Etna: quel Carricante targato Pietradolce, da una vigna prefillossera ultracentenaria

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Un vino bianco da una rara vigna ultracentenaria. Che vive tra tornanti e terrazzamenti cinti da vigneti noti per le varietà di rosso. E proprio qui è la novità (U.Gi.)

Perché che l’Etna si sia conquistata nel mondo la ribalta, in particolare per la straordinaria finezza, le qualità gusto-olfattive, la gradevole tannicità del suo Nerello Mascalese che qualcuno associa al Pinot Noir, è risaputo. Ma che sul Vulcano sopravvivesse un ettaro di vigna a piede franco, cioè senza porta-innesto, scampata alla devastazione fillosserica di fine Ottocento e capace di dare un pregiato Carricante, non era prevedibile e previsto. Invece, il nuovo Bianco figlio delle rare piante sta per arrivare sul mercato. Ad avere scovato sul versante Nord, a 800 metri sul livello del mare, il vecchio impianto, è Pietradolce, l’azienda agricola catanese fondata nel 2005 dai fratelli Michele e Mario Faro. Così, l’Etna Bianco Doc 2011 firmato dall’enologo di grido Carlo Ferrini, vedrà la luce tra qualche giorno in 4 mila bottiglie da 13 gradi alcolici per 18-20 euro. Per Pietradolce, una prima volta nel mondo dei Bianchi e il secondo lancio in assoluto dopo Archineri, il pluridecorato Nerello Mascalese in purezza. E di Archineri, che nei prossimi giorni uscirà nell’edizione 2010 (14,5 gradi, 25 euro), il nuovo Carricante generato dalla “monumentale vigna”, per dirla con Michele Faro, riprenderà la veste grafica dell’etichetta. «Anche il nostro Bianco – informa l’azienda – farà leva sul brand della donna-vulcano». A cambiare, saranno invece i colori. Niente rosso, insomma. L’elegante silhouette vestirà di giallo-oro. Come dire che il Vulcano non dà solo Nerelli né infuocata lava. L’Etna è anche riflessi di sole. E profumi, morbidezza e sapidità, insieme.
Pietradolce è l’azienda vitivinicola del gruppo catanese Faro, il complesso di società florovivaistiche fondato nel 1972 da Venerando Faro. Il gruppo esporta piante mediterranee in 32 paesi e, con l’intento di “realizzare un network tra vino, piante e ospitalità”, opera pure sul fronte della ricettività con Donnacarmela, un ottocentesco “boutique-hotel”.

Umberto Ginestra

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