranno Greg Hobbs ed Ed Mason, rispettivamente birraio e fondatore del noto birrificio inglese Five Points, i quali, nei giorni del Londinium Cask Festival, si cimenteranno in una collaboration beer con il birrificio romano Eternal City Brewing. La birra prodotta sarà poi distribuita da BeerFellas. E sempre ECB, in occasione dell’evento, ha realizzato una Bitter dedicata, chiamata Londinium appunto, infustata in cask da 20 litri e sempre distribuita da BeerFellas, che verrà aperta contemporaneamente in diversi locali romani.
Birrificio-LambrateL’abbraccio di Roma all’Inghilterra si completerà con l’incontro con alcuni birrai italiani, che interverranno durante l’evento, a condire la celebrazione della grande scena brassicola britannica. Ma non solo: ci sarà anche un menù con il contributo dallo chef di “Cuoco e Camicia” con piatti che fonderanno insieme i tipici sapori inglesi e le celebri peculiarità delle ricette romanesche.
Dalle 11 del mattino alle 2:30 di notte sarà possibile assaggiare, inoltre, i tipici piatti inglesi come il “fish & chips” o iniziare la giornata con la celebre “english breakfast”.

Il salame italiano è il migliore, e piace a tutti

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salvatore de riso e maria caggiano summoA Minori, Città del Gusto, in uno dei templi più golosi d’Italia, il bistrot di Salvatore De Riso, si è svolto l’ultimo atto dell’undicesima edizione del Campionato Italiano del Salame, organizzato dall’Accademia delle 5T (Territorio, Tradizione, Tipicità, Trasparenza, Tracciabilità) con il patrocinio del MIPAAF, di diverse Università e dell’AEHT (L’Associazione europea delle scuole alberghiere e di turismo).
ventricinaIl podio ha visto sul gradino più alto Le Fattorie del Tratturo di Luigi Di Lello di Scerni (CH) con la Ventricina del Vastese, vincitrice anche del premio Accademia del Peperoncino al primo salame piccante.
Secondo posto alla Mortandela della Val di Non di Dal Massimo goloso di Coredo (TN), terzo alla Salsiccia semipiccante del Salumificio Santa Barbara di Casabona (KR), che ha anche ricevuto il premio del Salame che piace alla gente assegnato dagli studenti dell’Istituto alberghiero di Maiori (SA).
soppressa-2Il premio riservato alla migliore Soppressata del Sud è stato assegnato al Salsicciotto de Le Tre Casette di Gessopalena (CH).
Il miglior Ciauscolo marchigiano è Il Campagnolo di Re Norcino di S.Genesio (MC).
La migliore ‘Nduja è quella dell‘Artigiano della ‘nduja di Spilinga (VB).
Il miglior salame di quinto quarto è il Salsicciotto al Vin cotto ancora delle Fattorie del Tratturo.
Il miglior Salame Bio del Sud è la Soppressata bianca di Ferruccio e Nicola Romano di Acri (CS), mentre il miglior Bio del Nord, assegnato nell’altra finale a Padova, è la Soppressa Padovana de La Buona Terra di Cervarese Santa Croce (PD).

A Golositalia le due anime del gusto

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Ternst-knamutto pronto a Montichiari per la sesta edizione del salone dedicato a food e attrezzature per la ristorazione. Ospite il pasticcere Ernst Knam.
Dal 25 al 28 febbraio 2017 torna al Centro Fiera del Garda di Montichiari Golositalia, la grande fiera dedicata al mondo del food e delle attrezzature professionali. Un evento unico nel suo genere, perché rivolto contemporaneamente al pubblico degli addetti ai lavori e agli appassionati di enogastronomia.
Sei padiglioni, tre dedicati al mondo professionale e altrettanti al pubblico. 640 espositori (il 15% in più rispetto al 2016) suddivisi in sei aree tematiche: food, wine, beer, bio-vegan-gluten free, professional technology & restaurant e franchising. Novità di quest’anno l’Arena Eventi: uno spazio tutto dedicato a showcooking e grandi ospiti, come il re del cioccolato, Ernst Knam che si esibirà domenica 26 febbraio alle ore 12.
golositalia2017Golositalia – ha spiegato l’organizzatore Mauro Grandi durante la conferenza stampa di presentazione – è cresciuta anno dopo anno, grazie alle conferme degli espositori delle edizioni precedenti e all’ingresso di nuove aziende interessate ad un bacino di utenza che abbraccia Lombardia e Veneto, un’area in cui vive un quarto della popolazione italian. Oggi Golositalia è un evento in grado di generare sul territorio un indotto di almeno 15 milioni di euro, calcolando i posti di lavoro, la ricettività sul territorio e il fatturato in fiera“.
patanegraL’edizione 2017 propone una vastissima offerta di prodotti tipici, da tutta Italia e da vari paesi del mondo, come le ostriche francesi o i salumi di Patanegra, acciughe del Cantabrico o le mostarde olandesi. Golositalia diviene così un’occasione unica per acquistare prodotti difficilmente reperibili, sia per il visitatore comune che per gli operatori del settore.
Golositalia 2016Si potranno trovare tutte le ultime novità nel campo della ristorazione, dai forni e le attrezzature più evolute all’ultimo software applicato alla gestione dei locali, dall’abbigliamento per il personale agli arredi.
Particolarmente ricco il calendario di eventi, tra corsi di cucina, convegni, seminari e dimostrazioni, rivolti sia all’operatore del settore che vuole aggiornarsi, sia all’appassionato che intende mettersi alla prova. golositalia fingerMolto varie le tematiche affrontate: dai corsi di pasticceria pensati per i più golosi ma con lo sguardo rivolto alla salute, a quelli dove scoprire nuove ricette per chi convive con intolleranze o allergie; dalla cucina con
le spezie ai consigli per avviare un bar o un’altra attività nel campo dell’enogastronomia, dai corsi per usare nuovi gestionali alle Master Class con
sommelier e degustatori.

Olio: A Verona, lotta all’ultima goccia per decretare il miglior evo

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olio dopSfida aperta alla Fiera di Verona tra 300 oli extravergine di oliva provenienti da Italia, Spagna, Croazia, Slovenia, Turchia, Portogallo, Germania, Francia, Cile e per la prima volta Giappone, in gara a Sol d’Oro Emisfero Nord, il più prestigioso concorso internazionale dedicato alle produzioni di qualità.

Cinque le categorie in concorso: fruttato leggero, fruttato medio, fruttato intenso, monovarietale e biologico; tre i premi per ogni categoria: Sol d’oro; Sol d’argento e Sol di bronzo.

OLIO-EXTRAVERGINE-DOLIVAGli oli extravergine, dopo essere stati resi anonimi, vengono giudicati in modalità “blind tasting” da una commissione di 13 giudici internazionali provenienti quest’anno da Italia, Spagna, Turchia, Tunisia, Grecia, Slovenia. Sol d’Oro è l’unica competizione internazionale ad adottare la degustazione alla cieca; questa scelta operativa e la decisione di avere sempre il medesimo capo panel fin dalla prima edizione del 2002 per mantenere l’uniformità di giudizio rendono il premio particolarmente ambito da chi produce altissima qualità.

olio2Proclamazione degli oli extravergine vincitori e, su invito, degustazione en primeur il 20 febbraio, nel corso della prima edizione degli EVOO Days, il nuovo progetto di Veronafiere-Sol&Agrifood per la formazione e il networking della filiera oleicola. Il forum, patrocinato dall’Accademia dei Georgofili e dall’Accademia Nazionale dell’Olivo e dell’Olio, è realizzato in collaborazione con Teatro Naturale ed è rivolto agli operatori di tutta la filiera. Due i giorni di lavoro , quattro le sessioni con focus su: tecniche per aumentare la produzione nazionale, qualità degli oli, conoscenza dei mercati esteri e relazione con i buyer internazionali, marketing e comunicazione.

Il Timballo del Gattopardo,ovvero il grande “pasticciu di sustanza”

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timballo slideLe molte dominazioni che hanno governato Sicilia hanno lasciato indelebili tradizioni nella gastronomia .Il barocco che ha dominato la tavola degli spagnoli insieme all’impiego di  spezie ed aromi degli Arabi hanno creato dei veri e propri capolavori culinari di notevole difficoltà e purtroppo ormai quasi spariti dalle tavole della domenica e dai convivi familiari. Uno di questi straordinari piatti è il “Timballo di maccheroni” la cui ricetta è da attribuire ai cuochi degli Emiri e dei Vicere’ , poi rielaborata dai  Monsù che lo preparavano per deliziare i palati delle famiglie dell’aristocrazia siciliana.  La ricetta è databile intorno al 1860, ed una versione molto vicina all’originale  viene servita durante un lauto pranzo  descritto nel famoso romanzo di Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo:

gattopardo“L’oro brunito dell’involucro, la fragranza di zucchero e di cannella che ne emanava, non era che il preludio della sensazione di delizia che si sprigionava dall’interno quando il coltello squarciava la crosta: ne erompeva dapprima un fumo carico di aromi e si scorgevano poi i fegatini di pollo, le ovette dure, le sfilettature di prosciutto, di pollo e di tartufi nella massa untuosa, caldissima dei maccheroni corti, cui l’estratto di carne conferiva un prezioso color camoscio.” 

Così descrisse Tomasi di Lampedusa questo ricco e prelibato piatto, dalla grandissima struttura, di notevole complessità realizzativa, dai tempi di preparazione oggi spesso proibitivi, e segno di magnifica ed immaginifica opulenza. Tuttavia, nei rimaneggiamenti subìti nel corso dei decenni, alcuni ingredienti sono stati sostituiti, aggiunti, tolti o modificati. timballo ricettaIl parmigiano è una sostituzione moderna del pecorino siciliano: non dimentichiamo che a metà del 1800 il parmigiano era sconosciute alle mense dei siciliani. La stessa crema pasticciera di cui si fa spesso uso e menzione, nelle intenzioni e nella ricetta dei Monsù, era una bechamelle aromatizzata alla cannella. Quindi con picchi di dolcezza decisamente più moderati rispetto ad una canonica crema pasticciera. timballo ricetta1Parimenti, sono spesso spariti i tartufi – sostituiti in toto dai funghi – e sono state introdotte melanzane fritte. In particolare, la melanzana fritta ha “inquinato” anche il timballo di anelletti alla palermitana che, nella sua ricetta originale di chiara ispirazione “gattopardiana”, non le prevedeva. Divagazioni sul tema hanno anche dato luogo a preparazioni più adatte al popolo, più leggere e meno cariche, ed anche meno dispendiose. timballo ricetta 2Ma il timballo del Gattopardo nella sua crosta dorata rimane conosciuto ai gourmands come il “pasticciu ( o pastizzu ) di sustanza“. Difficilissimo, oggi come oggi, trovarlo sulle tavole dei siciliani: anche per via di una sopravvenuta coscienza alimentare che induce al controllo delle calorie e del consumo dei grassi. timballo ricetta 3Questo piatto infatti, oltre all’oggettiva difficoltà di realizzazione, alla sua complessità ed ai tempi veramente lunghi di realizzazione, comporta un apporto calorico esageratamente alto, con una elevata percentuale di grassi non esattamente salutari. In tempi in cui l’aspettativa di vita non superava i 60 anni per le donne ed i 55 per gli uomini, si riteneva che la grassezza fosse sinonimo di benessere e di grandi possibilità economiche: la grassezza era quindi  legata allo status sociale, ed alla sottintesa capacità di poter mangiare tutto ciò di cui si avesse voglia. timballo ricetta4La medicina moderna e l’informazione hanno ormai da tempo sovvertito questa credenza e, di fatto, la grassezza odierna è imputabile all’assunzione di un’alimentazione ricca in carboidrati, come la pasta, il pane e le patate: cibi poveri e di basso costo che servono a “saziare” apportando ben pochi elementi nutritivi oltre che a far aumentare di peso. Oggi infatti il benessere è legato al consumo di alimenti “nobili” e poco ingrassanti, pesce in testa, e il ceto meno abbiente è di norma più “pesante” rispetto al ceto più elevato e più scolarizzato. timballo ricetta 5Ma, tenendo ben presenti questi elementi, un piatto di questa portata rimane un capriccio da regalarsi però almeno una volta nel volgere di qualche anno; se non altro per riappropriarsi delle proprie radici, se non addirittura di conoscerle, attraverso uno dei piatti più significativi e rappresentativi di tutto ciò che è passato per la nostra isola e che ha lasciato dietro di sè. Ho personalmente chiesto ad Hermes Picone, giovane e bravo chef emergente del Baglio San Pietro di Nicosia di Enna, di realizzare e di testare per me, e naturalmente per i miei lettori, questo pezzo di storia in un piatto. timballo ricetta 6Hermes ha seguìto la ricetta ritenuta la più aderente all’originale, ed ha realizzato – proprio in considerazione dell’apporto calorico e della robustezza del piatto – delle monoporzioni. Un risultato sorprendente, sia dal punto di vista visuale che per gusto. Eccovi le immagini e la ricetta di Picone, da riprodurre con estrema pazienza a casa, magari in occasione della prossima Pasqua.

timballo ricetta 7La ricetta : 

Ingredienti:
400 ml di sugo di carne, 1/2 pollo lessato, 100 g di funghi, 50 g di fegatini di pollo, 120 g di pisellini lessati al dente, 500 g di maccheroni, burro q.b.,  parmigiano grattugiato,  3 uova sode a fette, sale e pepe.
Per la pasta frolla: 400 g di farina, 200 g di zucchero, 200 g di burro, 4 tuorli d’uovo, un pizzico di sale e cannella.
Per la crema pasticcera:  3 tuorli d’uovo, 2 cucchiai di farina, sale e cannella, 1/2 litro di latte.
timballoEsecuzione:
Preparate la pasta frolla impastando velocemente tutti gli ingredienti in modo da ottenere una pasta omogenea e lasciatela riposare un’ora in frigorifero. Procedete poi a preparare la crema pasticcera e le polpettine, grandi come nocciole, con 200 g di carne tritata di pollo lesso mescolata a 1 uovo, 2 cucchiai di parmigiano, prezzemolo tritato e un pizzico di sale. Friggetele in olio d’oliva e tenetele da parte. Insaporite in un po’ di burro il pollo; aggiungete i fegatini, le salsicce, i funghi, le polpettine, i pisellini e cuoceteli per qualche minuto. Trasferiteli poi in una casseruola con qualche cucchiaiata di succo di carne e fate cuocere ancora per qualche minuto. Lessate nel frattempo i maccheroni molto al dente, scolateli e conditeli con il sugo di carne, il burro, abbondante parmigiano e fateli raffreddare. Imburrate una tortiera ad anello di 30 cm di diametro e ricoprite il fondo ed i bordi con un terzo della pasta di circa 1/2 cm di spessore. timballo firmatoFate in modo che la pasta sporga un po’ dai bordi per chiudere con facilità il timballo con l’altro disco di pasta. Ponete sopra la metà dei maccheroni, distribuite sopra la carne, le uova sode a fette, il parmigiano e in ultimo coprite con il resto dei maccheroni ai quali darete una forma un po’ a cupola sulla quale verserete, facendola penetrare bene, la crema pasticcera. Ricoprite il timballo con la pasta frolla avanzata. Spennellate la sua superficie con dell’uovo sbattuto e fate cuocere per circa 45 minuti nel forno a 180 gradi. Prima di togliere l’anello e di servirlo, lasciatelo riposare per almeno un quarto d’ora.
E ora godetevi un gran bel pezzo di storia, di cultura e di tradizione siciliana.
Alessandra Verzera
Realizzazione piatto: Hermes Picone
Le foto presenti in questo articolo sono di esclusiva proprietà del loro autore, Hermes Picone. Ogni utilizzo non preventivamente autorizzato è pertanto severamente proibito.

 

Nasce “Città D’Orti”, l’agricoltura a misura di cittadino

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orti slideLa diffusione degli orti urbani e aziendali nel nostro Paese può contare sul sostegno di una nuova iniziativa: Città d’Orti, il progetto nato dalla collaborazione tra LifeGate, Slow Food Italia e Comart. Città d’Orti si propone l’obiettivo di divulgare il modello di agricoltura urbana tramite la diffusione e la promozione di orti domestici, aziendali e urbani.

orto218 milioni: questo il numero di orti urbani stimati in Italia, a conferma che il fenomeno sia in costante crescita anche nel nostro Paese, coinvolgendo sempre più amministratori e associazioni che hanno colto l’importanza dei piccoli orti sia come opportunità di recupero di aree verdi abbandonate all’incuria e al degrado, sia come momento educativo e di socializzazione che favorisce lo scambio intergenerazionale di saperi e valori comunitari.

Il nuovo progetto Città d’Orti vede unite due realtà in prima linea per tutelare sostenibilità e valori ambientali come Slow Food Italia e LifeGate, cui si aggiunge il contributo di Comart, agenzia di marketing & comunicazione con specifiche competenze nel campo del Marketing Sostenibile. Si tratta a tutti gli effetti di una “scuola di orti”, nella quale i tre partner dell’iniziativa mettono a disposizione indicazioni e suggerimenti sulle colture più adatte, sulle loro proprietà e benefici nutrizionali e su tempi e modi di coltivazione.

slow-foodGrazie alla collaborazione tra Slow Food Italia e LifeGate è stato possibile coinvolgere direttamente le aziende italiane sul territorio: grazie ad appositi moduli formativi, tenuti e organizzati dai referenti dell’ufficio Educazione di Slow Food Italia, i dipendenti possono imparare concretamente, con le mani nella terra, come dar vita a un orto, conoscere il ciclo delle stagioni e condividere questa esperienza con bambini e familiari. Inoltre, grazie a LifeGate, è possibile rendere le attività a Impatto Zero®, tramite il calcolo, la riduzione e la compensazione delle emissioni di CO2, oltre a valorizzare il ruolo dell’orto nella diffusione di una cultura dell’alimentazione sana e di qualità. Ma l’aspetto formativo del progetto continua anche online: sul portale di LifeGate è stata infatti creata una speciale sezione (http://www.lifegate.it/tag/citta-dorti) dove tutti i cittadini interessati a mettere in piedi il loro primo orto trovano tutte le informazioni per creare e curare il proprio orto in città, dai terreni assegnati dall’amministrazione comunale a consigli sull’organizzazione di orti su balconi e terrazze.

 

PascaleTrovo sia necessario diffondere stili di vita e di alimentazione più sostenibili sia per il pianeta che per noi. Soprattutto, c’è bisogno di strumenti che ci aiutino a maturare una consapevolezza più profonda e diretta della connessione tra le nostre scelte quotidiane e gli effetti sulla nostra salute e quella del nostro ambiente” – dichiara Enea Roveda, CEO di LifeGate. “Espandere la cultura e la pratica degli orti urbani, lavorare perché le nostre città siano disseminate di orti non potrà che accelerare questo tipo di consapevolezza ‘attiva’ e, allo stesso tempo, favorire la rigenerazione di spazi naturali in ambito urbano.”

orto«Il progetto Orto in Condotta nasce già nel 2004, diventando lo strumento principale di attività di educazione alimentare e ambientale in oltre 500 scuole in tutta Italia, coinvolgendo più di 40000 alunni», racconta Gaetano Pascale, presidente di Slow Food Italia. «Questo a testimoniare l’importanza che da sempre l’orto ricopre per la nostra associazione in quanto momento di aggregazione familiare e sociale, in cui si imparano il ciclo delle stagioni, l’importanza del rispetto verso la terra e l’ambiente. E soprattutto si assaggiano prodotti frutto di un’agricoltura sana e sostenibile, che fa bene al pianeta e alla nostra salute. Con Città d’Orti vogliamo coinvolgere sempre più persone e lottare insieme per un cibo buono, pulito e giusto per tutti».

Con Città d’Orti – dichiara Filippo Sciacca, fondatore di Comart – si sviluppa la buona pratica dell’orto urbano a livello territoriale. Realizzando delle azioni sostenibili di prossimità, come questa, ci muoviamo verso stili di consumo consapevoli e sostenibili. Stiamo vivendo un’evoluzione importante nei comportamenti delle persone e dei consumatori che diventano parte attiva di un processo in cui alle aziende viene chiesto sempre di più di porre attenzione alle esigenze di sostenibilità delle comunità