Emanuele Garosi, un giovane chef dalla Lombardia alla Sicilia

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Emanuele Garosi, è un giovane chef che ha lasciato la Lombardia per trasferirsi alle pendici dell’Etna, nello storico comune medievale di Randazzo.

” Ho iniziato la scuola a fine gennaio e seguito le lezioni per cinque mesi studiando tutte le discipline riguardanti il mestiere, dalle teorie di cottura agli aspetti nutrizionali dove ho imparato come rendere un piatto bilanciato – racconta a Scelte di Gusto – e poi molto che ho approfondito rispetto a ciò che avevo studiato all’alberghiero e tante esperienze sensoriali in percorsi degustativi di prodotti come olio, aceto, formaggio. Conclusi i cinque mesi di lezioni teoriche è arrivato poi il momento di fare esperienza diretta da cui sviluppare una tesi”.

 

Dove ha iniziato a lavorare in Sicilia?

” Dalla fine di luglio, appena arrivato, sono stato affidato allo Chef Pietro D’Agostino nello stellato ristorante “la Capinera” a Taormina. Ristorante La CapineraInizialmente mi ha occupato in compiti basilari come pulire gli scampi o impiattare i dolci, dopo qualche settimana, quando ha potuto constatare quali fossero le mie capacità ho ricoperto compiti via via più importanti ed alla fine di settembre mi ha afffidato la direzione della brigata, con mia grande soddisfazione.”

 

Quindi si è instaurato un buon rapporto tra voi?

” Sicuramente sì, l’ho seguito ben volentieri dentro e fuori la cucina del ristorante, assistendo ai suoi corsi di cucina e collaborando nelle manifestazioni cui ha partecipato. Mi ha coinvolto nella raccolta delle olive e l’ho trovata un’esperienza bellissima”.

 

Non era mai stato in Sicilia prima, cosa l’ha colpita del panorama gastronomico?

” Il cibo di strada innanzitutto (e mi stupisce che un ragazzo così giovane italianizzi!), tanto per i nomi a mio avviso impronunciabili (uno per tutti mi cita lo sfincione), quanto per la varietà, l’abbondanza e la diversificazione dello stesso prodotto. L’arancino ad esempio, l’ho visto e mangiato a cono, rotondo, ovale, quadrato ed in moltissimi gusti. Un’altra curiosità che mi ha colpito riguarda il cannolo ed il fatto che in base al modo di chiudere la cialda si può identificare se alla palermitana o alla catanese, ma anche in relazione a cosa viene aggiunto alla farcia di ricotta” .

 

Ci sono tante varianti gastronomiche, ha avuto modo di scoprirle?

” Un piatto che mi è piaciuto moltissimo è il polpo alla messinese, ma anche qui è stata una scoperta continua di infinite varianti! Ogni ristorante aveva la sua ricetta: c’è chi mette il cappero, chi le olive, e ancora la mandorla o la nocciola, insomma non ho trovato due versioni uguali!”

 

Ma lei quale ha preferito?

” Nonostante fossero tutte buone, e non per sembrare di parte, io adoro quello dello Chef D’Agostino Pietro d'agostinoil quale ha un modo di concepire l’arte culinaria che trova riscontro nelle mie idee. Parte sempre dalla tradizione per creare piatti gourmet, li rivisita e li esalta rispettando le origini.

La sua ricetta ne prevede l’agginta di cipollina in agrodolce e pomodorini confit .”

 

Lei che è celiaco cercherà nel suo percorso formativo e lavorativo di coniugare le esigenze della cucina gourmet a quelle di questa intolleranza?

” Sì ma per il momento voglio soffermarmi sullo studio della cucina tradizionale, quando avrò acquisito le conoscenze sicuramente mi ingegnerò per trasformare la cucina tradizionale gourmet in piatti senza glutine. Serve uno studio lungo e complesso per realizzare un piatto dove non è presente la maglia glutinica, ma è una sfida che affronterò “.

 

C’è un ristorante in Italia in cui, una volta finita l’esperienza, le piacerebbe andare a lavorare ?

A gennaio risalirò su e consegnerò la tesina per completare la scuola, ma il mio desiderio è di tornare qui a ” La Capinera”, dove mi è stato proposto di collaborare ed io ne sono felicissimo. Qui sono stato benissimo, ho imparato tanto ed ho potuto vivere in un luogo meraviglioso che neanche immaginavo, dove il paesaggio cambia completamente nel giro di pochi chilometri e l’estate è lunghissima, ho fatto i bagni al mare fino tutto ottobre! Con grande invidia dei miei colleghi di scuola i quali sostengono che io sia stato mandato in vacanza e non in stage!”

Federica Genovese

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