Questo posto l’ho opportunamente visitato due volte, a distanza di un anno esatto tra la prima e la seconda volta. La prima volta aveva aperto da tre giorni ed era in piena fase di rodaggio: questo però non si avvertiva minimamente nell’elevatissima qualità dei piatti, ma in qualche dettaglio perfettibile nel servizio, nel personale e nell’allestimento. Benchè nuovissimo, il piccolo ristorante non dava tuttavia la sensazione di “impersonale”: una scelta di arredi e colori caldi ed avvolgenti gli conferivano un aspetto “vissuto” assolutamente accogliente. Lo stile è Shabby Chic, arricchito da dettagli impagabili, come la vista del mare aperto e delle luci delle imbarcazioni all’ancora nel porticciolo. Un locale provenzale con panorami da Costa Azzurra ? Qualcosa del genere. La mise en place può risultare scioccante per qualcuno: non due bicchieri che siano uguali tra loro. Ma questa è una delle chiavi dello stile Shabby: un’apparente accozzaglia di oggetti diversi che convivono armonicamente insieme e che risultano ancora più belli proprio in virtù dell’ effetto “miscellanea”. I coprimacchia sono candidi e sono tovagliette da the sapientemente adattate alla necessità, ricamate ton sur ton, e i tovaglioli sono piccoli e in lino.
Anche i piattini che si trovano già ai tavoli, e che serviranno ad accogliere l’entrèe, come welcome da parte dello Chef, sono distanti da ciò che si trova di solito nei ristoranti convenzionali: sono infatti piccoli piattini da dessert in porcellana bordati a motivi floreali, dal gusto vintage. Veramente molto chic.
Da sfondo ai tavoli, una parete dipinta a strisce verticali ad effetto “wall paper” e decorata con piatti d’epoca di fattura inglese e francese. Due belle bergeres in colore coloniale ed una piattaia in legno tinto bianco opaco graffiato evocano atmosfere di belle case di campagna in Provenza.
Volgendo lo sguardo però non si incontreranno distese di lavanda, ma una tavola azzurra resa iridescente da tramonti tra i più belli del mondo: non siamo a Saint Paul de Vence, ma a Balestrate; piccolo comune marinaro nell’estrema provincia palermitana. Ad accogliere i propri clienti c’è il titolare, Claudio Palazzolo, normanno di Sicilia, innamorato del proprio lavoro e del suo locale: locale che è uno scrigno adagiato su uno dei terrazzi dell’altrettanto bell’hotel nel quale è inserito, e che è il Marina Holiday Resort. La sensazione di gratificazione appagante a si ricava immediatamente una volta accomodati al proprio tavolo: i panorami, le delicate e gradevoli musiche di sottofondo, le luci delle tea lights ed il senso di bello dal quale si è circondati, creano il mood perfetto per approcciarsi ad una cena che, ci si mette ben poco ad intuirlo, sarà di altissimo livello.
Il mio tasting inizia con un antipasto a base di mozzarella di bufala all’acciuga impanata e fritta: una rivisitazione nobilitata della mozzarella in carrozza, accompagnata da scampi, uova di salmone e gamberone kathifi su un letto di insalatina tiepida. Frittura leggera, consistenza della mozzarella perfetta al punto da non rilasciare siero bollente – uno degli inconvenienti quando si tratta di mozzarella fritta – panatura dorata e croccante, equilibrio di gusto perfetto per via della sapidità conferita dall’acciuga. Gamberone di prima scelta con la giusta quantità di Kataifi, ottime le uova di salmone, così come gli scampetti adagiati su ogni mozzarella, e deliziosa l’insalatina nella sua salsetta.
Il primo piatto è di linguine fresche a base di pesce, con gamberi, cozze, vongole e pomodorino. La texture della pasta è perfetta e se ne intuisce l’ottima qualità al primo assaggio. Il pesce impiegato nella realizzazione del sugo è tutto freschissimo e decisamente abbondante. In effetti la porzione di pasta di per sè è assai abbondante. Ottimo il fondo che, benchè il galateo raccomandi il contrario, sarebbe un vero peccato non raccogliere, magari usando però solo la forchetta e lasciando il pane nel suo cestino. Il bilanciamento dei sapori è ideale così come l’uso delle spezie e degli aromi. Un primo piatto assolutamente convincente. Peccato per una sbavatura al bordo di un piatto altrimenti perfetto.
I dessert che decido di degustare sono due: il primo è una classica sfera di cioccolato ripiena di cioccolato gianduia accompagnata da una conchiglia con brunoise di frutta fresca di stagione, nonchè fragole e more intere.Il tutto su una salsa al caramello.Un must per chi si aspetta che un dolce tenga fede al proprio nome e sia effettivamente ” dolce”.
L”altro è un mostro sacro della pasticceria tradizionale palermitana: si tratta infatti del “Gelo di anguria”: una sorta di crema – in molte preparazioni infatti è previsto l’amido come addensante, specie quando la crema serve a farcire le frolle e deve perciò avere una consistenza piuttosto ferma – preparata con il succo dell’anguria e, normalmente, con l’aggiunta di pezzetti di cioccolata fondente. Questo è invece di consistenza più morbida, fluida e quasi gelatinosa, rigorosamente al cucchiaio. Accompagnato da gelato al mascarpone adagiato su un biscotto e decorato con fiori eduli, non aveva tracce di cioccolato, ma una nota agrumata che lo rendeva particolarmente fresco. Come fine pasto ritengo abbia assolto anche alla funzione normalmente riservata al sorbetto, rinfrescando il palato. Ottimo. Particolare importante: i piatti “viaggiano” dalla cucina ai tavoli protetti da eleganti cloches che hanno, oltre ad una efficace funzione estetica, anche quella più pratica di mantenere la temperatura dei piatti e di proteggerli da qualsiasi fattore esterno prima che giungano ai tavoli.
Infine, un dettaglio che mi ha colpita e che descrive alla perfezione la cura per il particolare: alla mia richiesta di un posacenere mi è stata portata una mini poutiche con tanto di piattino e coperchio, in porcellana Vieux Paris. Questo locale è il setting ideale per chi sta progettando una serata perfetta per un ” dis moi oui” di classe: un suggerimento? Provate a mettere il solitaire nella piccola poutiche con la complicità del personale, e poi chiedete un posacenere. L’effetto non tarderà ad arrivare: sempre a patto che uno di voi due fumi!
Alessandra Verzera
Scheda ( *):
Patron: Claudio Palazzolo
Chef : Guglielmo Asta
Coperti : 50/60
Range : Medio alto
Ranking:
Location : 5
Cibo : 5
Carta Vini : 4
Presentazione : 4
Servizio : 5
Mise en place : 5
Atmosfera : 5
Allestimenti : 5
(*) Legenda.
Ranking :
1 = pessimo
2 = scadente
3 = sufficiente
4 = ottimo
5 = eccellente.