Slow Wine 2012: difendere il prodotto autoctono

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«I produttori vinicoli italiani devono imparare a fare squadra per difendere il prodotto autoctono». Questo il suggerimento più schietto ma apprezzato, accolto da un deciso e corale applauso, per la fitta platea che domenica 23 ottobre alla Fiera di Milano Rho ha assistito alla presentazione di «Slow wine 2011», la guida di Slowfood dedicata a vini, cantine e persone che hanno fatto del vigneto la loro passione e professione (P.Pi.)

 

 

A lanciare – tra tanti complimenti – anche una critica ai produttori è stato Giancarlo Gariglio, con Fabio Giavedoni autore del volume che racconta – non una semplice schedatura – ben 1904 cantine, 9mila vini, contando su 200 collaboratori a spasso per la penisola. Una seconda edizione che gode del grande successo della prima, del 2010, che ha venduto quasi 40mila copie. Si sta lavorando – ha riferito l’editore – per la diffusione on line e per le applicazioni tecnologiche per telefoni e tablets, e per gli affezionati del cartaceo sta per sbarcare in Germania un sunto da gennaio, abbinato alla prestigiosa rivista gastronomica «Der feinschmecker» e anche in lingua inglese. Per la gioia dei tanti, tantissimi estimatori esteri del prodotto italiano per eccellenza, «che ancora ci porta stima e riconoscimenti» sottolineano gli esperti.

«La guida – hanno precisato gli autori – da quest’anno riserva una classifica sia per i vini che per le cantine, per premiare il lavoro delle persone, lo stile della conduzione dell’azienda che significa anche rispetto dell’ambiente, valorizzazione del territorio, difesa dell’identità territoriale». I riconoscimenti assegnati sono stati 173 «chiocciole», il simbolo più ambito, quello che descrive la summa dei valori perseguiti da Slowfood e ritrovati nel prodotto esaminato, 147 «monete», per premiare vini di alta qualità ma competitivi per il prezzo, 161 «bottiglie» cioè il riconoscimento alle cantine che complessivamente offrono vari vini di alto livello, poi la classificazione «grandi vini» che non necessita di commento e quella dei «vini quotidiani», con un’attenzione al prodotto dal prezzo contenuto (sotto i 10 euro in enoteca) ma con qualità interessante. Ad introdurre la presentazione i vertici dell’associazione di Brà (Cuneo), ossia Roberto Burdese presidente di Slow food Italia e Marco Bolasco amministratore delegato Slow food editore che hanno insistito sulla necessità di tutelare il territorio agricolo italiano «svenduto da politiche di sfruttamento economico» fiaccando di fatto un settore che caratterizza ancora nel modo la nazione e può ancora dare molto. Anche per questo, si sta lanciando un forum nazionale per salvare il territorio da sfruttamento indiscriminato e abbandono scriteriato delle terre. Giavedoni ha ricordato quanto siano insensate e dannose le politiche incentivanti alla riduzione dei vigneti promosse con finanziamento dell’Unione europea che a fronte di una reale sovrabbondanza di prodotto, che giustifica una parziale riduzione del coltivato, «consentono di agire a caso andando ad eliminare vigneti vecchi, magari non vasti, in pendenza, poco lavorabili in maniera automatizzata e solitamente in mano a produttori singoli, facendo spazio a realtà di minor pregio». Con un impoverimento non solo della cultura vinicola, ma anche del paesaggio. Solo in Sicilia per esempio, anche per la cosiddetta «vendemmia verde», sono ormai ben 13mila gli ettari espiantati. Infine un dato dall’attuale vendemmia: la produzione di uva è stata il 15% in meno del previsto, complice anche il gran caldo d’agosto, il dato più basso degli ultimi 60 anni, ma il mercato è in rialzo con valore in crescita dal 5 al 35% dopo il brusco calo del 2009. E se «il bevitore ormai si distingue per moderazione nella quantità a favore invece della qualità», e se è vero che «la fascia del classico consumatore di buon vino va dai 30 ai 50 anni ma si sta abbassando complice la diffusione di una cultura del buon bere» come ha rivelato Luisito Perazzo, sommelier di rango a Milano, allora la strada della qualità a ogni costo è sempre quella giusta.

Paola Piovesana

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