“La migliore pizza del mondo? E’ siciliana”, parola di Vincenzo Varlese.

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E’ stato presentato questa mattina, nella prestigiosa sede di Palazzo Butera di Bagheria ed alla presenza delle autorità cittadine, il programma della Guida Internazionale Chef di Pizza Stellato 2025. Alla conferenza stampa di presentazione, condotta da Johnny Parker, era presente l’attuale campione mondiale della pizza Giuseppe Balsomini di Mazara del Vallo, in provincia di Trapani.

Il riconoscimento mondiale a Balsomini è la prova del fatto che la migliore pizza del mondo è siciliana: così si è espresso  l’imprenditore, chef Gourmet e campione di Pizza, Vincenzo Varlese, napoletano verace, che è anche l’ideatore di questo riconoscimento, conferito con il metodo della Stella blu, a professionisti dell’ arte bianca di tutto il mondo.Quando non avevi voglia di studiare, tanti anni fa, o facevi il meccanico o facevi il pizzaiolo” – racconta Varlese. Che precisa : “Oggi però non è più così. Oggi una pizza qualsiasi può farla quasi chiunque. Ma la clientela è cambiata, è preparata. Anche grazie all’uso di internet la gente si informa, conosce, chiede. E se devi rispondere sulle specificità dei grani, sulla filiera del prodotto impiegato, sulla mineralità dell’acqua che usi nell’impasto o persino sui lieviti devi studiare. E se studi e raggiungi una produzione d’eccellenza è giusto che te ne venga riconosciuto il merito”.Potrebbe essere un'immagine raffigurante club sandwichEd in effetti oggi fare una pizza non è più semplicemente impastare acqua e farina: è anche, forse soprattutto, molta tecnica. Varlese ha poi aggiunto: ” Sono venuto in Sicilia e sono stato sopraffatto dal vostro pomodoro siccagno, che non conoscevo affatto, e che è superiore al San Marzano. Lo mangi così, appena colto, ed è in sè una pietanza. Lo stesso voglio dire di alcuni olii. Ma il punto è: se avete tutte queste eccellenze e il mondo non le conosce, a cosa serve averle?Potrebbe essere un'immagine raffigurante girella a base di cannella e babkaGli fa eco Johnny Parker: ” Due gocce di olio su una fetta di pane ed è colore e sapore di paradiso”. Ma la pizza, si sa, è il vero e proprio orgoglio napoletano: una competizione costante tra i pizzaioli napoletani e tutti gli altri che accende molto gli animi.Pizza napoletana fatta in casa: metodo, strumenti, ricetta - Garage PizzaVarlese si è espresso anche su questo punto: ” E’ ora di finirla con le gelosie, le rivendicazioni e la competizione. Bisogna fare sinergia, per portare un prodotto straordinario in giro per il mondo. Napoli e la Sicilia che si uniscono in questo progetto possono realizzare un’eccellenza unica, preparata con ingredienti esclusivi. Un prodotto certificato ed inimitabile”.E il palmares di Varlese è uno di quelli davvero blasonati: lui queste affermazioni può certamente permettersi di farle.

Ma come funziona? In breve, ogni pizzaiolo può candidarsi a far parte del circuito: verrà “scrutato” e scrutinato da ispettori della guida, partendo dal locale stesso, dagli arredi, fino ai bagni, al servizio e – naturalmente- al prodotto finito sul piatto. Al momento dell’eventuale assegnazione della stella quel pizzaiolo dovrà attenersi ad un vero e proprio disciplinare assai rigoroso. E su questo Varlese è stato molto chiaro: ” Così come la stella ve la diamo allo stesso modo ve la togliamo“.

Varlese è coordinatore di un team di esperti affermati che, con grande attenzione, ha già esaminato una settantina di specialisti da tutto il mondo. Tra questi, ben 14 pizzaioli rappresentano la Sicilia. I pizzaioli selezionati potranno quindi dare prova della loro bravura durante i vari eventi e ricevere una Stella Blu, un premio distintivo che varia da 1 a 3, a seconda dei criteri stabiliti da un Disciplinare specifico. Naturalmente chi conquista la prima può legittimamente ambire a conquistarne altre.

La garanzia è dunque quella di gustare un prodotto ai livelli qualitativi più alti, sotto il controllo diretto della Guida, in varie parti d’Italia e del mondo.Nessuna descrizione della foto disponibile.Bagheria, già molto nota per il suo tipico “sfincione“, da oggi ha anche la Pizza Bagheria ideata proprio dal pluricampione Vincenzo Varlese, che ha realizzato anche la mitica Pastiera napoletana, mentre lo chef Spingola ha realizzato lo “Sfincione bagherese 2.0” e il pastry chef Leo Palma si è dedicato al cannolo siciliano. Immancabile al buffet il “pani c’a meusa” accompagnato da limone e caciocavallo.

Nessuna descrizione della foto disponibile.La manifestazione odierna, che fa sèguito alla tappa di apertura che si è tenuta a Siracusa, prevede l’ultima tappa siciliana il 16 di aprile, a Finale di Pollina presso Il Cassataro. Nella bella sede bagherese a conclusione dei lavori è stato allestito un ricco buffet che ha cementato e ribadito il lungo gemellaggio tra tante preparazioni tipiche siciliane e campane: il casatiello ed il pane con le panelle, la pasta al forno alla palermitana ed il tortano, annodano ulteriormente la secolare tradizione iniziata con i Borbone e che è destinata a continuare superando le mode ed il tempo.Potrebbe essere un'immagine raffigurante pot pie e shepherd's pieLo street food palermitano è stato realizzato da Nino U Ballerino, al secolo Antonino Buffa, da anni ormai mattatore del settore ed ambasciatore del cibo da strada palermitano nel mondo ma anche fautore di eventi di beneficenza legati al cibo.

 

SdG

 

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