Biscotti al profumo di mandarancio, pensando al Natale

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Succede ogni anno, puntualmente.Appena incido la buccia del primo mandarancio della stagione il profumo aspro e pungente che si sprigiona mi fa pensare al Natale.E non importa se siamo ancora all’inizio di Novembre e mancano quasi due mesi: io vorrei tirare fuori l’albero da addobbare e le lucine e le ghirlande e tutte le decorazioni che conservo in quattro grosse scatole in un angolo della taverna.

I biscotti al profumo di mandarino di Anna del blog …ultimissime dal forno… partecipano al contest di Pecorella di Marzapane, in collaborazione con il giornale Scelte di Gusto

E ho voglia di profumo di cannella e canti natalizi, di biscotti e candele profumate all’arancia e spezie.
A casa mia vivono questo periodo con un po’ di ansia.
Sanno che scalpito e fremo ma resisterò fino a fine Novembre, come ogni anno.
Finchè potrò abbandonarmi a quello che mio marito definisce “il mio delirio”.
Quando entro in modalità “natalizia” nulla mi può fermare.
Aiutata anche dal fatto che dopo il dieci di dicembre il mio lavoro prevede una lunga pausa fino a metà gennaio mi lancio in un vortice (effettivamente un po’ delirante) di decorazioni, lucine, pacchetti, dolcetti, biscotti e tacchini.
Preparo l’albero con la stessa concentrazione e impegno di un architetto che deve progettare un grattacielo.
Il giorno prima inizio a girare per tutta la casa, misurando, controllando le prese di corrente e l’angolazione della luce naturale, progettando e disegnando alla ricerca dell’angolo perfetto dove mettere l’albero di Natale. Tutto questo in effetti non ha molto senso visto che ogni anno finisco col metterlo nello stesso posto ma la mia famiglia, molto pazientemente, mi lascia delirare in santa pace.
A questo punto è il momento di montare il mastodontico albero che sfiora il soffitto e che richiede un numero di decorazioni e luci sufficiente per pagare una vacanza alle Maldive (dice mio marito). Il minimo indispensabile (dico io).
Ora, sappiate che il nostro albero deve essere smontato e riposto in uno scatolone grande come un frigorifero ogni anno con tutti i rami riposti ed etichettati per grandezza. In questo modo al momento di montarlo non ci sono problemi. O meglio, non dovrebbero esserci problemi.
In realtà montarlo è complicato come risolvere un’equazione matematica a livello universitario e riduce la figlia numero uno (aiutante per questo lavoro) e me ai minimi termini.
Ci mettiamo almeno mezza giornata e per sostenerci abbiamo necessità di almeno due tazze ciascuna di cioccolata calda e biscotti, più qualche cioccolatino fra un ramo e l’altro. Ogni volta mio marito rimane sconvolto dalla capacità mia e dei nostri figli di metabolizzare gli zuccheri ingoiando una quantità di dolci che farebbero innalzare a livelli assurdi il picco glicemico di qualsiasi persona. 
L’altra mezza giornata viene impiegata per mettere le lucine (operazione allucinante che ci trova di solito sfiancate dalla fatica e dalle risate) e le decorazioni.
Nella settimana che segue di solito aggiungo le decorazioni “nuove” ovvero quelle che non posso proprio fare a meno di comprare in ogni luogo in cui metto piede, finchè mio marito mi supplica piangendo di smetterla.
Ovviamente l’addobbo non si limita all’albero. Ogni superficie, ogni davanzale e vetro, ogni porta vengono “natalizzati” finchè la folle fatina del Natale (io) o strega cattiva delle nostre finanze (sempre io ma definita da mio marito) non si ritene soddisfatta.
In genere a metà dicembre le mie figlie portano a casa gli amici per un giro turistico da noi al posto dei mercatini di Natale, che tanto è uguale e almeno si sta al caldo.
A questo punto inizia la fase cucina. Biscotti, pane, torte, ripieni vari, sfoglie di ogni genere occupano buona parte della mia giornata (è in questo momento che la famiglia di solito ha un cedimento e maledice il mio lavoro che mi lascia libere tutte le vacanze di Natale).
In questo periodo inizia anche la mia ricerca del tacchino perfetto.
La tradizione di casa mia prevede infatti il pranzo stile “Vecchia America” con il tacchino circondato dal antipasti, contorni e dolci di ogni genere. Il tacchino deve essere quindi “perfetto”.
Così, se nel periodo prima di Natale vi trovate a passare in un supermercato nella zona di Verona, non stupitevi se vedete una piccola signora che abbraccia e palpeggia tutti i tacchini presenti sul banco frigo: sono io che cerco il tacchino perfetto che deve pesare almeno sei chili e avere un aspetto elegante (per quanto può essere elegante un tacchino di sei chili spennato e avvolto nella pellicola trasparente.
Ieri, in preda ad un forte desiderio di Natale, ho “natalizzato” questi biscottini di pasta frolla e devo dire che non si è lamentato nessuno…
INGREDIENTI
100 grammi di zucchero
200 grammi di burro
200 grammi di farina bianca
100 grammi di fecola (rende i biscotti più friabili)
un tuorlo d’uovo
un pizzico di sale
il succo filtrato di due mandaranci
la buccia grattugiata di due mandaranci (io ho usato mandaranci biologici dalla buccia non trattata)
Impastare velocemente la farina e la fecola setacciate con il burro, lo zucchero, il tuorlo, il sale, il succo e la buccia dei mandaranci.
Far riposare l’impasto ottenuto per mezz’ora in frigorifero.
Infarinare il tavolo e stendere la pasta a mezzo centimetro di spessore.
Tagliare i biscotti con una formina della forma che volete (noi cuori).
Disporli sulla teglia ricoperta di carta forno e infornare in forno preriscaldato a 180 gradi per 12-15 minuti.
Far raffreddare e cospargere di zucchero a velo.
Il profumo che inonderà tutta la casa vi costringerà a cantare “jingle bells” mentre scrivete la vostra letterina a Babbo Natale.
E non ditemi che siamo in anticipo!

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