Che cosa si può dire ancora di Carlo Cracco, vicentino, giramondo come tutti i cuochi perché sono l’esperienza, l’osservazione e la conoscenza che contribuiscono a far crescere una grande cucina? Dal 2001 a Milano, dal 2007 da solo al comando di uno dei ristoranti più noti e particolari di Milano, Cracco è un “fenomeno in evoluzione”: sempre più divo ma pur sempre uno Chef.
Quello che c’è ancora sapere su di lui lo potrete scoprire nel corso di una serata nell’ambito di un ciclo di conferenze e dibattiti pubblici su storia, scienza, filosofia, società ed economia a cura di Unindustria, il prossimo 3 marzo a Como, in via Raimondi 1, alle 20.30 nella Sala Conferenze di Unindustria.
In questa occasione Cracco spiegherà il cibo quale patrimonio culturale, esplorando vari aspetti delle cucine regionali.Cracco incrocia i sapori: ma il suo non è solo un gioco che utilizza i prodotti e li mischia per la semplice voglia di contrasto. La sua è una filosofia di sintesi, alla fine non è la diversità a essere esaltata, ma un nuovo gusto che si è formato. Non è assemblaggio, è ricerca.
Durante la serata si parlerà anche di cucina regionale.
Parlare di cucina regionale italiana è come entrare in un labirinto: prendi una strada pensando di avere chiara la meta e invece in un attimo ci si ritrova lontanissimi, non solo nello spazio, ma anche nel tempo, nella cultura, nelle tradizioni. Carlo Cracco è uno dei cuochi più famosi d’Italia. Inizia a lavorare sotto la guida di Gualtiero Marchesi a Milano e di Alain Ducasse e Lucas Carton in Francia. Nel 2001 apre a Milano Cracco Peck che oggi porta solo il suo nome: 2 stelle Michelin, 3 forchette Gambero Rosso, premiato come uno dei 50 migliori ristoranti al mondo dalla prestigiosa rivista inglese Restaurant che ogni anno stila l’attesissima classifica. Dal 2011 è giudice del programma televisivo di Master- Chef Italia, insime agli Chef Bruno Barbieri e Joe Bastianch, con lui nella foto accanto.