Bere vodka o vino siciliano?

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 Si parlerà russo anche in Sicilia, dalle parti di Salemi? Sembrerebbe di sì. Almeno, con il russo bisognerà presto imparare a fare i conti.

Perché stando alle info che girano sulla stampa del paese della vodka e del Don (da Vedomosti a Kommersant), il magnate Rustam Tariko, proprietario del gruppo Russkij Standard, ha acquistato per 150 milioni di euro beni che dalla metà dell’800 recano nel mondo le insegne di uno dei simboli del made in Italy: l’astigiana Gancia. Così mettendo entrambi i piedi nel piatto anche della vitivinicoltura siciliana.
Nell’Isola la Fratelli Gancia è approdata infatti nei primi anni ’90 del 1900 e con Retablo, società agricola del Trapanese, ha dato vita al brand Tenuta Capocroce. La stampa russa non precisa se Tariko abbia acquistato in tutto o solo in parte, asset di Gancia. Ma qualche domanda, per così dire, si pone. In primis: cosa c’è ora dietro l’angolo delle etichette Capocroce, tra cui ci piace segnalare l’Igt barricato da Cabernet Sauvignon e Syrah, Addumari, e il monovitigno da Nero d’Avola, Pulpito? E poi, quali mutazioni colturali e culturali la vodka di Tariko porterà con sé, nel Bel Paese? Insomma: alzando i calici, esulteremo ancora con il mitico “cin cin” o dovremo imparare a brindare con il complicatissimo “na zdorovie!”?

Umberto Ginestra

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