“Nobilità”: così il cibo diventa arte.

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1Li troviamo dietro i loro banconi, intenti a tagliare, macinare, disossare, pulire e incartare la loro merce, rassicurando della sua freschezza, “offerta” sempre con un grande sorriso e la cordialità di chi fa in un certo parte della propria famiglia e non potrebbe mai deluderti. Sono i nostri macellai e pescivendoli, quelli che hanno assicurato alle nostre mamme la bontà del prodotto venduto, sempre pronti con la coscetta di pollo “mai più tenera di così”, l’ovetto fresco fresco o il filetto burroso, ideale pasto per il bimbetto capriccioso di turno o per quello del tutto inappetente. aperturaKiankieri e pisciara, nel gergo popolare, le cui abbanniate riempiono ancora le orecchie, rimembranze nostalgiche che rimbombano nell’immensità dei mercati storici palermitani, purtroppo sempre più spopolati. Sono le anime del tempo che fu, vaganti in luoghi custoditi dalla memoria di pochi, le protagoniste assolute di “NOBILITA”, la mostra di Francesco Seggio, allestita nei locali di “neu [nòi] – spazio al lavoro”, coworking sito a Palazzo Castrofilippo, al civico 64 di via Alloro, nel cuore del centro storico palermitano.
Ventiquattro in tutto le foto che ritraggono, appunto, persone dedite alla loro professione e che con questa si rapportano attraverso gesti, oggetti o, più semplicemente, con la loro consistente “presenza”. Categorie di lavoratori che solitamente vengono ripresi mentre lavorano, immersi nella caoticità quotidiana che è propria alla loro attività, presi dall’andare e venire frenetico della clientela, chiusi dentro le loro botteghe interne ai mercati cittadini, oppure in più o meno avveniristiche “boutique della carne” sparse ovunque in una città che, attraverso le immagini, i colori e i suoni, ha negli anni raccontato ampiamente se stessa. Anche perché inevitabile parte dell’essere e appartenerle.
2«Le facce raccontano una vita, sono del resto anche specchio dell’anima.
Nel grande teatro del mondo – spiega l’artista – siamo attori non sempre protagonisti. La storia, comunque, la facciamo noi. In questo grande palcoscenico, ci vestiamo per recitare la nostra parte: impiegati, musicisti, preti e tiranni, pupi e pupari, banchieri e politici, marinai, play boy, studenti e bulli. Ci sono, però, anche loro, kiankieri e pisciara, le cui mercanzie colorate sono esposte in bellavista, richiamando una presenza che fa scenografia.3 Palermo è il teatro dei teatri. Come può un artista rimanere indifferente innanzi all’ispirazione che la anima? Io, come fotografo e osservatore, rimango affascinato dalle persone che ci vivono».
Chi è aduso a questi mondi si aspetterebbe di vederli ritratti nello svolgersi della loro quotidiana giornata lavorativa, invece l’occhio di questo fotografo palermitano va oltre, entra nella loro anima e la scruta in ogni suo meandro, scoprendo mondi interiori unici e inaspettati. Aiutato, poi, dai suoi assistenti, un piccolo fondale e un flash, rende immortale questa interiorità, rivelando il “molto altro” celato in ognuno di loro.
«Mi sono veramente piaciute queste foto – afferma Giuseppe Priolo, uno dei macellai protagonisti delle immagini proposte, appartenente a una generazione che tramanda di padre in figlio questo mestiere – anche perché ci ha ritratti in maniera diversa dal solito. Altre volte ce lo avevano chiesto, ma questa volta è tutta un’altra cosa. Io faccio questo mestiere da quando avevo 8 anni e non farei altro.8 Credo che anche la prossima generazione dei Priolo proseguirà su questa strada, anche perché, possono dire quel che vogliono, ma le soddisfazioni che ti da questo lavoro sono tantissime».
Ed è proprio “lavoro” la parola chiave della mostra, i cui soggetti potrebbero, però, essere anche altri.
«La professione spesso incide in modo incredibile sul nostro stare in società – sottolinea Michelangelo Pavia, presidente di “neu [nòi]” –, dunque sul nostro carattere. Per questo i ritratti di Seggio, anche se avulsi da un contesto, riescono a unire perfettamente il mondo spaziale del luogo di lavoro con quello umano del rapporto tra professione e fisicità. Mi piaceva, poi, l’idea di portare in questa sede un progetto che parlasse di mestieri. E’ del resto questo il soggetto di “Nobilita”: il lavoro che nobilita l’uomo in quanto gli consente di avere e mantenere una sua identità, pienamente consapevole di ciò che fa».
7La mostra – la cui presentazione è sempre accompagnata da evocazioni sonore, raccolte e proposte per l’occasione da Giulio Pirrotta dell’associazione “Ars Nova”- è il secondo appuntamento del 2014 della rassegna di mostre d’arte contemporanea, dedicata da “neu [nòi] “ al racconto del territorio. Si può visitare ogni giorno, dalle 10 alle 18, chiamando il tel. 091.7832107.
Per conoscere l’interessante lavoro di Francesco Seggio, invece, si può cominciare attraverso il suo profilo Facebook, nel quale sono presenti anche altre foto di questo suo progetto: personaggi continuamente sulla scena di una Palermo, set fotografico di vite che inconsapevolmente recitano una parte. Senza riflettori, ma sempre e continuamente pronti ad andare in scena, sul palcoscenico della vita.

Bianca Palermo

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