Al Castello Utveggio, un premio ed una riflessione sull’alimentazione

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cerisdibuffetL’alimentazione come nuova piaga del consumismo e di questo ventunesimo secolo. Una parte del mondo ha troppo, una parte ha troppo poco e tra queste due grandi verità si delineano motivi di crisi, da un lato economica e da un lato legata allo star bene, alla salute pubblica. Venerdì 10 giugno è stato conferito, presso la sede del CERISDI al Castello Utveggio e in collaborazione con Acqua Minerale Geraci, il Premio Nazionale “Chirone” al Professore emerito dell’ateneo di Pisa, Aldo Pinchera.

La definizione di cura riguarda tutte quelle attività che si fanno per riparare e preservare il mondo, dunque anche l’essere umano. Con tali parole il presidente del CERISDI, Prof. Adelfio Elio Cardinale, introduce l’argomento conducendolo al nocciolo della questione: la medicina è, o per meglio dire deve tornare ad essere, un’arte ovvero quella scienza che ha come studio l’uomo. La salute non ha prezzo eppure le cure hanno un costo e molte delle malattie che oggi affliggono la popolazione Italiana sono correlate con l’aumento di peso.

Se è vero che la Sanità si occupa di salute pubblica a 360 gradi, spiega il Sottosegretario al Ministero della salute, On.le Francesca Martini, è altrettanto vero che solo una diffusione capillare delle informazioni, una tendenza diffusa all’attenzione verso ciò di cui ci si ciba, potrà portare la qualità della vita a livelli accettabili: longevità, tra nutrizione e stili di vita per vivere non solo più a lungo, ma anche meglio.

Oggi il quadro epidemiologico nazionale indica due settori di patologie che conducono a decessi, quello oncologico e quello Cardiocerebrovascolare, ed entrambi dipendono strettamente dall’alimentazione. Il 43% della popolazione si presenta in sovrappeso, di questi il 10% ricadono in casi di grave obesità, persino i bambini, seguendo stili di vita estremamente scorretti che arrivano da oltreoceano, hanno difficoltà a mantenere un normopeso e merendine, pasti fastfood, di certo non aiutano. L’unico strumento efficace per contrastare questa tendenza è la prevenzione. Essere in sovrappeso non è cosa trascurabile, oggi l’obesità è considerata a tutti gli effetti una malattia e l’errato rapporto con il cibo crea delle dipendenze paragonabili a quelle che attanagliano i fumatori.

Il diabete diviene una epidemia silenziosa che miete vittime, colpa di eccessivi quantitativi di grassi e zuccheri ingeriti, la medicina più che sul sintomo dovrebbe giocare la battaglia sul campo della prevenzione: nutrizione bilanciata, corretta attività fisica, screening a tutto campo per contrastare l’insorgere di sofferenze a carico dell’organismo. La certezza giunge da autorevole voce, il il prof. Luigi Fontana, direttore del reparto di Nutrizione ed Invecchiamento dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), sostiene che una corretta alimentazione regala 15/20 anni di vita in più, e nella migliore forma per rispettare quel mens sana in corpore sano. Le aspettative di vita medie si attestano sugli 80 anni mentre la vita in salute sembrerebbe essere garantita fino ai 50 anni, è proprio cambiando stili di comportamento a tavola che questa rotta potrà essere dirottata verso un invecchiamento felice.

Il Professore emerito dell’ateneo di Pisa, Aldo Pinchera relazione sul tema dell’obesità, quell’aumento di peso che ha caratteristica negativa, una condizione cronica contro la quale bisogna misurarsi giorno dopo giorno ed anno dopo anno, che espone la persona a complicazioni mediche ben più profonde e pericolose. Non bisogna dimagrire per seguire l’impulso estetico, bisogna farlo per vivere meglio e di più. Se per milioni di anni l’uomo è stato magro allora questa condizione esplosa negli ultimi 50 anni è decisamente legata allo sviluppo, al benessere, in un rapporto genetica/ambiente che ha perso l’equilibrio. Non si può agire sulla genetica, resta dunque la possibilità di agire sull’ambiente per ristabilire la giusta tendenza.

Il Prof. Pinchera riceve il premio “Chirone”, attestato di merito alla carriera, nella volontà di dare una risposta al “giovanilismo rottamatore”, ai tanti giovani che non comprendono appieno il come l’ascolto debba tornare al centro dell’attenzione e il come la perdita della coscienza anziana di un lavoratore sia paragonabile all’incendio di una biblioteca. Riceve questo premio perché nel mettere al centro dei suoi studi la tiroide, che egli stesso definisce il centro dell’anima senza la quale non si può avere una vita “vera”, rilancia una nuova sfida: la nutrizione, regolarsi sul troppo e sul troppo poco. Studiare gli effetti negativi, dettati da una scorretta alimentazione che conduce l’individuo a manifestare carenze di micronutrienti, e prevenirli. Attenzione massima dunque all’assunzione di Iodio, attraverso il sale iodato per esempio, di Vitamina A, Vitamina D (carente in particolar modo nel soggetto obeso), folati (Acido folico) e ferro, tutti elementi indispensabili all’organismo già a partire dalla sua stessa gestazione.

Mangiare meglio per vivere meglio, alimentarsi bene per vivere di più non è solo una moda, una tendenza o un capriccio, ma la volontà di prevenire malattie che arrecano danno irreparabili per cui sì al naturale, al biologico, sì all’attività fisica e all’attenzione: essere grasso non è essere brutto, ma è pericoloso.

 

Tiziana Nicoletti

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